Ancora sulla sentenza del caso Turetta.
Valeria Verdolini, ricercatrice all'Università di Torino, attivista di Antigone.

“Il diritto penale è uno strumento preciso, regolato da garanzie formali, nato per limitare l’arbitrio. Il suo compito non è offrire risposte consolatorie, ma definire responsabilità individuali. È da questa tensione tra dolore, simbolo e diritto che nasce l’indignazione per una sentenza che infligge già la pena massima, ma non sembra “sufficiente” dal punto di vista simbolico. Tuttavia, il diritto penale ha limiti precisi. Serve a stabilire responsabilità, non a costruire pedagogie collettive. E se chiediamo al processo penale di colmare il vuoto culturale e politico della società, finiamo per confondere il ruolo del tribunale con quello della coscienza pubblica.”
E ancora: “Un vero femminismo non può sposare la dimensione punitiva, o non può sposare solo quella dimensione, perché quella modalità dicotomica riporta spesso le donne in una condizione – ancora una volta – di vulnerabilità.”
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