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Le professioni asset strategico in termini di cultura, competenze, garanzie di legalità e tutela dei diritti dei cittadini

Restiamo uno dei Paesi con il più alto tasso di disoccupazione nell’area euro

Le professioni asset strategico in termini di cultura, competenze, garanzie di legalità e tutela dei diritti dei cittadini

Crediamo nelle professioni, sono la forza viva del Paese, costituiscono un asset strategico in termini di cultura, competenze, garanzie di legalità e tutela dei diritti dei cittadini. In Italia ci sono 2 milioni 300mila professionisti che contribuiscono alla crescita del Pil per il 6%, ben 90 miliardi di euro l’anno. Sono numeri importanti che bisogna sempre ricordare quando si parla dei professionisti. Così come è importante ricordare che il lavoro, un diritto riconosciuto dalla nostra Costituzione, è un obiettivo ancora da raggiungere per molte persone. Restiamo uno dei Paesi con il più alto tasso di disoccupazione nell’area euro. Il nostro è un Paese in cui lavora solo il 49% delle donne, a fronte di una media europea del 61,2%, e i giovani continuano ad essere disorientati rispetto all’ingresso nel mondo del lavoro. Noi vogliamo mettere al centro il lavoro e renderlo un diritto riconosciuto a tutti i cittadini. Un esempio da valorizzare è proprio la realtà del mondo delle professioni che conosco bene perché ho affrontato le vostre tematiche con il mio lavoro al Cese di Bruxelles. Così come so che un tema a voi caro è quello legato al principio dell’equo compenso per tutti i lavoratori. Non c’è dubbio che il lavoro debba essere equamente retribuito: entro agosto la legge sul salario minimo sarà una realtà in Italia, il nostro obiettivo adesso è portare battaglia in Europa dove in 22 stati dell’Unione una legge sul salario minimo esiste già. Si tratta di proporre una direttiva che faccia partire i lavoratori europei da una salario minimo uguale per tutti. Questo serve per evitare che le aziende vadano via dall’Italia, in Paesi dove ci sono costi minori per la produzione perché vengono sfruttati i lavoratori. Altro aspetto fondamentale è quello della formazione.  Il nostro compito deve essere quello di favorire il cambiamento e la modernizzazione dei processi produttivi e, al tempo stesso, trovare il modo per impiegare le nuove tecnologie in modo vantaggioso. Per questo è importante interrogarsi sul “come” sfruttare a pieno le potenzialità del digitale, comprese quelle legate ai rapporti di lavoro e alle nuove professioni nati dalla Gig economy. Il primo passo in questa direzione è formare e orientare i giovani professionisti, riformando i percorsi scolastici e universitari spesso ancora troppo lontani dalle esigenze del mercato del lavoro e delle imprese. Per il periodo 2021-2027 la Commissione europea ha proposto di istituire vari meccanismi di finanziamento a supporto di ricerca, innovazione e digitalizzazione. Noi abbiamo chiare le nostre priorità. A partire dal programma Orizzonte Europa che mette a disposizione 100 miliardi di euro per la ricerca e l’innovazione. Poi c’è il programma InvestEU che riunirà in un unico programma i finanziamenti dell’UE in forma di prestiti, fondi di venture, garanzie per quattro settori che guardano al futuro: infrastrutture sostenibili, ricerca, innovazione, trasferimento tecnologico e digitalizzazione, piccole e medie imprese, investimenti sociali e competenze. Nostra priorità è quella di migliorare il raccordo tra il mondo della ricerca e del lavoro, compresi università, centri di ricerca, associazioni di categoria, consorzi, istituzioni, micro, piccole e medie imprese, affinché l’Europa possa elaborare una programmazione che vada incontro ai bisogni reali della società e dei cittadini e possa affrontare le sfide globali che ci attendono. Grazie e soprattutto alle prestazioni intellettuali dei professionisti che oltre ad essere garanzia di qualità, generano plusvalore economico e sociale e rappresentano una importante risorsa per il Paese e per l’Europa.

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