Continua il lavoro del Governo sulla riforma fiscale
Dovrebbe riordinare e semplificare il sistema anche eliminando le micro-imposte

Fin dall’inizio dei lavori il Governo ha puntato sullo scambio con gli operatori professionali del settore, proprio per questo si tengono in particolare considerazione gli spunti offerti dai commercialisti.
Dal suo canto il Consiglio nazionale dei commercialisti (CNDCEC) nel corso di un’audizione presso la Commissione Finanze della Camera ha espresso soddisfazione per questo particolare interesse, ma quali sono le proposte che arrivano dai commercialisti sulla riforma fiscale?
Interpelli a pagamento, i commercialisti esprimono disappunto
Particolare interesse è stato espresso dal Consiglio nazionale dei commercialisti sulla modifica della disciplina degli interpelli all’Agenzia delle entrate. In seguito alla riforma fiscale questi dovrebbero avere un netto taglio determinato dal fatto che gli stessi saranno forniti solo dietro pagamento.
L’obiettivo è evitare che i contribuenti facciano ricorso a questo importante strumento in modo poco responsabile andando così a rallentare l’attività dei dipendenti dell’Ade.
Il contributo, secondo le prime indiscrezioni, dovrebbe avere importo diverso basato sulla tipologia del contribuente che propone l’istanza e sul valore della questione posta in essere. Tale contributo dovrebbe essere diretto a finanziare corsi di formazione per gli operatori del fisco.
I commercialisti su tale proposta esprimono perplessità in quanto verrebbe eliminata la finalità stessa degli interpelli, cioè il confronto preventivo tra fisco e contribuente teso a limitare il contenzioso tributario.
Le proposte dei commercialisti per la riforma fiscale 2023
Il Consiglio nazionale dei commercialisti non ha espresso solo pareri sul progetto di riforma fiscale, infatti ha anche avanzato delle proposte.
Tra queste vi sono le norme che mirano a favorire la costituzione di società tra professionisti attraverso la neutralità fiscale delle operazioni di aggregazione professionale. In poche parole costituire una società tra professionisti non dovrebbe far emergere maggiori imposte da versare rispetto al cumulo tra i singoli professionisti.
In particolare chiedono:
- un regime opzionale per la determinazione per cassa del reddito delle società tra professionisti costituite in forma di società di capitali;
- l’estensione del regime forfettario anche alle associazioni professionali e alle società tra persone;
- piena equiparazione tra professionisti e imprese per l’accesso alle agevolazioni fiscali.
Non solo queste le proposte, infatti chiedono la semplificazione del sistema fiscale con l’eliminazione delle micro-imposte, proposta che sembra aver già trovato il plauso del Governo.
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