Anno: XXV - Numero 73    
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Standard ospedalieri e territoriali, insediato il tavolo tecnico sulla riforma DM con 76 membri

Si è insediato il tavolo del Ministero della Salute che metterà insieme i decreti ministeriali 70/2015 sugli standard dell’assistenza ospedaliera e 77/2022 sugli standard dell’assistenza territoriale. L’ultima versione del decreto comprende 76 componenti

Standard ospedalieri e territoriali, insediato il tavolo tecnico sulla riforma DM con 76 membri

È anche femminile, adesso, ed è composta da ben 76 esperti in tutto la commissione del Ministero della Salute che metterà insieme i decreti ministeriali 70/2015 sugli standard dell’assistenza ospedaliera e 77/2022 sugli standard dell’assistenza territoriale. È questo l’ultimo e presumibilmente definitivo aggiornamento del tavolo che partito da 18 componenti senza nemmeno una donna è salito a 52 e col decreto di ieri è arrivato a 76 componenti. A firmare il nuovo atto è stato ieri il capo di Gabinetto, Arnaldo Morace Pinelli mentre il ministro Schillaci ha annunciato l’avvio di sottogruppi per temi specifici e di audizioni “con ulteriori esperti e soggetti terzi”. Passiamo rapidamente in rassegna che cosa si dovrà “cucire”.

DM 70/2022 sugli standard territoriali – Approvato da tutte le regioni tranne la Campania, è stato  pubblicato in Gazzetta Ufficiale 144 il 22 giugno 2022 ed è entrato in vigore a luglio. Chiede alle regioni di adeguare la loro organizzazione territoriale entro gennaio di quest’anno. Ad oggi poche lo hanno fatto perché gli accordi locali con medici di famiglia, pediatri, specialisti stanno andando a tempo con la trattativa in Sisac per l’accordo nazionale 2019-24. Il decreto anzitutto potenzia il distretto Asl, ne chiede uno ogni minimo 100 mila abitanti. Evoca due tipi di casa di comunità. La Casa “hub”, una ogni 50 mila abitanti, di fatto rimpiazza il poliambulatorio Asl; in 30-35 tra medici di famiglia e pediatri e da 7 ad 11 infermieri vi garantiranno la presenza 7 giorni su 7 nelle 24 ore e ci saranno punto prelievi e specialisti; vi si troveranno pure psicologi, ostetrici, assistenti sociali e tecnici di prevenzione, riabilitazione, diagnostica. La casa “spoke”, derivata da medicine di gruppo ed aggregazioni funzionali di medici di famiglia, sarà una ogni 20-30 mila abitanti, ancillare alla casa “hub”: aprirà 6 giorni su 7, minimo 12 ore al giorno. Quanto agli ospedali di comunità, per i pazienti meno complessi, sul territorio si dovrà disporre di 20 letti ogni 100 mila abitanti. Le centrali ospedaliero territoriali-Cot saranno una a distretto con 3/5 infermieri, collaboratore infermieristico e telemedicina, e coordineranno passaggi in cura dei pazienti, inoltre potrebbero ospitare i server per la telemedicina. Forme di assistenza domiciliare integrata dovranno prendere in carico il 10% dei pazienti sotto i 65 anni, intervenendo secondo 4 livelli di complessità, uno base e tre fissati da valutazioni multidisciplinari. Medici ed infermieri dell’Unità di continuità Assistenziale-Uca, una ogni 100 mila abitanti, assisteranno in Adi pazienti dimessi a domicilio. Il numero 116117 (guardia medica) gestirà le urgenze interfacciandosi con il 118. Rivisti pure i servizi di cure palliative, con un’unità ospedaliero-territoriale ed un hospice da 10 letti ogni 100 mila abitanti, i consultori (1:20.000 abitanti), ed i dipartimenti di prevenzione Asl, 1:500 mila abitanti.

DM 70/2015 sugli standard ospedalieri – È quello che ci ha portati ad avere soli 3 letti ogni 1000 abitanti nelle degenze per acuti. La bozza di revisione introduce margini di flessibilità potenziando terapie intensive e semintensive. Sui posti letto si prevede sempre un tetto a 3,7 ogni 1000 abitanti, di cui 0,7 per riabilitazione e lungodegenza. Ma è concesso aggiungere metà dei letti di terapia intensiva (0,07 ogni 1000 abitanti) e di semintensiva (0,03 letti ogni mille abitanti), in ospedali con dipartimenti di emergenza di I o II livello. Le tipologie di ospedale pubblico rimangono: l’ospedale di base, uno ogni 75 mila abitanti (non più 80 mila) con pronto soccorso, osservazione breve intensiva, chirurgia, anestesista, ortopedico; il presidio di 1° livello dove ad esempio l’endoscopia digestiva va garantita H 24; il presidio di 2° livello, che offrirà servizi di telemedicina e terapia semintensiva di area critica oltre che eventuali “discipline di alta specialità”. Nelle aree disagiate gli ospedali devono dotarsi di almeno un reparto di 20 letti di medicina generale, chirurgia per interventi in Day o Week Surgery, Pronto soccorso presidiato. I piccoli ospedali di aree non disagiate sotto 60 letti per acuti e sotto 20 mila accessi l’anno in Ps diverranno ospedali di comunità. Le strutture private devono avere almeno 60 letti per acuti se multi-specialistiche e almeno 40 se mono-specialistiche, letti che scendono a 30 se si garantisce la continuità della cura ai post-acuti. I punti nascita sotto i 500 parti l’anno attivi in zone disagiate possono chiedere una deroga al Comitato Nazionale Percorso Nascita se offrono nelle 24 ore ginecologo, ostetrico, pediatra ed anestesista, e se in guardia attiva dispongono di terapia intensiva, cardiologia, chirurgia generale, diagnostica per immagini e laboratorio.

I componenti del nuovo tavolo – Coordinatore Arnaldo Morace Pinelli, Capo di Gabinetto del Ministro Salute; Marco Mattei, Capo Segreteria Tecnica Ministro; Domenico Mantoan, Direttore Agenas; Stefano Lorusso, Dg programmazione Ministero Salute; Mariella Mainolfi, Dg professioni sanitarie Ministero; Maria Grazia Lagana, Direttore dell’Ufficio III Dg programmazione; Valentina Santucci (Ufficio di Gabinetto); Francesco Enrichens, Agenas; Anselmo Campagna (Commissione salute Conferenza Regioni; Francesco Saverio Mennini; Francesco Cognetti, Presidente FOCE; Fabio De laco, Presidente SIMEU (medicina emergenza urgenza); Diego Foschi, Presidente Collegio Italiano Chirurghi; Dario Manfellotto, Presidente FADOI (internisti ospedalieri); Antonio Magi, segretario specialisti ambulatoriali SUMAI; Americo Cicchetti, ALTEMS Cattolica; Antonella Polimeni, Rettrice Università La Sapienza Roma; Rosaria Alvaro, Università Tor Vergata di Roma; Anna Maria Staiano, Presidente Società Italiana di Pediatria (SIP); Vito D’Andrea, Ordinario chirurgia La Sapienza Roma; Silvestro Scotti, Segretario nazionale FIMMG; Enrico Desideri, Fondazione per l’innovazione e la sicurezza in sanità; Silvio Tafuri, ordinario di Igiene Università Aldo Moro di Bari; Stefano Moriconi, Consiglio Superiore di Sanità; Giuseppe Quintavalle, Dg Fondazione Policlinico Tor Vergata di Roma; Gabriella Guasticchi, Direttore UOC Asl Roma 2;

Fulvio Borromei, FNOMCeO; Andrea Mandelli, Presidente Federazione Ordini Farmacisti FOFI;

Angela Margiotta, Presidente Farmaciste Insieme; Daniela Mulas, FNOVI (ordini veterinari); Monica Cirone, FNOPI (ordini professioni infermieristiche); Caterina Masè, FNOPO (ordini ostetriche;  Teresa Calandra, Presidente Federazione Tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche FNO TSRM-PSTRP; Paola Berardi, Federazione Ordini dei Chimici e dei Fisici FNCF; Vincenzo D’Anna, FNOB Federazione Ordini dei Biologi; Melania Salina, FNOFI (ordini fisioterapisti); Maria Simonetta Spada, CNOP (ordine psicologi); Mirella Silvani, CNOAS (ordine assistenti sociali); Anna Maria Colao, Presidente Società Italiana di Endocrinologia; Nicoletta Gandolfo, Presidente della Società Italiana di Radiologia Medica SIRM; Antonino Giarratano, Presidente SIAARTI (anestesisti); Rosa Borgia, Associazione Responsabili di Distretto (CARD); Simona Autunnali, SNAMI; Pierino Di Silverio, ANAAO- ASSOMED; Guido Quici, CIMO;

Alessandro Vergallo, AAROIEMAC; Andrea Bottega, Sindacato Professioni Infermieristiche NURSIND; Pina Onotri segretario generale SMI; Barbara Francavilla, FP CGIL; Marj Pallaro, CISL Fp; Fulvia Murru, UIL FPL; Gianluca Giuliano, UGL Salute.

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