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Professionisti e Innovazione: 1.265 milioni in ICT

Gli studi professionali battono le imprese nella spesa in tecnologie digitali

Professionisti e Innovazione: 1.265 milioni in ICT

È questo l’esito dell’indagine condotta dall’Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale della School of Management del Politecnico di Milano, realizzata anche con il supporto della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, presentata lo scorso 8 maggio a Milano al convegno “Dati, dati, dati: l’Umanesimo digitale per i professionisti”. Sotto la spinta dell’adempimento ai nuovi obblighi normativi e di una crescente consapevolezza dell’utilità degli strumenti digitali per le attività delle professioni economico-giuridiche, Consulenti del Lavoro, avvocati, commercialisti e studi multidisciplinari nel 2018 hanno speso complessivamente 1.265 milioni di euro per ICT. Una crescita del 7,9% rispetto all’anno precedente e nettamente superiore a quella registrata dalle imprese nello stesso periodo (+0,7%). In generale, il 55% degli studi ritiene la propria dotazione hi-tech adatta alle esigenze attuali, ma teme che sia inadeguata al futuro. La tecnologia più adottata è la firma digitale (97%), seguita dalla fatturazione elettronica (lo strumento che cresce di più sotto la spinta dell’obbligo normativo, dal 42% all’82%) e dall’archivio digitale dei documenti (47%).Tuttavia, meno di quattro professionisti su dieci (38%) hanno un sito Internet, solo il 29% è presente sui social media e appena il 23% utilizza strumenti di e-learning. Ancora marginale l’adozione di tecnologie di frontiera, come la Business Intelligence (3%), la Blockchain (2%) e l’Intelligenza Artificiale (1%). I Consulenti del Lavoro – si legge nel comunicato stampa dell’Osservatorio del Politecnico – hanno speso in media 8 mila euro per investimenti in strumenti digitali, divisi omogeneamente fra le diverse classi di spesa (micro, medi e grandi investimenti). Il 32% degli intervistati della Categoria ha dichiarato di adottare un approccio collaborativo per la digitalizzazione e la diffusione della cultura dell’innovazione, sia nelle relazioni interne che esterne.

 

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