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Guerra tra toghe a Latina

Nullo il commissariamento dell’ordine, decade Mignano

Guerra tra toghe a Latina

a guerra tra toghe segna un altro capitolo e stavolta appare quello definitivo. Il Tar – presidente Antonio Vinciguerra, consigliere Roberto Maria Bucchi, estensore Valerio Torano – ha accolto il ricorso dagli avvocati Giovanni D’Erme e Nino Paolantonio per conto dei colleghi Umberto Giffenni, Aurelio Cannatelli e Denise Degni, stabilendo l’inefficacia delle dimissioni presentate a ottobre 2019 dai cinque consiglieri che non erano eleggibili e da altri sei colleghi.

Come noto, infatti, a ottobre 2019, 11 membri su 15 del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati si dimisero di concerto, dichiarando sostanzialmente conclusa l’esperienza dell’Ordine così come composto e ponendo le basi per il commissariamento che poi è di fatto avvenuto con la nomina ministeriale dell’avvocato Giacomo Mignano, tuttora alla guida. Motivo? Un rapporto di fiducia deteriorato, o forse mai nato, con la Presidente del Tribunale Caterina Chiaravalloti, verso la quale vennero mosse forti critiche rispetto alla gestione delle nomine per gli incarichi più importanti a discapito degli avvocati pontini: lamentarono, i togati, una vera e propria discriminazione a favore di avvocati esterni al Foro. Tra gli 11 dimessi, anche i 5 su cui gravava il pregiudizio, nei confronti del quale gli avvocati della lista perdente alle elezioni dell’Ordine si battono: hanno più di due mandati (leggi di seguito uno degli approfondimenti di Latina Tu sulla vicenda).

Il Tar del Lazio ha sciolto, abbastanza prevedibilmente, il nodo stabilendo che il Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Latina non avrebbe dovuto sciogliersi, contrariamente a quanto deciso, circa un anno fa, il Ministero guidato da Alfondo Bonafede. Secondo la giustizia amministrativa, una volta dichiarati decaduti Gianni Lauretti, Pietro De Angelis, Antonella Ciccarese, Angelo Farau e Aldo Panico – ossia i cinque avvocati con più di due mandati consecutivi e quindi ineleggibili – andavano sostituiti con i primi cinque dei non eletti.

Per di più, anche dopo le ulteriori sei dimissioni dei consiglieri dell’ordine, l’organismo non andava sciolto e non doveva procedersi alla nomina dell’avvocato Giacomo Mignano come commissario.

“L’atto di scioglimento del Consiglio dell’Ordine forense di Latina è affetto ab origine dal vizio della sequenza procedimentale concretato nella proposta di scioglimento pervenuta al Ministero della giustizia da parte del Consiglio Nazionale Forense ma inoltrata in assenza della preventiva valutazione della peculiare situazione in essere, sì che i presupposti dello scioglimento erano ancora in attesa di verifica da parte dello stesso CNF, per effetto del reclamo proposto dagli attuali ricorrenti e del consequenziale giudizio professionale pendente”– scrive il Tar . “Ciò comporta l’illegittimità del provvedimento ministeriale impugnato, oltre che della proposta di scioglimento formulata dal CNF, che risultano essersi fondati su un presupposto che è stato accertato essere di fatto inesistente”.

Con questa pronuncia che rende nullo il commissariamento decade il commissario straordinario Giacomo Mignano e torna il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati composto dai due consiglieri che non si sono mai dimessi, Carlo Macci e Maria Luisa Tomassini, e gli altri tredici eletti nel gennaio 2019.

Da ultimo, il Tar ha condannato il Consiglio nazionale forense al pagamento delle spese di giudizio in favore della parte ricorrente, liquidate in 8mila euro.

 

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