Mobilitazione continua.
Il piano Trump non ferma le piazze pro-Pal, ma non c'è una data unitaria.
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Tra organizzatori e sigle che il 4 ottobre hanno portato in piazza tantissime persone, nessuno si fida del piano americano. Anzi la maggior parte è apertamente diffidente. Il timore però è che la partecipazione cali. Le iniziative si moltiplicano ma non c’è un coordinamento unitario
“Non un passo indietro. La mobilitazione continua”. Ma come continua, ora che è in campo il piano Trump per la pace a Gaza? Tra organizzatori e sigle che il 4 ottobre hanno portato in piazza tantissime persone, nessuno si fida del piano americano. Anzi la maggior parte è apertamente diffidente. Ma questo non esclude il tema: un conto era chiamare a raccolta milioni di persone a eccidio in corso, un altro provare a farlo col cessate il fuoco a Gaza. Il timore è che la partecipazione cali.
Associazioni pro Pal e studenti universitari rilanciano la mobilitazione ma in maniera diffusa. Una nuova data unitaria ancora non c’è. Si muove il sindacato, che anche questa volta, com’è accaduto il 22 settembre scorso, si divide: quello di base, l’Usb parte lancia in resta e annuncia lo sciopero generale, anche se non ha fissato una data. La Cgil, che invece ha una sua manifestazione indetta per il 25 ottobre, per ora non aderisce. Insomma il movimento fatica a ritrovare un appuntamento unico.
Al grido “Diamo voce alla pace” domenica 12 ottobre la marcia della pace Perugia-Assisi – convocata ogni anno dal tavolo della Pace – sarà tra le edizioni più partecipate. Ci sarà Francesca Albanese, la relatrice Onu sulla Palestina, e con lei anche Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli.
Non dovrebbe esserci, invece, Maya Issa, uno dei volti della protesta del 4 ottobre. Venerdì sera gli studenti palestinesi, di cui è portavoce, si sono dati appuntamento all’Esquilino. Un sit in affollato, ma niente di paragonabile al 22 settembre, quando in 80 piazze, sfilò mezzo milione di persone. La studentessa spiega perché non crede al piano Trump. “Quello è un progetto di resa del popolo palestinese. E’ difficile parlare di pace fino a quando continuerà l’occupazione. Questo è solo un cessate il fuoco, ma sul futuro del popolo palestinese non dice nulla”.
La pensano come lei gli studenti di Cambiare Rotta, collettivo comunista molto attivo alla Sapienza e in molti atenei. Per la prossima settimana ha convocato assemblee in tutta Italia. “L’equipaggio di terra continua a lottare”, mettono in chiaro gli studenti, richiamando i giorni in cui sostenevano da terra il viaggio della Global Sumud Flotilla. “Ora che gli argini sono rotti, bisogna continuare a organizzarsi, perché il genocidio non è finito”. Lo slogan è quello della prima ora. “Blocchiamo tutto!”, scrivono sui social. Ma le adesioni – e i like – sono in calo.
Le iniziative si moltiplicano ma non c’è un coordinamento unitario. Per sabato 11 ottobre Ultima generazione organizza presidi a Roma, Milano, Bologna e Torino. “Boicotta e banchetta”, è lo slogan. Bds Italia, la sezione italiana del movimento a guida palestinese per le sanzioni a Israele, prepara un’iniziativa di denuncia pubblica contro Cybertech Europe, evento sull’applicazione del digitale agli strumenti militari, che si terrà il 21 e 22 ottobre alla Nuvola di Roma. Sabato a Bologna ci sarà un corteo con alcuni reduci dalla Flotilla. “Gaza ha ancora bisogno di noi. Siamo felici per gli accordi di pace, ma vogliamo dare al popolo palestinese il diritto all’autodeterminazione”, dice Yassine Lafram, presidente dell’Ucoii, che era uno dei bolognesi che ha partecipato alla missione navale. I manifestanti non potranno arrivare nella “piazza Gaza” bolognese, cioè la centrale piazza Maggiore. E sono stati smontati i banchetti anche a Piazza dei Cinquecento, a Roma.
Non ha ancora una data neppure l’Unione sindacale di base, che pure è stata protagonista delle precedenti mobilitazioni e che richiama la necessità di uno sciopero generale. “Ma non c’è ancora una data, probabilmente tra fine novembre e inizio dicembre”, spiega all’Huffpost Alessandro Giannelli, uno dei componenti della delegazione sindacale ricevuta a Palazzo Chigi. Al sottosegretario Alfredo Mantovano hanno illustrato una piattaforma economica che prevede tra le altre cose la reintroduzione della scala mobile e 2mila euro di stipendio minimo per tutti. “Noi non partecipiamo alla manifestazione del 25 ottobre indetta dalla Cgil. Quella è una cosa loro”, spiega Giannelli che sottolinea di ritenere il sindacato di Maurizio Landini “tra i responsabili dell’abbassamento dei salari”. L’Usb si riunirà in assemblea nazionale il 1 novembre e “in quella sede indirà lo sciopero generale”. E la Cgil? “Decidano loro. Noi riprendiamo il percorso del 22 settembre, del 3 e del 4 ottobre. E teniamo dentro tutto: la situazione a Gaza, una manovra di guerra che spende miliardi in armi e anche un piano di pace che presenta molte criticità visto che Israele sta serenamente continuando a bombardare”.
Neppure Maurizio Landini è entusiasta del piano Trump. “Lo vedremo se è un processo di pace. Sicuramente non sta morendo più nessuno e questo è positivo. Ma siamo solo all’inizio di un processo che non è ancora concluso. Per quanto ci riguarda – dice al termine dei colloqui a Chigi – il popolo palestinese deve avere l’autodeterminazione”. La Cgil sarà ancora in piazza, ma per il momento non indice lo sciopero generale, a cui sono contrari peraltro Cisl e Uil. Matteo Salvini si chiede provocatoriamente contro chi sciopererà Landini, ora che c’è il piano Trump di pace. Per il momento il segretario della Cgil risponde con la manifestazione del 25: “La ragione per manifestare resta. Vuole dire no alle armi”.
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