Anno: XXVI - Numero 246    
Martedì 23 Dicembre 2025 ore 12:30
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Sgomberare CasaPound. Li autorizzò Veltroni, li caccia Meloni.

Dopo Askatasuna, il ministro Piantedosi promette di evacuare il centro sociale dei fascisti del terzo millennio. “E noi comunque non l’abbiamo votata”.

Sgomberare CasaPound. Li autorizzò Veltroni, li caccia Meloni.

Stanno raccogliendo le firme per la remigrazione, ma abitano in un palazzo nel quartiere più multietnico di Roma. Al piano terra, ci sono 5 negozi – bigiotteria, tessuti, costumi da bagno – tutti cinesi. In cima al palazzo e sulla facciata sventola la bandiera con le tartarughe. CasaPound, i fascisti del terzo millennio, ora sono sulla lista nera. Ce li ha messi Matteo Piantedosi, a nome del governo di centrodestra guidato da Giorgia Meloni. Paradosso: per vent’anni l’occupazione è stata tollerata dai governi di centrosinistra. Ora un governo amico, o almeno meno nemico, vuole cacciarli.

Signora Yili com’è la convivenza coi fascisti del piano di sopra? “Mai nessun problema, sono gentili, vengono comprano, salutano… Vuole comprare?”. Al portone c’è un solo nome sul citofono: CasaPound. Una mano ignota ha vergato affianco: “Al medico dell’Inps: citofonare qui”. Vademecum per le visite fiscali. Qui ci vivono 20 famiglie. Il fiocco azzurro in cima al portone annuncia un nuovo arrivo. Nello stabile di via Napoleone III, di proprietà del demanio, c’è poi una sala conferenze. Ci sono passati in tanti, tra gli ultimi l’ex Br Valerio Morucci, Giampiero Mughini, Anna Paola Concia.

Da quando, dopo lo sgombero di Askatasuna, è cominciato a circolare l’elenco del Viminale – sono i sesti in lista – vivono barricati. Citofoniamo. “Dica?”, s’affaccia un braccio dal primo piano – meticolosamente tatuato – e a seguire una testa rasata. Salve, come va? Sono un giornalista… “No, non parliamo coi giornalisti. Non è il momento”. Rivolgersi al portavoce del movimento, Luca Marsella, 40 anni, già consigliere comunale a Ostia.

“Non ce lo saremmo aspettati. La destra al governo che vuole sgomberarci perché lo chiede il Pd. Così dimostrano di essere succubi della sinistra. Vogliono dargli un contentino, lo scalpo di CasaPound”. Il ministro dell’Interno gliel’ha giurata. Mentre Marsella parla, Piantedosi è in tv a rivendicare di “aver fatto sgomberi di qualsiasi colore politico. Io stesso da prefetto di Roma ne ho fatti tanti, anche di Forza Nuova. Non guardiamo al colore. Su CasaPound quando ero prefetto ho preso l’impegno” e quell’immobile “è tra quelli da sgomberare”.

Marsella, ha capito? Tu quoque, Brute, fili mi. Ve lo aspettavate dall’esecutivo amico? “Amico è una parola grossa. Noi non li abbiamo votati, e gli contestiamo diverse cose, in particolare le politiche sull’immigrazione. Anche se, è ovvio, meglio loro che la sinistra. Ma sia chiaro, Meloni non è mai venuta a una nostra manifestazione”.

La concorrenza a destra è centrata sulle politiche migratorie. CasaPound ha lanciato una petizione popolare per la remigrazione e la riconquista. Prevede di riportare in patria gli immigrati irregolari e quelli che commettono reati. E di incentivare il ritorno volontario di quelli regolari. Eppure, il quartiere più multietnico di Roma regge senza scosse una convivenza più che ventennale. L’ultimo incidente è stato in occasione della manifestazione del 4 ottobre. “Siamo stati assaliti a bombe carta dai Pro Pal. Qui la gente ci vuole bene, gli immigrati che lavorano e si integrano la pensano come noi. Nel Palazzo abbiamo ospitato per un confronto anche la comunità cinese. Certo non possiamo farlo con le bande di africani sbandati, che spacciano. Qui manca la sorveglianza, il decoro, ma non è colpa di CasaPound”.

In fondo con i fascisti del terzo millennio si è comportata meglio la sinistra. Le associazioni hanno fatto tante manifestazioni per farli sloggiare – l’ultima dell’Anpi a novembre scorso – ma quando comandavano loro, nessuno sgombero. “Vero. Noi stiamo qui da 20 anni, dall’epoca di Veltroni. Adesso chiediamo che si faccia con noi quello che è stato fatto con altre occupazioni. E cioè la regolarizzazione. Al Leoncavallo, ad esempio, lo sgombero è stato una farsa, gli hanno dato un’altra sede. A Napoli, all’ex Opg lo stesso. Al Porto Fluviale a Roma, gli hanno pure ristrutturato la sede coi fondi del Pnrr”. I fascisti del Terzo Millennio sono disponibili a pagare l’affitto? “L’ha detto pure il ministro Giuli, potrebbe essere una soluzione. Ma l’affitto non lo ce lo possiamo fissare da soli. Abbiamo mandato una pec al demanio, ci facciano una proposta, ma che sia equa e sostenibile. Perché nel Palazzo ci sono 20 famiglie in emergenza abitativa, non è che uno che è in emergenza paga l’affitto a 2mila euro…”.

Per paradosso, più o meno nella stessa situazione si trova lo Spin Time, il collettivo che ha occupazione un ex sede Indpap a via di Santa Croce. A meno di un chilometro di distanza. Loro hanno scritto al prefetto, chiedono un incontro. “Ma loro sono ammanigliati. C’hanno il Vaticano dietro, che gli paga le bollette. Gualtieri ci è andato pure a fare campagna elettorale. Noi invece siamo da soli. Comunque, sia chiaro, non tifiamo per lo sgombero degli altri. Chiediamo solo par condicio”.

Si potrebbe chiudere con una soluzione salomonica: nessuno sgombero, né per lo Spin Time e neppure per CasaPound. “Noi pensiamo alla nostra situazione, ma se fosse così, perché no?”, dice Marsella.

Prima o poi lo Stato verrà a bussare al civico 8 di via Napoleone III. Pare di capire che non vi arrenderete. “A differenza di altri, noi non facciamo la guerra allo Stato. Ma non ce ne andiamo da lì, no. Resisteremo”.

Di Afonso Raimo su Huffpost

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