Le pensioni degli avvocati tra numeri e riforma
Oltre 34 mila trattamenti erogati nel 2024 dalla Cassa Forense, con forti differenze di genere e l’avvio dal 2025 del calcolo contributivo pro rata. La riforma dell’ordinamento forense punta a ridisegnare equilibri tra professione, previdenza e welfare.
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“Alla data del 31.12.2024 erano in corso di erogazione 34.719 trattamenti previdenziali per un importo medio annuo di 31.720 euro; quasi il 50% dei trattamenti è rappresentato dalle pensioni di vecchiaia, per la maggior parte erogate a professionisti di sesso maschile (13.855 uomini contro 2.604 donne), di importo annuo in media pari a 43.986 euro (45.649 euro per gli uomini e 35.138 euro per le donne).
Il numero delle pensioni di anzianità è abbastanza contenuto, pari a 1.531 trattamenti, a riprova del fatto che a causa della necessità di cancellarsi dall’albo per poter accedere a questo trattamento, gli avvocati considerano il pensionamento per anzianità una modalità di uscita dallo stato di attività ancora poco attraente. L’importo medio annuo delle pensioni di anzianità è pari a 42.358 euro.
I pensionati in cumulo e totalizzazione sono coloro che hanno avuto accesso al pensionamento avvalendosi di periodi contributivi, oltre che presso la Cassa Forense, anche presso altri Enti previdenziali; il numero di questi trattamenti è ancora contenuto pari a 1.090 unità, perché trattasi di una modalità di pensionamento ancora relativamente di recente introduzione, ma l’importo della quota a carico della Cassa non è di trascurabile entità, pari a 20.538 euro.
I pensionati che hanno invece avuto diritto a una pensione calcolata con il criterio contributivo, perché al compimento del 70° anno di età non avevano maturato un numero di anni di anzianità di iscrizione e contribuzione utile per accedere alla pensione di vecchiaia ordinaria, sono pari 2.205 con un importo medio annuo molto basso pari a 5.291 euro, a causa del criterio di calcolo basato sui contributi versati più penalizzante dell’attuale criterio retributivo con cui vengono calcolati gli altri trattamenti.” (Ricordo che dal 01.01.2025 CF ha optato per il sistema di calcolo contributivo in pro rata temporis).
“Le pensioni a superstiti (indirette e di reversibilità) sono pari a 11.102 unità con un importo medio di 18.884 euro per le indirette e 23.586 per le reversibilità, la maggior parte dei trattamenti sono erogati a vedove degli avvocati deceduti e, in misura minore, a figli minori o inabili.
Si riporta infine anche la distribuzione territoriale dei trattamenti previdenziali erogati.
“Alla data del 31.12.2024 erano in corso di erogazione 34.719 trattamenti previdenziali per un importo medio annuo di 31.720 euro; quasi il 50% dei trattamenti è rappresentato dalle pensioni di vecchiaia, per la maggior parte erogate a professionisti di sesso maschile (13.855 uomini contro 2.604 donne), di importo annuo in media pari a 43.986 euro (45.649 euro per gli uomini e 35.138 euro per le donne).
Il numero delle pensioni di anzianità è abbastanza contenuto, pari a 1.531 trattamenti, a riprova del fatto che a causa della necessità di cancellarsi dall’albo per poter accedere a questo trattamento, gli avvocati considerano il pensionamento per anzianità una modalità di uscita dallo stato di attività ancora poco attraente. L’importo medio annuo delle pensioni di anzianità è pari a 42.358 euro.
I pensionati in cumulo e totalizzazione sono coloro che hanno avuto accesso al pensionamento avvalendosi di periodi contributivi, oltre che presso la Cassa Forense, anche presso altri Enti previdenziali; il numero di questi trattamenti è ancora contenuto pari a 1.090 unità, perché trattasi di una modalità di pensionamento ancora relativamente di recente introduzione, ma l’importo della quota a carico della Cassa non è di trascurabile entità, pari a 20.538 euro.
I pensionati che hanno invece avuto diritto a una pensione calcolata con il criterio contributivo, perché al compimento del 70° anno di età non avevano maturato un numero di anni di anzianità di iscrizione e contribuzione utile per accedere alla pensione di vecchiaia ordinaria, sono pari 2.205 con un importo medio annuo molto basso pari a 5.291 euro, a causa del criterio di calcolo basato sui contributi versati più penalizzante dell’attuale criterio retributivo con cui vengono calcolati gli altri trattamenti.” (Ricordo che dal 01.01.2025 CF ha optato per il sistema di calcolo contributivo in pro rata temporis).
“Le pensioni a superstiti (indirette e di reversibilità) sono pari a 11.102 unità con un importo medio di 18.884 euro per le indirette e 23.586 per le reversibilità, la maggior parte dei trattamenti sono erogati a vedove degli avvocati deceduti e, in misura minore, a figli minori o inabili.
Si riporta infine anche la distribuzione territoriale dei trattamenti previdenziali erogati.
Dall’analisi dell’insieme dei dati riportati emerge un quadro dell’avvocatura in cui, pur restando confermate alcune tendenze già osservate negli ultimi decenni emergono anche segnali di miglioramento, in particolare dal lato economico, nell’ambito del processo di trasformazione della categoria forense e che vanno monitorati con la giusta attenzione.
L’avvocatura, da professione con una forte spinta all’espansione, ha mostrato negli ultimi anni, una contrazione numerica degli iscritti dovuta a un rilevante aumento delle cancellazioni o sospensioni dagli Albi. Il fenomeno delle cancellazioni dagli Albi riguarda, in particolare, le donne e i giovani, pertanto, l’avvocatura è una popolazione sempre più anziana che ha rallentato il processo di eliminazione delle differenze di genere sia nei numeri che nei profitti. Le nuove generazioni di avvocati sono sempre più al femminile ma un gran numero di queste non proseguirà la professione fino al pensionamento.
Permane una diversa capacità di guadagno tra professionisti: se si esercita la professione in una regione del nord in media si guadagna il doppio se la si esercitasse al sud; ad età più avanzata corrisponde, in media, un reddito professionale più elevato; se chi svolge la professione è una donna ha in media minori potenzialità di guadagno di un collega uomo, già agli esordi dell’attività.
Tuttavia, per l’intera categoria, i profitti della professione riferiti hanno mostrato una non trascurabile ripresa che ci auguriamo possa proseguire anche nei prossimi anni.
Nell’ambito di tutte le tendenze rilevate, appare ancora più necessario porre attenzione e prevedere interventi per sostenere le aree più deboli della professione forense che, sempre più mostra una elevata eterogeneità al suo interno. La variabilità è talmente elevata che a volte prendere a riferimento le caratteristiche dell’avvocato medio può risultare addirittura fuorviante per avviare politiche di intervento, più indicativo è infatti sempre considerare la presenza di svariate tipologie di avvocato.
Corre l’esigenza, pertanto di interventi nuovi volti a colmare il gap presente tra avvocati che svolgono la professione in luoghi differenti d’Italia, che hanno diversa età o di sesso diverso, affinché le differenze non costituiscano limiti ma potenzialità per l’intera categoria.” (Fonte: I numeri dell’Avvocatura 2024 di Giovanna Biancofiore, La previdenza forense n. 1/2025, pagg. 45 e 46 con un sentito grazie alla attuaria dott. Giovanna Biancofiore e collaboratori/trici.)
Su base nazionale i dati Istat di questi giorni certificano che: a luglio 2025 il numero di occupati, pari a 24 milioni 217mila, è in crescita rispetto al mese precedente. Aumentano i dipendenti permanenti (16 milioni 448mila) e i dipendenti a termine (2 milioni 567mila), mentre diminuiscono gli autonomi (5 milioni 202mila)
Nel Mezzogiorno si registra la quota più bassa sia di occupati sia di percettori di trattamenti pensionistici: lavora poco più della metà delle persone tra 50 e 64 anni (contro circa il 70% nel Nord) e beneficia di una pensione poco meno del 70% delle persone tra 65 e 74 anni (rispetto a valori superiori all’80% nel Nord). Inoltre, sempre nel Mezzogiorno, il 23,8% delle persone tra 65 e 74 anni non è occupata e non riceve alcuna pensione, rispetto al 14,6% nel Centro, al 13% nel Nord ovest e al 12,2% nel Nord est.
Ieri il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge delega per la riforma dell’ordinamento forense.
Per il Presidente del CNF “rappresenta un passo significativo nella valorizzazione dell’avvocatura come custode della libertà e dei diritti”.
È però, a mio giudizio, una riforma calata dall’alto nell’interesse dell’avvocatura in bonis, che rappresenta non più dell’8% dell’intera categoria.
La responsabilità però non è dell’élite ma della base per il suo totale disinteresse.
“I contenuti della proposta elaborata dal Consiglio Nazionale Forense sono infatti convogliati in un disegno di legge delega: una volta terminato il percorso parlamentare, sarà necessario che il Governo predisponga i decreti legislativi per dare concretezza alle novità. Tuttavia, dovrebbe trattarsi di una delega ristretta nel tempo: l’esecutivo dovrebbe varare i decreti delegati entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge delega” (Fonte: Valentina Maglione, Legali, meno incompatibilità: potranno guidare le società, Il Sole 24Ore del 05.09.2025, pag. 2).
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