Anno: XXV - Numero 76    
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Incrocio tra il programma di governo sulle pensioni e la riforma di Cassa Forense

Dal sito di Fratelli d’Italia traggo il programma “Il diritto ad una vecchiaia serena”

Incrocio tra il programma di governo sulle pensioni e la riforma di Cassa Forense

«Come i giovani rappresentano il nostro futuro, così gli anziani rappresentano la nostra storia: un patrimonio di esperienze, competenze, talenti, che ha contribuito a far nascere e crescere la nostra Nazione. Gli anziani sono il vero collante delle famiglie italiane e, nel periodo di crisi che stiamo attraversando, si sono anche rivelati una preziosa sicurezza economica. È nostro dovere assicurare a ognuno il diritto a una vecchiaia serena. Flessibilità in uscita dal mondo del lavoro e accesso facilitato alla pensione, favorendo al contempo il ricambio generazionale. Stop all’adeguamento automatico dell’età pensionabile all’aspettativa di vita. Rinnovo della misura “Opzione donna”. Un sistema pensionistico che garantisca anche le giovani generazioni e chi percepirà l’assegno solo in base al regime contributivo. Ricalcolo, oltre una elevata soglia, delle “pensioni d’oro” che non corrispondono a contributi effettivamente versati. Adeguamento delle pensioni minime e sociali, per restituire dignità alle persone che vivono difficoltà quotidiane e rischiano di finire ai margini della società. Rivalutazione dei trattamenti pensionistici erogati, per fare fronte alla svalutazione monetaria. Deducibilità del lavoro domestico di infermieri e badanti. Contrasto alle truffe rivolte agli anziani e alle promozioni commerciali invadenti. Introduzione di un meccanismo di solidarietà intergenerazionale, con agevolazioni fiscali per i percettori di redditi di pensione e per gli over 65 che sostengono oneri in favore di parenti under 36, diretti e indiretti, per spese sanitarie, istruzione scolastica e universitaria, pratica sportiva dilettantistica, canoni di locazione per uso abitativo, acquisto della prima casa. Sostegno ai Comuni per la realizzazione di nuovi centri sociali per anziani e incentivi allo svolgimento di attività per il benessere psicofisico negli stessi. Incentivare attività di housing sociale di coabitazione tra over 65 e la coabitazione intergenerazionale».

Dal sito della Lega traggo il programma sulle pensioni: «La pensione è un diritto non negoziabile per chi ha lavorato una vita. La profonda necessità di una revisione pensionistica in Italia è un’esigenza non più rimandabile. Nel nostro Paese coesistono differenti criticità legate al mercato del lavoro e del sistema di previdenza post professionale. I temi sono direttamente e strettamente correlati. Ritardare l’accesso alla pensione, crea ripercussioni sui giovani e sull’intero mercato del lavoro, rallenta il cambio generazionale. La riforma Fornero, approvata dal governo Monti nel 2011 all’interno del decreto salva Italia, sostanzialmente allungava i tempi per andare in pensione. Estendeva il metodo contributivo, aumentava di un anno l’età per la pensione anticipata, aumentava l’età per la pensione di vecchiaia. Era una riforma che non dedicava sufficiente attenzione ad alcune categorie particolarmente delicate: per esempio i cosiddetti “esodati”, persone che avevano accettato il licenziamento in cambio di aiuti economici per arrivare fino all’età della pensione. Oggi puntiamo a riformare e a stravolgere in meglio tutto il comparto pensionistico nazionale: dobbiamo essere in grado di garantire un necessario cambio generazionale, una sovrapposizione tra giovani lavoratori e professionisti formati in modo da trasferire le competenze e le conoscenze, e dobbiamo garantire un trattamento pensionistico adeguato a tutta la popolazione. Questo è l’obiettivo che abbiamo in mente: dobbiamo superare la legge Fornero con Quota 41.

Quota 41 I lavoratori raggiungono il diritto alla pensione anticipata di anzianità con 41 anni di contributi. Per le donne si aggiunge un anno di contributi figurativi per ogni figlio.

Pensione Vecchiaia Donne A 63 Anni Per le lavoratrici il diritto alla pensione di vecchiaia matura a 63 anni (oggi 67) di età e almeno 20 anni di contributi.

Pensione di garanzia per i giovani Per i giovani lavoratori con carriere interamente nel regime contributivo è riconosciuta, in ogni caso, una pensione minima di 1.000 euro. Considerare e dare valore previdenziale anche ai periodi di inattività lavorativa o di formazione.

Rivalutazione pensioni Al fine di evitare variazioni continue dei trattamenti pensionistici, la rivalutazione annuale è calcolata sulla base dell’indice Istat registrato al 31 dicembre dell’anno precedente a quello oggetto di rivalutazione

Opzione Donna Trattamento pensionistico diventa strutturale

Ape Social Proroga anticipo pensionistico

riscatto laurea Estendere la possibilità agevolata di riscatto contributi per il periodo relativo al percorso di laurea».

Il punto 9 del programma di Forza Italia sulle pensioni così prevede:

– innalzamento delle pensioni minime, sociali e di invalidità;

– flessibilità in uscita dal mondo del lavoro e accesso alla pensione favorendo il ricambio generazionale.

Dall’accordo quadro di programma per un Governo di Centro Destra questo è il risultato:

«9. Stato sociale e sostegno ai bisognosi

  • Ridefinizione del sistema di ammortizzatori sociali al fine di introdurre sussidi più equi ed universali
  • Sostituzione dell’attuale reddito di cittadinanza con misure più efficaci di inclusione sociale e di politiche attive di formazione e di inserimento nel mondo del lavoro
  • Innalzamento delle pensioni minime, sociali e di invalidità
  • Flessibilità in uscita dal mondo del lavoro e accesso alla pensione, favorendo il ricambio generazionale
  • Controllo sull’effettiva applicazione degli incentivi all’inserimento dei disabili nel mondo del lavoro
  • Piano straordinario di riqualificazione delle periferie, anche attraverso il rilancio dell’edilizia residenziale pubblica
  • Potenziamento di politiche mirate alla piena presa in carico delle persone con disabilità, anche attraverso l’incremento delle relative risorse
  • Maggiori tutele in favore dei lavoratori fragili, immunodepressi e con disabilità grave».

Come ho scritto più volte, della riforma di Cassa Forense non conosciamo ancora il testo approvato, ma solo la presentazione ufficiale del Presidente che è la seguente:

«PREVIDENZA FORENSE, APPROVATA LA RIFORMA. DAL 2024 SI CAMBIA. Omissis…Punti principali della Riforma

Ai futuri iscritti si applicherà il sistema di calcolo contributivo delle prestazioni in modo integrale. Per gli avvocati con anzianità di iscrizione inferiore a 18 anni al 31/12/2023 si applicherà un sistema di calcolo “misto”, equivalente al contributivo pro-rata (retributivo per gli anni antecedenti l’entrata in vigore della riforma e contributivo per gli anni successivi). Per gli avvocati già iscritti, con un’anzianità di almeno 18 anni al 31/12/2023, continuerà ad applicarsi l’attuale sistema retributivo, con la modifica del coefficiente di rendimento per il calcolo della pensione da 1,40% a 1,30%, solo per gli anni successivi all’entrata in vigore della riforma. L’aliquota per il calcolo del contributo soggettivo verrà gradualmente innalzata di due punti (16% dal 2024 e 17% dal 2026) mentre il contributo soggettivo minimo verrà ridotto da circa 3.000 euro attuali a 2.200 euro. In questo modo si viene incontro alla fascia più debole dell’Avvocatura che, fino ad un reddito di € 17.324 potrà contare su una effettiva riduzione della contribuzione dovuta rispetto alla normativa vigente. Il periodo iniziale di iscrizione, per i primi quattro anni, sarà caratterizzato da una contribuzione soggettiva direttamente proporzionale al reddito professionale prodotto, senza obbligo di contributo minimo. Dal quinto all’ottavo anno, il minimo soggettivo sarà ridotto al 50% (€ 1.100). Resta in ogni caso la possibilità, entro i primi 12 anni di iscrizione, su base volontaria, di integrare i minimali non versati. L’aliquota per la contribuzione modulare volontaria viene elevata dal 10 al 15% per dar modo di integrare il montante contributivo per il calcolo della quota modulare di pensione, mantenendo gli attuali benefici fiscali. L’impianto della riforma, per la parte relativa ai contributi, è completato da un innalzamento dal 7.5% al 10% dell’aliquota del contributo soggettivo dovuto dai pensionati che proseguano nell’attività professionale. A fronte di ciò i pensionati potranno contare su periodici aumenti della pensione legati al ripristino di supplementi di pensione triennali che tengono conto, comunque, di una quota di contributi versata a titolo di solidarietà. Le regole per l’accesso alla pensione di vecchiaia, vecchiaia anticipata e anzianità restano invariate. Per gli iscritti dal 2024 i tre istituti verranno riunificati, in pensione di vecchiaia, con calcolo interamente contributivo e con requisiti di accesso più favorevoli (20 anni di anzianità contributiva). L’adeguatezza delle prestazioni per i nuovi iscritti resta garantita da un meccanismo di calcolo che aggiunge al montante contributivo anche un punto percentuale di quanto versato a titolo di contributo integrativo. Per i casi di maternità, adozione e paternità (nelle fattispecie riconosciute meritevoli di tutela dalla Corte Costituzionale) è previsto un ulteriore beneficio, in sede di pensionamento, con il riconoscimento del coefficiente di trasformazione aumentato di un anno rispetto all’effettiva età anagrafica. Ciò determina, per tali categorie di iscritti, un aumento delle pensioni di vecchiaia (o delle quote di pensione) calcolate con il sistema contributivo. L’integrazione al minimo della pensione, riservata a chi, nell’intera vita lavorativa, si limita a versamenti del solo contributo minimo, sarà gradualmente rimodulata sino a € 9.000 annui, mantenendo, peraltro, un buon tasso di sostituzione rispetto ai redditi prodotti e dichiarati. Si tratta di una riforma equilibrata sulla falsariga della c.d. “Riforma Dini” (legge 335/95) che riserva una particolare attenzione all’adeguatezza delle prestazioni delle future generazioni senza penalizzare i diritti e le aspettative degli iscritti già pensionati o prossimi al pensionamento. L’entrata in vigore del nuovo Regolamento della Previdenza è prevista, dopo l’approvazione Ministeriale, per il 1°/1/2024».

La riforma di Cassa Forense dovrà ora passare al vaglio dei Ministeri Vigilanti prima di entrare in vigore il 01.01.2024. A mio giudizio, la riforma di Cassa Forense si discosta, e non poco, dal programma di Governo e dovrà essere assentita dai Ministeri Vigilanti dove la politica non è assente. E’ un bene o è un male? Ai posteri l’ardua sentenza.

Io credo che la Previdenza vada ripensata nel suo impianto generale seguendo il pensiero del Prof. Mattia Persiani per il quale: «Se mai, è da dire che i giudici costituzionali hanno evitato di definire il concetto di “mezzi adeguati alle esigenze di vita” anche a ragione di ciò che, quando sono stati chiamati a scrutinare disposizioni della legge che dettavano i criteri per determinare l’importo delle prestazioni previdenziali, hanno, quasi sempre, fatto affidamento alla discrezionalità del legislatore e, quindi, hanno supposto che le prestazioni previste fossero idonee a garantire “mezzi adeguati alle esigenze di vita” alla sola condizione che non risulti violato il “principio di ragionevolezza”. E molto probabilmente è questa la ragione per cui i giudici costituzionali, più che ricondurre il sistema previdenziale ai principi costituzionali, si sono assai spesso limitati a razionalizzare un complesso legislativo disorganico e poco perequato, limitandosi ad applicare, all’inizio, il “principio di eguaglianza” e, poi, ad applicare alle prestazioni pensionistiche, sia pure in modo incerto, il tradizionale “principio di corrispettività”. Peraltro, il “principio di corrispettività” e quello di “proporzionalità” sono il cavallo di battaglia utilizzato da quanti, come già accennato, privilegiano la tutela dei diritti acquisiti e, quindi, degli interessi individuali. Senonché, è necessario insistere nel far presente che, quando si tratta di tutela previdenziale, è errata l’utilizzazione di quei principi. Ed infatti, il “principio di corrispettività” e quello di “proporzionalità” hanno senso soltanto per la retribuzione in quanto, per questa, forniscono il necessario punto di equilibrio tra interessi privati individuali in conflitto: gli interessi di chi possiede i mezzi di produzione e vuole ricavare dalla loro utilizzazione il maggior profitto possibile e gli interessi di quanti lavorano per vivere e per i quali la retribuzione costituisce l’unico mezzo di sostentamento. Non ha senso, invece, applicare il “principio di corrispettività” e quello di “proporzionalità” alle prestazioni pensionistiche. Ciò perché, la prospettiva nella quale deve essere presa in considerazione la tutela previdenziale è diversa da quella nella quale si confrontano interessi individuali. Al riguardo, è sufficiente ricordare che Giuseppe Di Vittorio nel corso dei lavori preparatori dell’Assemblea Costituente, affermò che «attraverso la previdenza statale la collettività nazionale adempie un suo dovere verso i lavoratori che si trovano in condizioni di bisogno». Ond’è che le prestazioni previdenziali, a differenza della retribuzione, non sono destinate a superare un conflitto di interessi privati, ma soddisfano un interesse pubblico generale in quanto hanno la funzione di adempiere ad un “dovere della collettività nazionale”. Hanno, cioè, la funzione di soddisfare l’interesse non già di chi ha versato i contributi previdenziali, ma di chi si trova in condizioni di bisogno e attende dalla solidarietà dell’intera collettività organizzata dallo Stato (art. 2 Cost.) gli sia garantito l’effettivo esercizio dei diritti civili e politici (secondo comma, art. 3 Cost.). Si aggiunga che, il “principio di corrispettività”, se è stato utilizzato per difendere i cosiddetti diritti acquisiti, non ha fatto avvertire l’esigenza di verificare se anche i minimi di pensione (che i giudici costituzionali considerano “nucleo essenziale di protezione previdenziale”) garantiscano o no i “mezzi adeguati alle esigenze di vita”» (L’evoluzione del sistema pensionistico in Previdenza sociale, vincoli di bilancio, andamenti demografici, un diritto in cambiamento? a cura di Guido Canavesi, maggio 2019).

La situazione della avvocatura italiana è allo stremo al punto che il prelievo previdenziale obbligatorio per moltissimi oggi è insopportabile. La riforma porta, a conti fatti, ad un impoverimento previdenziale per tutti. I decisori della politica forense dovrebbero partire di qui per disegnare il futuro. C’è un problema demografico e reddituale e di distribuzione del reddito, dentro la categoria, oggi detenuto da una ristrettissima minoranza. Siamo in periodo di rinnovo dei COA e CNF ma francamente non vedo affrontati questi problemi con la necessaria lucidità, ma solo la consueta corsa sfrenata alle poltrone.

Tratto da Diritto e Giustizia

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