Anno: XXVI - Numero 86    
Venerdì 2 Maggio 2025 ore 13:55
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"Stop al canone Rai". Adesso c'è il ddl: ecco da quando

Una riduzione graduale del 20% fino al suo azzeramento: questa la proposta della Lega per l'eliminazione del canone Rai nella bozza presentata in Senato

La Lega sta pensando a una riforma della Rai che, tra le altre cose, preveda anche l’azzeramento del canone. La bozza del ddl leghista dal titolo “Modifiche al testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici in materia di servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale, riduzione e abolizione del canone di abbonamento e disciplina della società concessionaria del servizio pubblico” è stata presentata in Senato e mira a cambiare volto al servizio pubblico radiotelevisivo italiano.

Sul tema del canone, come si legge nella bozza visionata in anteprima dall’agenzia Adnkronos l’idea della Lega è quella di una riduzione progressiva del suo costo, “con un taglio a cadenza annuale del 20 per cento, fino al suo totale azzeramento”. La battaglia condotta dalla Lega, come si legge nel provvedimento, si basa sul fatto che il canone, oggi, risulta “anacronistico e ingiusto, in quanto è dovuto per la semplice detenzione di apparecchi atti o adattabili a ricevere un segnale”. Sempre a proposito del canone, come si legge, viene confermato che “laddove sussista ancora oggi l’impossibilità di accesso alla rete o l’impossibilità di fruizione del servizio da parte degli utenti per motivi estranei alla propria volontà, il pagamento del canone di abbonamento non è dovuto”.

Ma questa non è l’unica novità che viene proposta nella bozza, che si pone anche l’obiettivo di ridefinire dei ruoli del servizio pubblico i leghisti sottolineano come “il servizio radiofonico, televisivo e multimediale è un servizio pubblico indispensabile per mantenere e affermare i valori culturali e sociali e difendere, al contempo, le identità locali”. La Lega chiede “un’informazione fruibile e condivisibile offerta tramite televisione, radio e altri dispositivi multimediali diffusa attraverso le diverse piattaforme che risponda, prioritariamente, ai compiti di libertà, completezza, obiettività e pluralismo dell’informazione, nonché di valorizzazione delle identità locali e delle minoranze linguistiche”.

Nella bozza è stata inserita anche l’idea di un nuovo canale “interamente dedicato alla trasmissione di programmi e rubriche di promozione culturale, nel quale non possono essere trasmessi spot”. Ma c’è anche un passaggio che vorrebbe regolamentare le produzioni esternalizzate, cioe quelle concesse in appalto ad aziende esterne e non realizzate con le risorse Rai. Oggi sono sumerose ma nella bozza è previsto che in futuro non superino il 30% delle produzioni totali, proprio per tutelare le risorse dell’azienda pubblica.

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