Alluvioni e crisi climatica: assicurazione o prevenzione?
Se ne è discusso nel corso del convegno “Alluvioni e crisi climatica: assicurazione o prevenzione?”, promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.
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“Le assicurazioni possono rappresentare un’opportunità, ma prima è essenziale che, a livello governativo, regionale e amministrativo, si risolvano i problemi e si creino le condizioni per ridurre l’impatto degli eventi meteorologici straordinari sul territorio, con una vera mitigazione fatta di manutenzione e realizzazione di opere ordinarie e straordinarie mettendo in sicurezza i privati. Pur essendo contraria a imposizioni dall’alto, la situazione critica che attraversa tutto il Paese impone provvedimenti concreti con azioni congiunte fra cittadini e pubblica amministrazione”. Lo ha dichiarato Erica Mazzetti, esponente di Forza Italia in Commissione Ambiente alla Camera dei deputati, nel corso del convegno “Alluvioni e crisi climatica: assicurazione o prevenzione?”, promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.
“La Corte dei Conti ha recentemente rivelato che la Regione Emilia-Romagna ha investito solo il 10% dei fondi stanziati dallo Stato per contrastare il dissesto idrogeologico. Pertanto – ha aggiunto Mazzetti -, anziché imporre obblighi assicurativi, è compito dell’amministrazione pubblica mettere in sicurezza i territori e semplificare le procedure. Questo riguarda sia lo Stato sia gli enti locali, dalle amministrazioni comunali a quelle regionali, che spesso mancano di adeguate competenze professionali e di volontà decisionali. Solo successivamente si potrebbe considerare un eventuale sistema assicurativo, evitando che ogni emergenza si traduca in una nuova tassazione per i cittadini o in ulteriori norme a tema”.
Anche Nicola Irto, senatore del Partito Democratico in Commissione Ambiente a Palazzo Madama, non crede alla soluzione dell’assicurazione per tutti: “Uno Stato che vuole essere vicino ai territori colpiti deve fare investimenti risarcitori che devono essere accompagnati da un importante piano di prevenzione. I cambiamenti climatici e i mancati investimenti sul territorio ci raccontano un Paese fragile da Nord a Sud, non ci sono zone franche o zone che stanno meglio di altre. Investire risorse pubbliche a salvaguardia del territorio è un provvedimento che riguarda il futuro di questo Paese. Le risorse del PNRR, alcune delle quali espressamente utilizzabili per la programmazione e la prevenzione della salvaguardia del territorio italiano, non bastano. Facciamo i conti con la mancanza di una visione complessiva del rischio idrogeologico. Oltre alla mancanza di un ampio piano di risorse da investire in questo settore pesa la stratificazione legislativa, lo scontro di competenze tra apparati dello Stato, una vera babele istituzionale. Pertanto – ha concluso Irto – , sulle norme e sulle attività che riguardano la salvaguardia del territorio il nostro Paese dovrebbe dotarsi di un investimento economico imponente perché gli eventi avvenuti ci dimostrano che è diventato un tema prioritario”.
Per il senatore Michele Barcaiuolo (Fratelli d’Italia) “la migliore forma di risarcimento è quella di evitare /il più possibile i danni e quindi investire nella prevenzione e nella cura del territorio che, nel nostro Paese, per troppi anni, sono state relegate a qualcosa di secondario. Ogni euro speso in prevenzione quindi nella pulizia vera degli alvei fluviali e nel considerare ogni tipo di condotta fluviale un vero e proprio condotto idraulico, come tale è, avrebbe portato a un enorme risparmio rispetto ai risarcimenti previsti. E’ chiaro che il tema dell’assicurazione si può e si deve affrontare. Per quanto riguarda le imprese, un’assicurazione obbligatoria ci sia già di fatto. Per quello che riguarda il privato deve essere una cosa graduale. Non siamo pronti all’istante ma può essere sicuramente un qualcosa che va a completare una rete di protezione che è comunque necessaria. I fondi ci sono, spesso non sono stati utilizzati e tuttora non vengono utilizzati. Sono emiliano romagnolo, di Modena, conosco bene i numeri di questa realtà, ma non è così difforme il resto d’Italia. Negli ultimi dieci anni oltre 500 milioni sono pervenuti a Regione Emilia Romagna per la cura del dissesto idrogeologico e ne sono stati spesi poco più di 100 nell’ultimo anno”.
Di parere contrario Ilaria Fontana, parlamentare del Movimento Cinque Stelle in Commissione Ambiente a Montecitorio: “Il tema delle assicurazioni è certamente importante, ma siamo fermamente contrari alle modalità proposte. Poche settimane fa, il ministro Musumeci ha, infatti, annunciato una nuova misura per gli italiani, prevedendo una polizza assicurativa obbligatoria sulla casa, una proposta che ha creato forte disaccordo persino all’interno della maggioranza. Già con la scorsa manovra, inoltre, il governo ha imposto un nuovo onere per le imprese, obbligandole a stipulare una polizza entro il 31 dicembre.
Anche qui sorgono seri problemi: quando parliamo di assicurazioni contro le catastrofi naturali, oggi non disponiamo di dati precisi sui costi. Per questo, in Commissione stiamo lavorando per ottenere una proroga del termine fissato al 31 dicembre 2024. La nostra convinzione è che, di fronte a eventi naturali e cambiamenti climatici, la priorità debba essere la prevenzione. Questa è l’unica risposta efficace, e come legislatori abbiamo il dovere di pianificare interventi robusti per la messa in sicurezza dei territori e delle comunità”.
Nel corso del dibattito, moderato da Anna Maria Belforte, il punto di vista dei professionisti è stato illustrato da Eleonora Linda Lecchi (commercialista e revisore legale dell’Odcec di Bergamo): “Gli eventi atmosferici estremi sempre più frequenti hanno messo in luce, tra le altre cose, la necessità dei sistemi di risarcimento più efficaci. Alcuni Paesi europei hanno adottato sistemi di assicurazione obbligatoria contro le calamità naturali sia per le imprese che per le abitazioni, occorre chiedersi se questa misura è applicabile anche in Italia. Prevenire è sicuramente meglio che curare, ma c’è da valutare se i fondi attualmente destinati alla difesa del suolo e alla prevenzione delle catastrofi in Italia, al di là di come siano utilizzati, sono sufficienti. Inoltre esistono anche numerosi fondi europei destinati alla gestione del rischio climatico è necessario stabilire in che modo l’Italia ne usufruisce”.
Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longoni (consigliere dell’Istituto nazionale esperti contabili): “Nutro forte scetticismo verso l’operato delle compagnie assicurative italiane, che spesso tendono a sottrarsi agli obblighi risarcitori. I tribunali italiani, infatti, sono colmi di contenziosi legati alle assicurazioni, che rappresentano il secondo tipo di vertenza più frequente dopo quelle tributarie. Gli interventi di sostegno per le vittime di disastri dovrebbero essere a carico dello Stato. Se si continua a consentire costruzioni in aree ad alto rischio, poi soggette a gravi danni per alluvioni o frane, significa che le scelte di governo sono state inadeguate. È necessario avviare una politica di riordino territoriale, per sviluppare nei prossimi dieci anni una pianificazione efficace degli interventi.”
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