Un patto di sistema per gestire al meglio le crisi aziendali
Partecipata conferenza al PalabancaEventi della Banca di Piacenza su nodi e sfide delle imprese familiari illustrati dall’avv. Giuseppe La Scala e dal dott. Filippo La Scala.
«Per gestire le crisi aziendali è necessario un “patto di sistema” che coinvolga imprenditori, professionisti (commercialisti, avvocati) e banche». Una convinzione nata da anni di esperienza ed espressa da Filippo La Scala (manager nel risparmio gestito, è founder, managing director e partner di Garnell, società attiva nella finanza e nella consulenza d’impresa) e da Giuseppe La Scala (avvocato, ha fondato nel 1991 l’omonimo Studio, che si avvale di più di 200 legali, il primo a trasformarsi qualche anno fa in società per azioni, del quale è Senior partner e presidente del Consiglio di Amministrazione) nel corso della conferenza – di cui erano relatori – che si è tenuta in un’affollata Sala Panini del PalabancaEventi per iniziativa della Banca di Piacenza. “Impresa familiare e famiglia imprenditoriale, tra nodi da sciogliere e sfide da cogliere” il tema affrontato dai due professionisti, che sono stati presentati da Valter Longini della Filiale di Milano della Banca dopo il saluto portato dal vicedirettore generale Pietro Boselli.
Nel mondo di oggi – è stato sottolineato – gli adeguati assetti (organizzativi, amministrativi e contabili), la sostenibilità e la trasformazione digitale sono gli elementi fondamentali per innescare il necessario processo di modernizzazione del tessuto imprenditoriale italiano. In particolare, gli adeguati assetti organizzativi, introdotti dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, sono gli strumenti di cui le imprese italiane si devono necessariamente dotare se vogliono intercettare tempestivamente un’eventuale perdita di continuità aziendale. Del resto, l’art. 2086 del Codice Civile dispone che “L’imprenditore è il capo dell’impresa e da lui dipendono gerarchicamente i suoi collaboratori. L’imprenditore, che operi in forma societaria o collettiva, ha il dovere di istituire un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura e alle dimensioni dell’impresa, anche in funzione della rilevazione tempestiva della crisi dell’impresa e della perdita della continuità aziendale, nonché di attivarsi senza indugio per l’adozione e l’attuazione di uno degli strumenti previsti dall’ordinamento per il superamento della crisi e il recupero della continuità aziendale”.
«È importante che un imprenditore – ha spiegato il dott. Filippo La Scala – sappia dotarsi di un approccio critico che gli consenta di identificare i punti deboli della sua azienda e affrontarli grazie anche ad una puntuale pianificazione strategica. Le imprese che sopravvivono, infatti, sono sostanzialmente le imprese che prevedono il cambiamento: ovvero quelle che comprendono il proprio tempo; guidano la mutazione (i cui strumenti sono appunto gli adeguati assetti, la trasformazione digitale e la sostenibilità); sono aperte all’innovazione ed affrontano le sfide».
L’avv. Giuseppe La Scala ha dal canto suo argomentato come l’imprenditore italiano nell’immediato dopoguerra abbia affrontato i mercati «facendo affidamento soprattutto sul suo spirito di sacrificio e sul suo intuito. Questo modello non basta più; rischia, anzi, di diventare uno strumento obsoleto che, in caso di crisi d’impresa, porta l’imprenditore ad attivarsi con ritardo. Oggi il legislatore obbliga le imprese a dotarsi di una struttura che sottopone ad una verifica continua la propria situazione d’impresa (vedi il citato articolo del Codice civile, ndr)». Altro obbligo, quello della redazione del Bilancio di sostenibilità, che in riferimento all’esercizio 2025 riguarderà 49mila imprese.
I relatori hanno trattato della necessaria pianificazione strategica che unisce la famiglia imprenditoriale all’impresa familiare (e viceversa) e del credito, strettamente connesso alle nuove linee guida dell’EBA (European Banking Authority), soprattutto in riferimento ai fattori ESG e al cambiamento climatico. “Gli enti (le banche) – raccomanda l’EBA – dovranno valutare l’esposizione del cliente ai fattori ESG, in particolare agli ambientali e all’impatto sul cambiamento climatico, e l’adeguatezza delle strategie di mitigazione. Per i prestiti o i clienti associati a un rischio ESG più elevato, è necessaria un’analisi più approfondita del modello di business effettivo del cliente, compresa una revisione delle emissioni di gas a effetto serra attuali e previste, del contesto di mercato, dei requisiti di vigilanza ESG per le società in esame e del probabile impatto della regolamentazione ESG sulla posizione finanziaria del cliente”.
Nota – Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di Mondoprofessionisti
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