Anno: XXVI - Numero 92    
Venerdì 9 Maggio 2025 ore 14:00
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Parolin, Pizzaballa, Zuppi: ecco cosa succederà ora.

La conferma del detto chi entra in Conclave Papa ne esce Cardinale.

Parolin, Pizzaballa, Zuppi: ecco cosa succederà ora.

Parolin era il favoritissimo della viglia, o almeno così sostenevano gli osservatori e conoscitori di cose vaticane. Il Segretario di Stato, invece, non è riuscito a catalizzare su di sé più dei voti che aveva, appunto, alla vigilia. Dopo di lui, Pierbattista Pizzaballa sembrava essere capace di concentrare su di sé i favori dei cardinali conservatori, ma anche di quelli progressisti: con una divisione più tipica della politica piuttosto che della Chiesa, i più sostenevano che il Patriarca di Gerusalemme poteva essere un ottimo compromesso tra chi chiedeva più dottrina e chi esigeva più mondanità. Infine, Matteo Maria Zuppi, romano trapiantato a Bologna: il presidente della Conferenza episcopale italiana appariva come l’uomo giusto per ridare all’Italia un pontefice dopo quasi 50 anni (47, per la precisione) di Papi stranieri. Invece, tutte le aspettative della vigilia, per chiunque le abbia avute, sono rimaste deluse. E ora, che ne sarà di loro?

Secondo le prime ricostruzioni, il Conclave che ha eletto Leone XIV si è aperto con la conta dei voti che Parolin era riuscito a far convergere su di sé. Il numero è apparso subito consistente, ma non tale da avere quello slancio necessario per convincere anche i cardinali che avevano qualche dubbio sul Segretario di Stato di Papa Francesco. Soprattutto per l’accordo che ha fortemente voluto e costruito con la Cina per la nomina dei vescovi, tante volte disatteso da Pechino senza che la diplomazia vaticana fosse in grado di far valere le proprie ragioni. Dicono che, avendo presto capito di non avere possibilità di successo, sia stato lo stesso Parolin a far convergere su Robert Francis Prevost il proprio pacchetto di voti. Così da permettere al cardinale americano di essere eletto già alla quarta votazione. Ricostruzione che sembra essere confermata dalla volontà di Papa Leone XIV di avere accanto a sé proprio Parolin nel primo saluto al mondo dalla Loggia di San Pietro. Una decisione che getta anche una luce sul futuro del cardinale italiano: nei primi tempi rimarrà sicuramente a capo della Segreteria di Stato. D’altronde è praticamente coetaneo del Papa (70 anni lui, 69 Prevost) ed è difficile pensare che sia messo in un angolo così presto. Poi si vedrà.

Pizzaballa torna a Gerusalemme

 Pierbattista Piazzaballa aveva dalla sua la grande capacità diplomatica, necessaria al patriarca di Gerusalemme per la sua opera in Terra Santa, soprattutto in questi tempi di guerra tra Israele e palestinesi. Col senno di poi, probabilmente Pizzaballa non è mai stato un vero candidato forte al papato. Dicono che gli abbia fatto difetto la sua giovane età (60 anni) e anche la sua posizione, il suo incarico: come si poteva pensare di privare Gerusalemme della sua guida cattolica proprio in questo momento? Hanno fatto il giro del mondo le immagini del cardinale bergamasco che ammirava gli affreschi di Michelangelo nella Cappella Sistina poco prima dell’Extra Omnes, mentre tutti i suoi colleghi avevano gli occhi fissi sul libretto delle preghiere pre Conclave. Chissà che lui stesso abbia chiesto un aiuto da lassù perché lo Spirito Santo soffiasse altrove. E così è stato. Dopo gli appuntamenti di rito a Roma, e dopo un saluto alla mamma, Pizzaballa tornerà nella sua Gerusalemme: laggiù c’è ancora grande bisogno di lui.

Lo squilibrio di Zuppi

 Terzo italiano dato tra i favoriti era Matteo Maria Zuppi. Per alcuni il cardinale di Bologna era la figura giusta per riportare in Italia il papato dopo tanti anni. Aveva anche l’età ideale, 69 anni, proprio come Prevost-Leone XIV. Delusi sono stati i tanti (soprattutto giornalisti e politici, diciamo la verità) che tifavano per lui, legato alla Comunità di Sant’Egidio da quando era un ragazzo. Il New York Times gli aveva dedicato un lungo articolo, lodando “la sua accoglienza verso il mondo Lgbtq” e ricordando la sua prefazione all’edizione italiana di un libro del 2017 sullo stesso tema del padre gesuita James Martin, da sempre vicino alle comunità Lgbtq in America. Troppo squilibrato, insomma, per i cardinali più conservatori. Fin dalle Congregazioni precedenti il Conclave, si era capito che la Chiesa aveva bisogno di un’altra figura. Meno schierata, per certi aspetti. E così, il cardinale romano trapiantato a Bologna ora tornerà a presiedere la Conferenza episcopale italiana. Con un obiettivo: riavvicinare tra loro i porporati italiani che in questi ultimi anni sono stati tra i più divisi proprio sulle questioni morali. E che, forse esattamente per questo, non hanno potuto esprimere una vera candidatura forte per un Papa italiano. Che manca ormai sul soglio di Pietro da una intera generazione.

 

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