Anno: XXV - Numero 84    
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‎ Pensione, ecco come anticiparla. Scenari e opportunità per i medici

Con i tempi che corrono, tra inflazione e gas, è sempre meno conveniente anticipare la pensione, ma per quelli che vogliano farlo sarà bene un riepilogo degli scenari e delle opportunità

‎ Pensione, ecco come anticiparla. Scenari e opportunità per i medici

Gli scenari – Tramontata con il 2021 quota 100 che permetteva di andare in pensione con un minimo di 62 anni di età e di 38 anni di anzianità contributiva, è arrivata quest’anno quota 102 che alza il requisito minimo dell’età a 64 anni di età. Per il futuro, si parla di estendere Opzione Donna – che esiste dai tempi della riforma Fornero, 2012 – ai lavoratori uomini. Tale opzione, che comunque scade a fine anno e va rinnovata per legge, consente di andare in pensione compiuti i 58 anni (59 anni le lavoratrici autonome) avendone 35 minimo di contributi. In questo caso però l’assegno è ricalcolato tutto con il più penalizzante sistema contributivo, in pratica “fanno pensione” i soli versamenti della contribuente. Con l’estensione di Opzione Donna alla fine per tutti coloro che la scelgono l’assegno subirebbe un taglio che va dal 13% nel migliore dei casi al 30% nel peggiore. Altra idea, più quotata presso la Lega, è “quota 41”, per la sola pensione anticipata: dove oggi gli uomini possono pensionarsi a qualunque età con 42 anni e 10 mesi di contributi e le donne con 41 anni e 10 mesi, il limite scenderebbe a 41 anni. Ripetiamo, sono tutte ipotesi, anche se il tempo stringe. In parallelo, ricordiamo sempre che per pensionarsi in Enpam i limiti sono: i 68 anni dai quali decorre il diritto alla pensione di vecchiaia e i 62 a partire dai quali ci si può pensionare in anticipo con 35 anni di contributi e 30 di anzianità di laurea. Ma come si può ottimizzare l’assegno se si va in pensione in anticipo? Le risposte sono in quattro istituti: riscatti di laurea e di allineamento, ricongiunzione-totalizzazione, cumulo.

Le opportunità – Il riscatto degli anni di laurea anticipa il pensionamento con certezza solo a chi ha iniziato a lavorare entro i 24 anni. Per chi ha iniziato oltre i 30 anni non serve ad anticipare. Per chi ha iniziato tra i 24 ed i 30 anni, il beneficio è parziale. Può però servire ad aumentare l’assegno pensionistico. In ogni caso, anche se deducibile dalle tasse, costa molto: un terzo dello stipendio annuo per anno riscattato. Dal 2019 in ambito Inps si può richiedere il riscatto agevolato pagando una cifra fissa di 5.360 euro per ogni anno di università e risparmiando molto. Tale forma è riservata solo a chi ha iniziato a studiare e poi a lavorare dopo il 1996. Tra gli iscritti Enpam, per riscattare occorre far domanda prima di pensionarsi e se si ha una anzianità contributiva da 10 anni in su. In Enpam esiste anche il riscatto di allineamento che consente di allineare i contributi già pagati a una contribuzione più alta versata nei periodi in cui si è lavorato di più e quindi il reddito è stato più consistente. In questo modo l’iscritto può ottenere un incremento dell’assegno della pensione; non aumenta invece l’anzianità contributiva.

RicongiunzioneTotalizzazione -Il medico dipendente o Enpam può anche voler riunire in un’unica gestione, la più conveniente, i contributi ad enti di previdenza diversi, così da avere una sola pensione. Questo passaggio si chiama ricongiunzione. Da luglio 2010, ricongiungere è oneroso, sia in Enpam (qui lo è da sempre) sia in Inps. Attenzione! In base alle attuali regole non è possibile ricongiungere all’Enpam i contributi versati alla Gestione separata Inps per ottenere un’unica pensione. Il tema interessa migliaia di medici specializzandi e dottorandi che versano ad “Inps 2” per anni il 24% del reddito. L’Inps afferma che il calcolo della pensione in Inps 2 è contributivo: se la ricongiunzione avvenisse in una cassa a calcolo retributivo (ad esempio Enpam) si rischia illegittimamente un maggior esborso a carico della collettività. Però nel 2019 la Cassazione, con sentenza 26039 ribadita di recente dalla Corte d’Appello di Milano, ha asserito il contrario a norma della legge 45 del 1990. In ogni caso, serve una causa per farsi valere. Non è onerosa invece la totalizzazione, istituto che fa recuperare spezzoni di contributi accreditati in più gestioni previdenziali. Con essa, lavoratori sia autonomi sia dipendenti, possono chiedere la liquidazione dell’assegno ad ogni ente cui hanno contribuito per un certo periodo. Ne deriva un’unica pensione costituita dagli assegni pagati pro quota dalle varie gestioni. La totalizzazione riguarda sempre tutti e per intero i periodi assicurativi.

Il cumulo – Come per la totalizzazione, gli iscritti a due o più enti previdenziali possono chiedere di cumulare periodi contributivi diversi ad enti diversi per ottenere un assegno unitario ai fini sia della pensione di vecchiaia sia di quella anticipata. Il cumulo non presenta oneri per il lavoratore; la pensione è calcolata in ogni gestione secondo le regole di calcolo previste da quella gestione e dei contributi in essa versati. Con quota 100 e quota 102 il cumulo può essere esercitato, ma solo in ambito Inps, anche per raggiungere i 38 anni di contributi utili ad andare in pensione prima.

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