Basta con le polemiche sul no voto.
In democrazia, anche l’astensione può essere una forma di partecipazione.
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In Italia il referendum abrogativo è un istituto costituzionale serio, non una semplificazione populista. E prevede un elemento essenziale: il quorum. Non è un difetto, ma una garanzia. Serve a proteggere la stabilità legislativa da abrogazioni imposte da minoranze rumorose su temi complessi.
Per questo, scegliere di non votare a un referendum può essere un atto politico pienamente legittimo. E quando si ritiene che la richiesta di abrogazione sia infondata o strumentale, è non solo legittimo ma doveroso fare campagna politica per il non voto.
In democrazia, anche l’astensione può essere una forma di partecipazione: quando è consapevole, motivata, dichiarata pubblicamente. Non votare per far mancare il quorum non è un trucco: è un modo limpido per dire “questa proposta non va nemmeno presa in considerazione”.
Nel 2016, in occasione del referendum abrogativo sulle trivelle, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, non certo esponente della destra, definì l’iniziativa “inconsistente e pretestuosa.
Quanto all’astensione, fu chiarissimo:
“Se la Costituzione prevede che la non partecipazione della maggioranza degli aventi diritto è causa di nullità, non andare a votare è un modo di esprimersi sull’inconsistenza dell’iniziativa referendaria.”
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