Pesa Irpef, conto salato per famiglie
Miani su ricerca Osservatorio professionisti su peso tasse
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Appare “evidente” come che le famiglie italiane, su cui grava in definitiva il peso dell’Irpef, hanno pagato e continuano a pagare un conto salatissimo a causa degli squilibri macroeconomici e di finanza pubblica del nostro Paese. L’Irpef, la principale imposta italiana, includendo anche le addizionali locali, nel 2020 ha raggiunto il livello di 191 miliardi, pari all’11,6% del Pil.
Basti pensare che nel 2011, alla vigilia dello ‘shock’ fiscale causato dalla crisi del debito sovrano, era pari al 10,5% del Pil e che, addirittura, nel 1995, prima dell’introduzione delle addizionali locali, si fermava all’8,4%”. Lo dichiara il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti Massimo Miani, in merito alla ricerca lanciata stamani dall’Osservatorio del Consiglio e della Fondazione nazionale della categoria professionale, secondo cui “dal 2011, in Italia, il Pil è aumentato di 2,8 miliardi, mentre la pressione fiscale delle famiglie è aumentata di 46 miliardi”. La riforma fiscale, incalza, “non può non farsi carico di questa problematica. Come più volte abbiamo sostenuto, il peso dell’Irpef grava soprattutto sui redditi del ceto medio ed è evidente anche da questa analisi come negli ultimi dieci anni il peso dell’Irpef su questa categoria di contribuenti sia aumentato a dismisura.
Se volessimo riequilibrare le cose e riportare il rapporto tra l’Irpef e il Pil ad una dimensione normale, potremmo parametrarlo alla media europea pari al 9,6%. In questo modo, restando ai dati a consuntivo del 2020, occorrerebbe ridurre il gettito complessivo di almeno 33 miliardi”, chiosa Miani.
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