Anno: XXV - Numero 71    
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I commercialisti sono sul piede di guerra

Dalle proteste alla disobbedienza fiscale.

I commercialisti sono sul piede di guerra

Dopo il no del Mef a un’ulteriore proroga delle scadenze fiscali previste per lunedì 20 luglio, si alza il livello di scontro tra governo, commercialisti e Forza Italia, con gli azzurri che tirano in ballo la “disobbedienza fiscale”. Il ministero dell’economia aveva sbarrato la strada a un’ipotesi di un ulteriore rinvio a settembre dei versamenti degli acconti e dei saldi delle imposte sui redditi in autoliquidazione (un flusso di cassa per oltre 8 miliardi secondo le previsioni) già fatti slittare da fine giugno al 20 luglio, nonostante il pressing crescente per una proroga non solo nel mondo degli operatori professionali ma anche in Parlamento.

I primi a far sentire la loro voce sono stati i commercialisti che hanno sottolineato come sia ormai “inevitabile valutare concrete azioni di protesta della categoria, tra le quali non escludiamo lo sciopero”. Secondo i professionisti del fisco “il Governo si sta esponendo a una magra figura, perché tanti meno saranno i contribuenti che autonomamente sceglieranno di non versare il 20 luglio o il 20 agosto con maggiorazione dello 0,4%, tanto più sarà inevitabile per il Governo fare marcia indietro e riaprire i termini di versamento senza sanzioni fino al 30 settembre, come già avrebbe dovuto fare”.

In questi ultimi giorni i commercialisti avevano più volte reiterato l’appello per una proroga dei versamenti relativi alle dichiarazioni dei redditi e dell’Irap 2020, in scadenza il 20 luglio. Ma il no del Mef è stato nettoche i commercialisti hanno interpretato come “un muro di gomma eretto dell’esecutivo” nei loro confronti e per questo valutano “azioni di protesta, senza escludere uno sciopero della categoria”.

A dar loro manforte arriva Forza Italia che tramite Sestino Giacomoni, vicepresidente della commissione Finanze alla Camera e membro del coordinamento di presidenza di Forza Italia, richiama alla “disobbedienza fiscale” di fronte “a un governo miope e insensibile alle difficoltà oggettive di chi deve fare tutti i giorni i conti con una crisi tremenda causata dalla pandemia da Covid-19”.

L’auspicio di Giacomoni è che “lunedì prossimo nessuno ottemperi agli obblighi delle scadenze. Uno Stato democraticamente maturo – prosegue – deve essere anche Stato leale, corretto, onesto ed equo con i propri contribuenti, se ciò non accade è bene che questi prendano in considerazione ogni opportunità, anche quella di non pagare le tasse. Forse, solo a seguito di una vera e propria rivolta pacifica del buonsenso chi governa sarà costretto ad aprire gli occhi e a fare i conti con la realtà”.

Per la capogruppo di Forza Italia alla Camera, Mariastella Gelmini, i commercialisti “fanno bene a richiamare il governo alle proprie responsabilità. Le scadenze fiscali vanno assolutamente prorogate” e richiama quindi Palazzo Chigi ad avere “un sussulto di realismo e si adoperi nelle prossime ore per rinviare tutti i pagamenti al prossimo anno”.

Per Andrea Mandelli di FI “il mancato rinvio delle prossime scadenze fiscali è una scelta scellerata in un periodo di grandissima difficoltà per i contribuenti italiani”. Interviene anche il vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani, che giudica come “un grave errore non rinviare gli adempimenti fiscali. Molte imprese rischiano di chiudere o di finire nelle mani degli usurai”. “Pieno appoggio” alla decisione del Consiglio nazionale di commercialisti arriva anche dalla Lega, per Massimo Bitonci, componente della commissione Finanze alla Camera, il governo è “sordo alle richieste di contribuenti e professionisti”.

Fa eco ai commercialisti anche Assoeventi, l’associazione di Confindustria dei settori Events, Luxury e Wedding che definisce “impossibile da rispettare” le scadenze fiscali del prossimo 20 luglio in quanto “le aziende del nostro settore sono ferme dal Dpcm del 4 marzo” e da quella data le aziende di quel settore “non hanno potuto organizzare un solo evento da allora; sono a ricavi zero; 46 mila imprese del settore degli eventi e del wedding rischiano di fallire; milioni di nostri lavoratori, fra dipendenti a tempo indeterminato, collaboratori e stagionali, rischiano di perdere il proprio lavoro, e il Governo lunedì vuole farci pagare le tasse”.

 

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