Il testo sull’equo compenso approvato alla Camera rende inattuabile un diritto che si vorrebbe proteggere
Il presidente di Confprofessioni Stella boccia le ipotesi di una approvazione senza modifiche della norma per le prestazioni professionali.
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«L’attuale schema di legge sull’equo compenso per le prestazioni professionali non risponde alle reali necessità dei liberi professionisti. Pertanto, qualsiasi forzatura per far passare questa legge va respinta al mittente». Il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, stronca sul nascere le voci che circolano in ambienti parlamentari secondo le quali “legittime” modifiche al disegno di legge varato lo scorso ottobre dalla Camera metterebbero a rischio l’approvazione della norma entro i termini della legislatura nel 2023.
«Non possiamo accettare la logica del “prendere o lasciare” su un tema di vitale importanza per i liberi professionisti, soprattutto in un momento di grave crisi economica come quella che sta attraversando il Paese – aggiunge Stella – Abbiamo manifestato in tutte le sedi istituzionali la necessità di modifiche all’attuale testo che, invece di costituire un deterrente per i committenti forti, finisce per colpire i professionisti attraverso un regime sanzionatorio ancor più penalizzante per gli iscritti agli ordini professionali. Non possiamo accettare sconti su una legge che impone forme di regolamentazione economica dell’attività professionale, limitando così la libertà contrattuale dei professionisti. Lo abbiamo detto ieri e lo ribadiamo oggi: la legge sull’equo compenso deve garantire al professionista sottopagato il riconoscimento della liquidazione di un corrispettivo corrispondente alla qualità della prestazione svolta. Qui invece – conclude Stella – si sta cercando di forzare la mano per rendere inattuabile un diritto che si vorrebbe proteggere».
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