Il fascino di un centro autonomo.
L’iniziativa di Carlo Calenda di presentarsi alle prossime elezioni con un progetto centrista autonomo, riformista, democratico e di governo coglie nel segno.
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Le elezioni politiche generali si stanno avvicinando e, al di là del sistema elettorale che sarà in vigore – che, comunque sia, non è mai una variabile indipendente ai fini delle regole che disciplinano un sistema politico – le alleanze si stanno definendo. Sia sul versante del centro destra che nello schieramento della sinistra. Alleanze e coalizioni che, soprattutto sul versante progressista, rischiano di trasformarsi in semplici pallottolieri. E, come ben sappiamo, la logica del pallottoliere è semplicemente alternativa rispetto a quella che comunemente si chiama cultura di governo.
Ora, ci sono una categoria politica, una cultura politica e una sigla che, in un contesto del genere, rischiano di essere sistematicamente e organicamente sacrificati sull’altare di un bipolarismo selvaggio che può anche degenerare, a volte, nella deriva degli “opposti estremismi”. E questa categoria si chiama Centro e, nello specifico, come la definiva la migliore tradizione democratico cristiana, “politica di centro”. È persino inutile ricordare le ragioni politico, culturali e programmatiche che impediscono, di fatto, al Centro di potere giocare un ruolo politico protagonistico. Nella coalizione progressista perchè da quelle parti l’agenda politica è dettata dalla sinistra nelle sue multiformi espressioni. Da quella radicale a quella massimalista, da quella populista a quella pan sindacale, ideologica e classista. Nel campo avverso, quello del centro destra, la leadership di Giorgia Meloni è talmente forte, riconosciuta e oggettiva che qualsiasi altro apporto, seppur importante, è politicamente di fatto quasi inconsistente.
Di fronte a questa cornice, sufficientemente chiara e netta, si staglia all’orizzonte la concreta possibilità, e anche l’efficacia, di riproporre il progetto di un Centro. Autenticamente democratico, sinceramente riformista e spiccatamente di governo. Tre caratteristiche, e tre ingredienti, che oggi sono particolarmente importanti e anche necessari perchè, ed è inutile negarlo, le due principali coalizioni sono attraversate da forti contraddizioni politiche e programmatiche al loro interno. È persino inutile fare l’elenco, puntuale ed oggettivo, di queste contraddizioni perché sono sotto gli occhi di tutti coloro che non sono accecati dall’ipocrisia o dall’ideologia.
Del resto, l’iniziativa di un Centro autonomo ha dei precedenti politici illustri, e ancora al di là della cinquantennale esperienza della Democrazia Cristiana con l’apporto di altri partiti laici e riformisti e di governo. Basti pensare al progetto di Franco Marini, Mino Martinazzoli e Mario Segni nel lontano 1994 con il “Patto per l’Italia”; la corsa solitaria di Pier Ferdinando Casini con il suo Udc alle elezioni del 2008; la scommessa dell’ex Premier Mario Monti con la lista “Scelta civica” al voto del 2013 e il recente, e purtroppo interrotto, progetto del “Terzo polo” all’ultima consultazione elettorale del 2022. E il dato vero di tutte queste scommesse politiche – anche se una diversa dall’altra, come ovvio ed evidente – è stato un risultato elettorale del tutto lusinghiero. Per la semplice ragione che c’è un segmento consistente dell’elettorato italiano che non si rassegna a convivere in un clima caratterizzato da una crescente radicalizzazione del conflitto politico.
Ed è per questa ragione, semplice ma oggettiva, che l’iniziativa di Carlo Calenda di presentarsi alle prossime elezioni con un progetto centrista autonomo, riformista, democratico e di governo coglie nel segno. Non solo per denunciare la spiccata eterogeneità politica delle principali coalizioni ed alleanze in campo ma anche, e soprattutto, per riaffermare le ragioni politiche e culturali di un luogo politico che oggi è quantomai utile, necessario e indispensabile per rafforzare la qualità della nostra democrazia, la credibilità delle nostre istituzioni democratiche e la stessa efficacia dell’azione di governo.
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