Sciopero trasporti, il giorno dopo.
Venerdì scorso c’è stato lo sciopero del Trasporto Pubblico Locale (Tpl). Sciopero “cattivo” perché mancavano le cosiddette fasce di garanzia e quindi il caos è stato vissuto da più persone e in modo più violento.
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M’è capitato ieri sera, partecipando ad un confronto radiofonico con un segretario confederale di questi sindacati, sentire dire a questo esponente della Uil che gli dispiaceva di tutti i problemi che questo sciopero ha causato all’utenza, ma l’urgenza e il motivo cogente della situazione non poteva esimersi dal creare il caos. “Mi dispiace” … ora mi sento più tranquillo… uno degli organizzatori del caos è dispiaciuto.
A questo aggiungo che ieri mattina, avendo fissato per donare il sangue, invece di recarmi in ospedale col tram, cinque minuti di percorso, ho usato la macchina e ci ho messo un’ora. Durante quell’ora ho pensato ai motivi del caos e mi è venuto in mente, dalla piattaforma Cgil di convocazione dello sciopero, uno dei motivi “provare ad aprire nel Paese una riflessione su un sistema di mobilità collettiva che, senza una riforma di sistema, rischia gradualmente di sparire…”. Lascio immaginare che tipo di riflessione ho avuto in quell’ora in automobile…. (… autocensura…). Credo che la mia, come altre riflessioni stimolate dallo sciopero, siano state simili.
Allo stesso tempo ho ascoltato le parole sprezzanti del ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, di condanna dello sciopero per le modalità dello stesso e non ho potuto pensare: lo sciopero era anche perché il contratto nazionale del settore è scaduto lo scorso 31 dicembre, perché il ministro – in accordo con le parti – non ha fatto il dovuto per evitare che scadesse? E non ho potuto fare a meno di pensare alle molte iniziative del nostro ministro al di fuori della materia del suo dicastero (quasi tutte per contrastare l’immigrazione clandestina)… non è che l’8 novembre l’Italia del Tpl è stata bloccata anche per questo suo deficit? La settimana prossima sindacati e ministero si incontreranno alla bisogna… perché non l’hanno fatto prima della scadenza dei contratti, il 31 dicembre 2023?
E non ho potuto non pensare: sindacati e ministero se la tirano per cercare di ottenere i migliori risultati, uno rispetto all’altro, se questo poi comporti, con scioperi come quello di ieri e non solo, la violazione dei diritti costituzionali dei cittadini (mobilità, libertà individuali, etc etc)… non è loro preoccupazione, tanto questi utenti non contano nulla, non hanno poteri, non sono una cosiddetta parte sociale… e chi se ne frega, al massimo andranno ad incrementare il numero di coloro che non votano più alle elezioni… e questo sembra non interessare ministero e sindacati.
Bene, siamo al giorno dopo lo sciopero. Tutto in ordine. Il Bel Paese va avanti. Non ci resta che piangere? Al prossimo sciopero nel Paese dei balocchi.
Di Vincenzo Donvito Maxia
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