Anno: XXV - Numero 73    
Lunedì 29 Aprile 2024 ore 13:00
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Le tendenze di medio – lungo periodo del sistema pensionistico italiano

Il MEF ha pubblicato il Rapporto n. 24 sulle tendenze di medio – lungo periodo del sistema pensionistico e socio sanitario. Si tratta di un tomo di 515 pagine che il cittadino “informato” dovrebbe leggere per rendersi conto della situazione italiana.

Le tendenze di medio – lungo periodo del sistema pensionistico italiano

Le tendenze di medio – lungo periodo del sistema pensionistico italiano

Il MEF ha pubblicato il Rapporto n. 24 sulle tendenze di medio – lungo periodo del sistema pensionistico e socio sanitario. Si tratta di un tomo di 515 pagine che il cittadino “informato” dovrebbe leggere per rendersi conto della situazione italiana.

di Paolo Rosa

In ogni sistema previdenziale la sostenibilità finanziaria e l’adeguatezza delle prestazioni sono due facce della stessa medaglia che, necessariamente, debbono essere perseguite congiuntamente. Infatti, un sistema pensionistico non sostenibile sul piano finanziario non è in grado di garantire previdenza nel medio – lungo periodo e nello stesso tempo una sostenibilità finanziaria, perseguita a scapito di una compressione eccessiva delle prestazioni, non sarebbe socialmente tollerabile con la conseguenza, come accade sempre, di inevitabili successive revisioni del quadro normativo con interventi a sostegno delle posizioni, economicamente più deboli.

Per questo, utilizzo le tavole della sostenibilità (rapporto spesa per pensioni e PIL) e quelle del tasso di sostituzione (rapporto tra ultima retribuzione, o reddito per l’autonomo, e primo rateo di pensione), tra le tante pubblicate. Riporto 4 grafici, utilizzando lo scenario base, e mi occupo solo dello sviluppo pensionistico, illustrando, grafico per grafico, la situazione per facilitare il lettore.

Questo grafico, alla prima riga, descrive l’evoluzione dal 2010 al 2070 della spesa per pensioni in percentuale rispetto al PIL. Si può notare che la spesa è in continuo aumento sino al 2040 e questo è dovuto all’elevata indicizzazione delle prestazioni imputabile al notevole incremento del tasso di inflazione registrato nel 2022 e per via delle agevolazioni al pensionamento introdotte (quota 100, quota 102 e quota 103). L’aumento della spesa per pensioni raggiunge il picco tra il 2035 e il 2040 per poi iniziare a scendere sino al 2070. La rapida riduzione del rapporto fra spesa pensionistica e PIL è determinata dall’applicazione generalizzata del sistema di calcolo contributivo che va a regime.

 

Il grafico rappresenta esattamente l’evoluzione del rapporto tra la spesa pubblica per pensioni e il PIL (Prodotto Interno Lordo).

Queste tabelle nella prima parte in alto riproducono le percentuali che abbiamo già trattato sopra e, nella sezione A3.2 riportano il dato numerico della spesa per pensioni, distinguendo tra pensioni dirette, dipendenti privati, pubblici e autonomi e pensioni indirette, dipendenti privati, pubblici e autonomi.

Nella sezione A3.3 sono riportati il numero totale delle pensioni con la distinzione di cui sopra. Si può constatare come il numero delle pensioni aumenti sino al 2045 che, come abbiamo visto più sopra, rappresenta il picco della spesa, per poi iniziare a scendere.

Nella sezione A3.4 sono indicati gli importi medi delle pensioni che, a differenza del numero, sono sempre in aumento passando da € 13.205 all’anno del 2010 a € 20.036 del 2070 e questo per via della indicizzazione.

Nella sezione A3.5 sono indicati, in migliaia, il numero dei pensionati che vedono il picco nel 2045 (17.315) per ridursi a 14.402 nel 2070.

 

In questa tabella sono riportati i tassi di sostituzione lordi della previdenza obbligatoria. Il tasso di sostituzione rappresenta il rapporto tra l’ultima retribuzione, o l’ultimo reddito per l’autonomo, e il primo rateo di pensione. La tabella distingue, alla sezione 6.1.a, i dipendenti privati e, nella sezione 6.1.b, gli autonomi. Rinvio alle spiegazioni del Report alle pag. 188,189,190. Per i privati, se guardiamo all’ipotesi base, il tasso di sostituzione dal 2010 al 2060 è in continua riduzione per assestarsi poi sino al 2070. Questo è dovuto all’entrata in vigore, a regime, del sistema di calcolo contributivo della pensione. Lo stesso dicasi anche per l’ipotesi base degli autonomi con una riduzione però molto più marcata perché si parte dal 72.1 del 2010 al 47.3 del 2060 che si mantiene stabile sino al 2070.

I numeri certificano che la riforma Fornero del 2011 aveva messo in sicurezza il sistema pensionistico italiano, tranne che per gli esodati, e che le successive deroghe (quota 100, 102, 103) lo hanno, progressivamente, indebolito con impennata al 2040 della relativa spesa.

La previdenza non si fa con gli slogan elettorali ma con la massima attenzione sui numeri.

 

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