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I debiti contributivi degli iscritti a Cassa Forense

L’ultimo dato ufficiale utile è il Bilancio preventivo 2021 perché il Bilancio preventivo 2022 lo ha potuto almeno leggere la stampa ma non gli iscritti

I debiti contributivi degli iscritti a Cassa Forense

Io ne ho fatto formale richiesta, rimasta inevasa.

La stima sottostante al Bilancio preventivo 2021 ipotizza una diminuzione di reddito e di fatturato della categoria di circa il 20% rispetto all’anno precedente, con conseguente aumento del fenomeno dell’evasione contributiva, con particolare riferimento ai contributi minimi.

La situazione debitoria reale la si può estrarre dal bilancio consuntivo 2020, andando alla pag. 191: il credito di Cassa Forense, e quindi il debito degli iscritti, è pari a 1.369.491.677,58 con un aumento, rispetto al consuntivo 2019, del 39,9%.

Il totale del debito contributivo degli iscritti verso Cassa Forense nel corso del 2021 ovviamente è aumentato ma non è dato conoscere l’esatto ammontare.

Nella sostanza, spannometricamente, il debito è pari ad 1/10 del patrimonio di Cassa Forense.

Ho trattato il tema nel mio Aumento crediti NPL: le Casse di previdenza si preparino del 04.02.2021.

La natura privata degli enti previdenziali incide solo sulla forma organizzativa e sulla dotazione degli strumenti negoziali propri del diritto privato (Cass. n. 11972/2020) e quindi la riscossione dei crediti previdenziali a mezzo ruolo è applicabile a tutti gli enti previdenziali cd privatizzati.

Il principio contabile nazionale OIC 15 ha lo scopo di disciplinare il trattamento contabile e l’informativa da fornire nella nota integrativa per i crediti. In particolare, il principio definisce la nozione di credito e fornisce i criteri per la rilevazione, classificazione, valutazione nel bilancio d’esercizio nonché le informazioni da presentare nella nota integrativa.

I crediti vanno iscritti in bilancio al presunto valore di realizzo. Il valore nominale dei crediti deve essere ridotto da un fondo svalutazione crediti per tenere conto di: perdite di inesigibilità, rettifiche di fatturazione, sconti, abbuoni e altre cause di minor realizzo. Il fondo svalutazione crediti deve tenere conto di:

– perdite per situazioni di inesigibilità già manifestatesi;

– perdite per inesigibilità non ancora manifestatesi ma temute o latenti.

I crediti sono rappresentati in bilancio al netto del fondo svalutazione crediti. Un credito deve essere svalutato nell’esercizio in cui si ritiene probabile che il credito abbia perso valore. Al fine di stimare il fondo svalutazione crediti una società deve valutare se sussistano degli indicatori che facciano ritenere probabile che un credito abbia perso valore.

Di seguito si riportano alcuni esempi di tali indicatori:

− significative difficoltà finanziarie del debitore;

− una violazione del contratto, quale un inadempimento o un mancato pagamento degli interessi o del capitale;

− il creditore, per ragioni economiche o legali relative alla difficoltà finanziaria del debitore, estende a quest’ultimo una concessione che il creditore non avrebbe altrimenti preso in considerazione;

− sussiste la probabilità che il debitore dichiari fallimento o attivi altre procedure di ristrutturazione finanziaria;

− dati osservabili che indichino l’esistenza di una diminuzione sensibile nei futuri flussi finanziari stimati per un credito, ivi incluso, condizioni economiche nazionali o locali sfavorevoli o cambiamenti sfavorevoli nelle condizioni economiche del settore economico di appartenenza del debitore.

Si dovrà altresì tener conto della rottamazione delle cartelle applicata anche in Cassa Forense.

Orbene uno degli indicatori di misurazione della solidità delle banche è il coefficiente dei crediti deteriorati che esprime il rapporto tra il valore dei crediti deteriorati e il totale dei crediti.

Secondo la definizione della UE un credito è deteriorato in caso di ritardo nel pagamento delle rate di oltre 90 giorni.

Più alto il coefficiente, peggiore è la qualità dei crediti.

Ora l’attività di recupero dei crediti da parte di Cassa Forense ha subito un rallentamento nel 2020 e 2021 a causa della Pandemia.

Risulta, da quanto pubblicato dalla stampa specializzata in questi giorni, che poco meno della metà degli iscritti, e quindi almeno 120 mila su 247 mila, si trova sotto accertamento.

Il CdA di Cassa Forense ritiene di poter recuperare 470 milioni di crediti contributivi nel biennio che va dal 01.10.2021 al 30.09.2023.

Intento lodevole ma, a mio giudizio, illusorio perché la categoria non è ancora uscita da anni di crisi molto profonda.

Si susseguono i corsi educativi per le procedure di sovraindebitamento e quindi io credo che si debba entrare in quella logica e sarebbe quindi necessario, a mio avviso:

– prima di tutto accertare quale sia la massa dei crediti inesigibili (NPL) per stralciarli dalle scritture contabili altrimenti continueranno ad inquinare i bilanci;

– proporre alla categoria, se vuole rimanere iscritta a Cassa Forense, un piano di ammortamento del debito in 5 anni, comprensivo di contributi e sanzioni, ma con interessi minimali per cercare di dare a tutti la possibilità di sistemare la propria posizione previdenziale con Cassa Forense.

Naturalmente non sono auspicabili condoni o operazioni di saldo stralcio che diventerebbero incomprensibili e ingiustificate nei confronti degli iscritti che hanno sempre versato con regolarità la contribuzione dovuta.

Per i più bisognosi si potrebbe anche, utilizzando parte dei fondi destinati all’assistenza, costituire un fondo ad hoc.

Partire oggi con procedure massive di recupero sarebbe interpretato da molti iscritti, che già vedono in Cassa Forense un marchigiano alle porte (Sisto V er Papa tosto), come l’ennesima spallata per buttare fuori dalla professione chi versa in difficoltà economiche

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