Gentile Direttore: Lezione Albanese, occasione mal gestita
Una riflessione che va oltre le polemiche di queste ore.

la vicenda del corso di formazione del Consiglio Nazionale Forense con Francesca Albanese come relatrice principale merita una riflessione che va oltre le polemiche di queste ore. Un evento formativo per avvocati non può ridursi a palcoscenico ideologico, né diventare strumento di propaganda mascherata da aggiornamento professionale.
Il CNF, riconoscendo crediti formativi a un seminario incentrato su una visione dichiaratamente parziale del conflitto israelo-palestinese, ha mostrato leggerezza istituzionale. Solo dopo le proteste dell’Unione Associazioni Italia Israele e dell’Associazione Giuristi Ebrei si è scelto di correggere la rotta, introducendo un contraddittorio e persino togliendo i crediti. Ma resta l’impressione di una gestione improvvisata, segnata più da pressioni esterne che da una coerente idea di formazione.
La formazione forense dovrebbe essere presidio di equilibrio, pluralità e rigore tecnico-giuridico. Invitare una relatrice controversa, già contestata a livello internazionale per posizioni politicizzate e per l’uso distorto del titolo di “avvocata”, non poteva che scatenare divisioni. È paradossale che chi si proclama difensore dei diritti inviti al silenzio e alla cancellazione del contraddittorio, come se l’avvocatura dovesse essere terreno sterile anziché spazio di confronto.
Se la lezione di questa vicenda c’è, è che il Cnf deve recuperare autorevolezza, evitando di trasformare un dovere formativo in un’arena di scontro politico. Gli avvocati hanno bisogno di strumenti critici e completi, non di cattedre a senso unico.
Coe @1950
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