Il "dottor Fauci" nordcoreano che dà consigli in tv contro il Covid
In assenza di una campagna vaccinale, il regime incoraggia l’uso di antidolorifici e antibiotici. Ma anche gargarismi con l’acqua salata da fare la mattina e la sera o tazze di tè, allo zenzero o alle foglie di salice, da bersi tre volte al giorno.

I casi “di febbre” – come continua a chiamarli il regime – hanno ormai superato i due milioni (2,24 milioni) e i morti già 65. Ma per Pyongyang i casi di Covid sono soltanto 168, i morti 1. Nonostante i numeri (che molti esperti faticano a credere siano veritieri), la propaganda questa mattina dichiara che la situazione sta migliorando. “Anche in una situazione di massima emergenza per la prevenzione delle epidemie, la produzione normale viene mantenuta nei principali settori industriali e i progetti di costruzione su larga scala vengono portati avanti senza rallentamenti. Si registrano costantemente buoni risultati nella guerra antiepidemica in corso”, scrive la Kcna.
Nei giorni scorsi le Nazioni Unite avevano avvisato di una situazione “devastante” se non si prendono misure adeguate, visto anche la povertà del sistema sanitario nazionale. Nessun nordcoreano, secondo l’Oms, è vaccinato. E finora Kim aveva sempre rifiutato qualsiasi aiuto. Negli ultimi giorni si è rivolto, però, all’alleato cinese: tre aerei della compagnia di bandiera di Pyongyang sono volati nella provincia del Liaoning per fare rifornimento di “medicinali e materiale sanitario contro il Covid”. Le offerte che arrivano da Seul, invece, e dalle organizzazioni internazionali vengono ancora snobbate.
Il focolaio – sostengono gli esperti – ha probabilmente avuto origine dalla parata militare del 25 aprile a Pyongyang, organizzata da Kim Jong-un per mostrare i suoi nuovi missili, quando nella capitale, dalle varie zone del Paese, sono arrivate decine di migliaia di persone.
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