La ‘cittadinanza onoraria’ a Francesca Albanese e ‘l’attivismo violento a favore di’ che alla fine aiuta gli avversari
Le parole di Francesca Albanese, 'sia un monito per i giornalisti' usate a commento dell'assalto a La Stampa, sono sbagliate e da condannare senza se e senza ma.
Sono giovani, si ribellano ai soprusi, protestano e combattono le ingiustizie così, d’istinto… e via con altre spiegazioni. Parliamo dei tanti giovani, e non solo giovani, che negli ultimi mesi scendono nelle piazze per protestare contro il governo israeliano similfascista di Netanyahu che da anni ordina alle sue milizie di sterminare i palestinesi. Proteste giuste, condivisibili, con decine e decine di migliaia di cittadine e cittadini che, lo abbiamo visto tante volte, manifestano in modo pacifico. Ma le cronache, ogni volta, danno conto anche di gesti violenti ad opera di gruppi che agiscono a margine di queste manifestazioni o si nascondono ‘dietro’ quelle ragioni solo per dare sfogo alla loro violenza. Una violenza che è anti tutto e tutti. Non sono eroi, non sono coraggiosi da invidiare. Sono dei soggetti pericolosi che altro non ottengono che sminuire la forza della stragrande maggioranza di chi scende in piazza facendoli apparire dei meri spettatori rispetto a quelle azioni violente e quasi dei fiancheggiatori.
Chi, parlo per me, in passato si è trovato a vivere momenti altrettanto ‘incendiari’, penso agli anni di piombo del ’77, trova delle similitudini che, come allora, alla fine altro non hanno fatto che ‘aiutare’ proprio quelli che a gran voce si urlava di voler combattere. Mi ha colpito, tra le tante scritte lasciate sui muri, una frase terribile: ‘l’odio chiama odio’. Capite la drammaticità di questa frase? Il non pensiero che sta dietro? Che via d’uscita abbiamo di fronte a questa comunicazione che taglia fuori qualsiasi rapporto? Se ‘odio chiama odio’ è chiaro che non c’è spazio per il confronto, ma solo il ricorso alla violenza contro la violenza degli altri. Ma la storia sta lì a dimostrare che l’odio e la violenza dei più forti (sempre meglio armati) alla fine sottomette e schiaccia tutti. Sconcerta che tanti di questi giovani che finalmente hanno ri-cominciato a scendere in piazza conoscano poco o nulla non dico della storia del nostro paese ma pure del recente passato. Che assaltare una redazione di un giornale, non importa di quale area o schieramento, è azione violenta che non va solo condannata ma pure perseguita con la forza della legge perché il diritto di parola è sacro, sempre. Guai a dare sponda o giustificazione a simili violenti. Non stanno facendo gli interessi di chi vuole trovare una soluzione alla strage ma, al contrario, rafforzano ragioni e consenso proprio a quelli che in quei massacri hanno la loro ragion d’essere.
Proprio per questo dico che le parole di Francesca Albanese, ‘sia un monito per i giornalisti’, parole usate a commento dell’assalto a La Stampa, siano sbagliate e da condannare senza se e senza ma. Perché si rifanno in pieno a ‘odio chiama odio’. Ed è per questo, è il mio giudizio, che considero sbagliata la posizione del Pd di Bologna che si sta opponendo a riconsiderare la cittadinanza onoraria concessa a Francesca Albanese. I Dem spiegano che è per il lavoro svolto in sede Onu. Ma questo non può giustificare quello che la stessa ha fatto o fa (e dice) in altri momenti o ambiti. A mio avviso chi ricopre incarichi così importanti deve tenere un atteggiamento irreprensibile e coerente in ogni luogo e in ogni situazione. Non si può essere dottor Jekyll e mister Hyde a seconda delle situazioni. La cittadinanza onoraria non può essere di parte, è un riconoscimento che si fonda, o dovrebbe, sulla massima condivisione. Spero ci sia un ripensamento, fino a quando Albanese non si scusi prima di tutto con i giornalisti de La Stampa e con tutti gli altri che svolgono il proprio dovere. Si scusi, precisando pure che d’ora in avanti prima di parlare penserà meglio a cosa dire.
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