Gli attacchi a Schillaci? Qualcuno ragiona secondo logiche elettorali...»
Intervista all’infettivologo Matteo Bassetti dopo gli attacchi di Salvini e Lollobrigida al ministro della Salute.
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Dopo l’azzeramento della Commissione nazionale vaccini da parte del ministro della Salute Orazio Schillaci, il dibattito si è acceso somigliando sempre di più a uno scontro tra mondo scientifico, politica e opinione pubblica. Ne abbiamo discusso con Matteo Bassetti, infettivologo e direttore della Clinica di Malattie Infettive del Policlinico San Martino di Genova, da tempo voce presente nel confronto sulle politiche vaccinali.
Professore, come giudica l’azzeramento della Commissione vaccini da parte del ministro Schillaci?
Non aveva grandi alternative, nel momento in cui è divenuta pubblica una rivolta molto ordinata e compatta del mondo medico e accademico contro alcune nomine. Occorre ricordare che non si tratta di una Commissione parlamentare, all’interno della quale la politica decide secondo le proprie logiche. Si tratta di una Commissione tecnico-scientifica e in un organismo del genere servono criteri chiari per nominare gli esperti.
Che tipo di criteri, esattamente?
Criteri oggettivi. Il mondo medico-scientifico si muove su basi misurabili: numero e qualità delle pubblicazioni scientifiche, partecipazione e conduzione di studi sui vaccini, h-index, ruoli accademici. Sono questi gli elementi che devono guidare le nomine. Non si può basare tutto su un’opinione o su una vicinanza politica. È probabile che alcune delle nomine precedenti siano state fatte senza considerare abbastanza questi parametri.
Dopo la decisione di Schillaci lo scontro però si è fatto molto politico con critiche molto dure arrivate dalla Lega e anche da Fdi…
Non voglio entrare nella polemica politica. Però quello che sta succedendo in quest’estate è gravissimo. Stiamo parlando delle politiche vaccinali, quindi della tutela della salute pubblica, e si ragiona invece secondo logiche elettorali. Sono dinamiche che dovrebbero essere guidate dai medici, dagli ordini professionali, dal mondo accademico e non certo dai partiti. Si corre altrimenti il rischio che la politica scelga persone a lei vicine e si crei un corto circuito tra competenza e ideologia.
Sembra di sentire riecheggiare le polemiche degli scontri con i no vax dei tempi del Covid o no?
Il problema viene da lontano. Questa è un’operazione nata nel 2021, con dentro anche una sorta di resa dei conti. Il punto è che la politica non ha le competenze per affrontare questi temi. Un conto è discutere di obbligo o meno di vaccinazione anti-Covid, su cui si può anche avere opinioni diverse. Ma qui si è andati oltre, si è cercato di “togliersi un sassolino dalla scarpa”, colpendo l’intero sistema. Ma adesso stiamo discutendo di altro i vaccini riguardano tutti: bambini, anziani, adulti. Non si può affrontare la questione con leggerezza.
Sta dicendo che si sta sottovalutando la portata del problema?
Esatto. Come dimostra una sollevazione compatta della comunità scientifica che fin qui non avevo mai visto e che ha convinto il ministro Schillaci a tenere la barra dritta, mentre sarebbe stato facile cedere alle pressioni politiche. Ma resta molto pericolosa l’idea, portata avanti da una parte politica, che gli italiani siano contro i vaccini. La realtà è che gli italiani vogliono i vaccini, sono contenti che siano gratuiti, che il sistema li garantisca. Non si può organizzare tutto questo in modo ideologico, ma occorre rifarsi soltanto alle evidenze scientifiche. Anche perché mi sembra che questo sia diventato un tema elettoralmente caldo. C’è chi lo cavalca pensando che porti voti. Ma io continuo a incontrare persone che mi dicono: “Questi sono matti. Noi siamo contenti di vaccinarci”. La verità è che si sta giocando al ribasso. E chi lo fa rischia di perdere la fiducia dei cittadini.
Schillaci rischia di restare isolato?
Paradossalmente, oggi ha più forza. Ha perso forse qualcosa dal punto di vista politico, ma ha acquisito una forza enorme dal punto di vista medico-scientifico. Se prosegue lungo questa rotta, può diventare più forte di prima. Diventerebbe a tutti gli effetti un ministro tecnico, capace di tenere insieme competenza e responsabilità. E credo che tutta la comunità scientifica debba sostenerlo. Se invece dovesse fare un passo indietro, sarebbe una sconfitta per tutti. Sarebbe come dare ragione a un mondo che si oppone da sempre alla scienza. Sfiduciarlo solo perché ha scelto di rimuovere persone lontane dai vaccini, mi pare una forzatura. Spero che decidano con buon senso.
Come si riparte adesso con il lavoro della Commissione?
Dalle regole e dai dati scientifici. Credo che una persona che sostiene che “i vaccini fanno male ai bambini” non possa far parte della Commissione per le politiche vaccinali. È possibile coinvolgere anche scienziati di altissimo livello, ma serve sempre una competenza specifica. Non basta l’autorevolezza generale. Ci vogliono regole chiare: quali sono gli indicatori? Il valore scientifico non si misura col voto politico. Serve una struttura seria, trasparente, composta esclusivamente con criteri meritocratici per gestire le politiche vaccinali in maniera efficace e finalizzata esclusivamente a tutelare il diritto alla salute degli italiani.
Riccardo Tripepi su Il Dubbio
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