Ripensare i sistemi di protezione sociale
L’intervento del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali nella Plenaria del Cese dedicata al dibattito “Verso mercati del lavoro forti, inclusivi e resilienti nell’Unione Europea”
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«Credo che sulle politiche attive del lavoro ci sia molto da fare. A maggior ragione in un contesto di rapida trasformazione demografica e a fronte delle sfide della digitalizzazione e del cambiamento climatico. Penso all’Italia, ad esempio, dove è assolutamente necessario migliorare l’incontro tra domanda e offerta di competenze e di lavoro e potenziare l’offerta di formazione, anche attraverso un maggiore coinvolgimento delle agenzie e degli enti di formazione privati». Così il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Calderone, nell’intervento odierno a Bruxelles in occasione della Plenaria del Comitato Economico e Sociale Europeo (Cese) dedicata al dibattito dal titolo “Verso mercati del lavoro forti, inclusivi e resilienti nell’Unione Europea”, correlato all’adozione del parere SOC/750 sul “Rafforzamento del ruolo e dell’indipendenza degli organismi di parità.
L’Anno Europeo delle Competenze – ha continuato il Ministro – costituisce pertanto un’iniziativa importante. Una più efficace e capillare diffusione delle nuove competenze e il loro continuo aggiornamento sono la migliore garanzia per una transizione equa, sostenibile e inclusiva, ma anche per far sì che i nostri mercati del lavoro siano in grado di assorbire e attutire i sempre più frequenti shock esogeni legati alle tensioni sulle catene globali del valore. In tale prospettiva, non si può non prestare una particolare attenzione ai gruppi attualmente sottorappresentati nel mercato del lavoro – giovani e donne, in primis – e a quelli più fragili e vulnerabili che rischiano di essere ulteriormente penalizzati dai processi di aggiustamento del tessuto economico e del mercato del lavoro ai nuovi modelli produttivi. È doveroso rivolgere il nostro sguardo anche alle nuove forme del lavoro, ad esempio quelle su piattaforme digitali, promuovendone le nuove opportunità e garantendo adeguate tutele per coloro che vi lavorano, indipendentemente dal loro status occupazionale».
Il discorso si è poi soffermato sulla rete di protezione sociale, da rendere più moderna ed efficace, anche rivedendo la tradizionale differenziazione tra forme di lavoro autonomo e subordinato e prendendo atto delle frequenti transizioni da un lavoro all’altro, soprattutto per i giovani. «Occorre – ha sottolineato Calderone – ripensare la protezione sociale in una doppia prospettiva: quella di una sua estensione a tutti lavoratori e quella di una maggiore integrazione delle politiche di sostegno con le politiche di attivazione al lavoro, superando logiche meramente assistenziali e promuovendo invece l’inclusione attiva di tutti i cittadini. Questo è il principio che ci muove, ad esempio, nella revisione degli strumenti italiani di lotta alla povertà dove vogliamo il collegamento con l’attivazione al lavoro. Al contempo sarà prevista una piena integrazione della rete dei servizi per il lavoro, pubblici o privati, con il sistema dei servizi sociali presenti sul territorio, con il rafforzamento dei servizi erogati e della capacità di presa in carico dei percettori».
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