Anno: XXV - Numero 71    
Mercoledì 24 Aprile 2024 ore 16:45
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Confassociazioni. Nessuna misura a sostegno delle partite iva e delle pmi in crisi.

I dati Istat e i problemi generati dal coronavirus in questi giorni certificano la crisi in cui versa il comparto rappresentato, in gran parte, dalla nostra Confederazione come pure la necessità di risposte immediate

Confassociazioni. Nessuna misura a sostegno delle partite iva e delle pmi in crisi.

“È sconfortante apprendere dall’istituto di statistica – ha rilevato Federica De Pasquale – che a dicembre 2019 i lavoratori autonomi nel nostro Paese sono solo 5 milioni e 255 mila: mai così pochi dal 1977, un calo su base mensile di circa 16 mila unità. Questo drammatico dato diventa allarmante alla luce di una riduzione pari al 40% del numero di lavoratori con una partita IVA attiva che, negli ultimi tre anni, è passato da poco più di 8 milioni a circa 5 milioni. Senza dimenticare che il reddito medio annuo di un lavoratore con partita IVA è diminuito di circa 7 mila euro su per giù in 10 anni. Non è un caso che molti di questi lavoratori hanno subito un danno dalle politiche degli ultimi 6 anni di governo del Paese, soprattutto se parliamo di professionisti che lavorano con la PA, che subiscono costantemente i danni dello “strategico” ritardo dei pagamenti. Altro che “ricche partite IVA!”. Ma non basta. “Andando ad analizzare i dati della disoccupazione femminile – sottolinea la Vice Presidente di Confassociazioni con delega alle Pari Opportunità – vediamo che il nostro Paese si conferma tra i peggiori nell’agevolare le donne con figli. In Italia la famosa “conciliazione dei tempi di vita e di lavoro” è nei fatti un concetto solo sulla carta o che possiamo considerare realizzato, prevalentemente solo nel settore del pubblico impiego e in un esiguo numero di realtà comunali del Nord. L’11% delle donne con almeno un figlio, per seguire i figli o per assistere un familiare, non ha mai lavorato. Una percentuale che supera del 3,7% la media europea. Mentre il tasso di donne senza figli occupate è invece pari al 72,1%. Un quadro desolante dove, nell’ultimo trimestre del 2019, il PIL è sceso dello 0,3% e dove registriamo un processo a ritroso che sta facendo venir meno anche quelle poche tutele che eravamo riusciti ad ottenere con la legge 81/2017 (c.d. Statuto del Lavoro Autonomo). Sono scadute – ha continuato la Vice Presidente di Confassociazioni – deleghe importanti che vedevano finalmente processi di equiparazione tra uomini e donne e tra professionisti e dipendenti. Occorre agire immediatamente con un piano ben strutturato su più fronti: previdenza, accesso ai servizi, agevolazioni fiscali e riforma dell’IRPEF e dell’IRES che non veda penalizzate le PMI e il mondo dei professionisti. Infine, occorre implementare tutti quei processi che possono facilitare l’utilizzo delle procedure digitali, abbattendo così la burocrazia con cui i professionisti sono costretti a convivere tutti i giorni. Parlare in questi tempi di pari opportunità in ambito lavorativo non è più solo una questione di genere, ma occorre inquadrare il concetto – conclude Federica De Pasquale – in una logica di pari accesso al mondo del lavoro e delle tutele da parte dei lavoratori dipendenti come dei lavoratori autonomi e delle micro PMI, oggi i più danneggiati dai provvedimenti del Governo”.

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