Dazi Usa e turbolenze globali: le casse di previdenza verso un cambio di rotta
Le nuove misure protezionistiche imposte da Trump potrebbero costare fino allo 0,5% del PIL italiano nel 2026. Le casse di previdenza dovranno rivedere asset allocation e strategie di rischio per affrontare il nuovo scenario economico.
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Traduzione: ci aspettano anni di sTraduzione: ci aspettano anni di stagnazione del PIL sperando nel riallineamento nel 2029, che non è proprio dietro l’angolo. È vero che l’accordo pone fine allo stato di incertezza, e l’andamento delle borse lo certifica, ma le condizioni mi sembrano molto pesanti. I dazi sono imposte indirette applicate sul valore di beni o servizi. Lo scopo è quello di aumentare il prezzo e rendere l’importazione meno competitiva. Di solito i dazi provocano un aumento dei prezzi e quindi si scaricano sul consumatore finale e cioè sulle famiglie. Non credo proprio che le famiglie USA saranno contente. Questi dati, a mio giudizio, obbligheranno le Casse di previdenza a rivedere la propria asset allocation strategica, tattica e dinamica. Per asset allocation strategica (AAS) si intende l’asset allocation elaborata sulla base dell’ALM – Asset Liability Management- ed espressa sia nel lungo periodo (in funzione delle proiezioni del bilancio tecnico a 30 e 50 anni) che nel medio periodo (ovvero sull’arco temporale del triennio periodo identificato per la gestione attiva del preventivo). Per asset allocation tattica (AAT) si intende la distribuzione del portafoglio corrente (ovvero sull’arco temporale dei dodici mesi coincidente ad un anno solare). Per asset allocation dinamica (AAD) si intendono i rapidi adattamenti del portafoglio a brusche variazioni del mercato consentite per cogliere opportunità di mercato ma gestite con le modalità di rientro indicate nell’asset allocation tattica approvata da ogni singola Cassa. Come detto più sopra, alla luce delle dichiarazioni del Ministro Giorgetti, l’impatto dei dazi sull’economia italiana riguarderà sia l’asset allocation strategica che quella tattica e quella dinamica. Sarà quindi necessario, con l’aiuto dell’advisor, verificare le caratteristiche di rischio / rendimento dell’asset allocation strategica attraverso l’aggiornamento mensile delle stime dei parametri di rendimento atteso, volatilità e correlazioni attese dai singoli comparti della AAS. Ma anche rivedere l’asset allocation strategica, individuando, alla luce delle nuove proiezioni economiche, il livello dei rischi con sviluppo di stress test volte a verificare l’impatto sul rischio / rendimento di breve, medio e lungo termine della AAS in ipotesi di andamento avverso dei mercati finanziari. In buona sostanza ogni Cassa dovrà verificare la tenuta dell’equilibrio finanziario in presenza dello scenario avverso che ci attenderà nei prossimi tre anni e adottare le tempestive correzioni di rotta. Nessuno ha la sfera di cristallo e quindi solo la professionalità acquisita può aiutare nel turbinio dell’economia, così da cogliere anche le opportunità che si presenteranno. La Redazione di Ifanews ieri ha pubblicato un interessante spunto di riflessione che qui ripongono: “Il coefficiente “Hopes & Dreams” allarma: segnali di svolta sui mercati globali Uno spartiacque silenzioso ma profondo segna l’inizio della seconda metà del 2025: l’eccezionalismo di Wall Street è in bilico. Compaiono delle crepe dopo un decennio di ascesa grazie ai tassi bassi, alla supremazia tecnologica e alla forza del dollaro. Da inizio anno, le azioni statunitensi, le large cap in particolare, sottoperformano nettamente i mercati europei (in euro). Una flessione che potrebbe rappresentare la fine di un ciclo, come confermano alcuni indicatori. Il coefficiente Hopes & Dreams, che misura la parte delle valutazioni non riconducibile alla solidità dei fondamentali, sfiora i livelli della bolla internet. In parallelo, il contesto politico, con il ritorno di D. Trump alla Casa Bianca, aggiunge una forte dose di imprevedibilità: dazi sette volte più alti rievocano lo spettro di una nuova guerra commerciale. In questo contesto, diventa strategico ridurre la sovraesposizione alle azioni e al debito USA e riscoprire i meriti del resto del mondo. Negli Stati Uniti, gli investitori privati con la loro crescente presenza influenzano in maniera significativa il movimento dei prezzi. Guidati dalle “app” e dalle tendenze, aumentano la volatilità. Di fronte a questa nuova configurazione è necessario adattarsi… e ricorrere alla gestione attiva di convinzione basata sull’analisi fondamentale. È in atto una riallocazione geografica. A lungo trascurata, l’Europa borsistica si presenta oggi come un’alternativa credibile, soprattutto attraverso le azioni Value, le small e mid cap e alcune tematiche di lungo termine sostenute dai piani paneuropei (difesa, transizione energetica, infrastrutture). Sul versante obbligazionario, i Treasuries statunitensi mostrano segnali di stanchezza. Investitori internazionali come la Cina o il Giappone potrebbero accelerare la diversificazione verso l’oro e le azioni denominate in euro o franchi svizzeri. L’Europa ha quindi un’occasione unica per rafforzare il ruolo internazionale dell’euro. Anche le prospettive obbligazionarie sono profondamente mutate. Se negli Stati Uniti la volatilità dei tassi invita alla prudenza, in Europa la normalizzazione degli spread creditizi offre un terreno propizio. Il cambiamento di paradigma fiscale in Germania è un potente driver di sostegno. L’incremento della spesa per la difesa rappresenta una tematica strategica di lungo termine decisamente significativa e l’obiettivo dichiarato di una soglia del 5% del PIL per i Paesi della NATO è un segnale chiaro. Sono oltre 50 le società europee quotate esposte ai settori della difesa, della cybersecurity e delle tecnologie di rilevanza nazionale. Con una crescita visibile, un portafoglio ordini corposo e un forte sostegno politico, questa tematica merita un posto strategico nelle allocazioni. Anche altre forze potrebbero contribuire a delineare il volto del secondo semestre. In primo luogo i mercati emergenti, che oggi hanno il vento in poppa, sospinti dall’indebolimento del dollaro, la diminuzione dei costi dell’energia e il deflusso dei capitali statunitensi. I BRICS potrebbero fare un ritorno sorprendente. Un altro driver sono le small e mid cap europee, il cui rimbalzo è sostenuto dall’esposizione domestica, le valutazioni ancora ai minimi storici e una traiettoria degli utili in ripresa. E infine, il settore healthcare, che si conferma strutturalmente solido, trainato dall’innovazione, i trend demografici e un pricing power resiliente. In un mondo in transizione dalla globalizzazione alla frammentazione, dal dollaro-re verso altri asset rifugio, e forse dalla gestione passiva verso la riscoperta delle virtù della gestione attiva, occorre pensare diversamente, agire con discernimento e non temere le contraddizioni”. (Milano, 30 luglio 2025. A cura di Michel Saugné, CIO, La Financière de l’Échiquier (LFDE)) Mentre attendiamo la pubblicazione del Regolamento sugli investimenti per le Casse di previdenza, pubblicazione promessa entro oggi ma dato che lo si attende da 15 anni un ulteriore ritardo non mi stupirebbe perché le Casse non vogliono il codice degli appalti negli investimenti, la prof. Marina Brogi, ordinario di economia degli intermediari finanziari all’Università La Sapienza, intervistata dalla Cassa Commercialisti, alla domanda “Il recente decreto sugli investimenti delle Casse di previdenza va in questa direzione?” ha risposto: “Assolutamente sì. Va letto come un’opportunità per rafforzare il ruolo delle Casse nel sostenere l’economia reale, grazie anche a un quadro normativo più chiaro e coerente. Il regolamento fornisce una cornice giuridica organica, necessaria in un settore dove ogni Cassa si è mossa finora in modo autonomo. Il decreto definisce modalità di gestione, criteri di investimento, obblighi informativi, documenti sulla politica di investimento, modalità di gestione del patrimonio, conflitti di interesse e incompatibilità. Il patrimonio potrà essere gestito in forma diretta – con strutture adeguate ai rischi e alle caratteristiche delle attività detenute – oppure in forma indiretta. Gli investimenti, prevalentemente in strumenti finanziari negoziati su mercati regolamentati, dovranno essere riepilogati annualmente in un prospetto a valori correnti, soggetto a pubblicazione”. tagnazione del PIL sperando nel riallineamento nel 2029, che non è proprio dietro l’angolo. È vero che l’accordo pone fine allo stato di incertezza, e l’andamento delle borse lo certifica, ma le condizioni mi sembrano molto pesanti.
I dazi sono imposte indirette applicate sul valore di beni o servizi. Lo scopo è quello di aumentare il prezzo e rendere l’importazione meno competitiva.
Di solito i dazi provocano un aumento dei prezzi e quindi si scaricano sul consumatore finale e cioè sulle famiglie. Non credo proprio che le famiglie USA saranno contente.
Questi dati, a mio giudizio, obbligheranno le Casse di previdenza a rivedere la propria asset allocation strategica, tattica e dinamica.
Per asset allocation strategica (AAS) si intende l’asset allocation elaborata sulla base dell’ALM – Asset Liability Management- ed espressa sia nel lungo periodo (in funzione delle proiezioni del bilancio tecnico a 30 e 50 anni) che nel medio periodo (ovvero sull’arco temporale del triennio periodo identificato per la gestione attiva del preventivo).
Per asset allocation tattica (AAT) si intende la distribuzione del portafoglio corrente (ovvero sull’arco temporale dei dodici mesi coincidente ad un anno solare).
Per asset allocation dinamica (AAD) si intendono i rapidi adattamenti del portafoglio a brusche variazioni del mercato consentite per cogliere opportunità di mercato ma gestite con le modalità di rientro indicate nell’asset allocation tattica approvata da ogni singola Cassa.
Come detto più sopra, alla luce delle dichiarazioni del Ministro Giorgetti, l’impatto dei dazi sull’economia italiana riguarderà sia l’asset allocation strategica che quella tattica e quella dinamica.
Sarà quindi necessario, con l’aiuto dell’advisor, verificare le caratteristiche di rischio / rendimento dell’asset allocation strategica attraverso l’aggiornamento mensile delle stime dei parametri di rendimento atteso, volatilità e correlazioni attese dai singoli comparti della AAS.
Ma anche rivedere l’asset allocation strategica, individuando, alla luce delle nuove proiezioni economiche, il livello dei rischi con sviluppo di stress test volte a verificare l’impatto sul rischio / rendimento di breve, medio e lungo termine della AAS in ipotesi di andamento avverso dei mercati finanziari.
In buona sostanza ogni Cassa dovrà verificare la tenuta dell’equilibrio finanziario in presenza dello scenario avverso che ci attenderà nei prossimi tre anni e adottare le tempestive correzioni di rotta.
Nessuno ha la sfera di cristallo e quindi solo la professionalità acquisita può aiutare nel turbinio dell’economia, così da cogliere anche le opportunità che si presenteranno.
La Redazione di Ifanews ieri ha pubblicato un interessante spunto di riflessione che qui ripongono:
“Il coefficiente “Hopes & Dreams” allarma: segnali di svolta sui mercati globali
Uno spartiacque silenzioso ma profondo segna l’inizio della seconda metà del 2025: l’eccezionalismo di Wall Street è in bilico.
Compaiono delle crepe dopo un decennio di ascesa grazie ai tassi bassi, alla supremazia tecnologica e alla forza del dollaro.
Da inizio anno, le azioni statunitensi, le large cap in particolare, sottoperformano nettamente i mercati europei (in euro).
Una flessione che potrebbe rappresentare la fine di un ciclo, come confermano alcuni indicatori. Il coefficiente Hopes & Dreams, che misura la parte delle valutazioni non riconducibile alla solidità dei fondamentali, sfiora i livelli della bolla internet.
In parallelo, il contesto politico, con il ritorno di D. Trump alla Casa Bianca, aggiunge una forte dose di imprevedibilità: dazi sette volte più alti rievocano lo spettro di una nuova guerra commerciale.
In questo contesto, diventa strategico ridurre la sovraesposizione alle azioni e al debito USA e riscoprire i meriti del resto del mondo.
Negli Stati Uniti, gli investitori privati con la loro crescente presenza influenzano in maniera significativa il movimento dei prezzi. Guidati dalle “app” e dalle tendenze, aumentano la volatilità. Di fronte a questa nuova configurazione è necessario adattarsi… e ricorrere alla gestione attiva di convinzione basata sull’analisi fondamentale.
È in atto una riallocazione geografica.
A lungo trascurata, l’Europa borsistica si presenta oggi come un’alternativa credibile, soprattutto attraverso le azioni Value, le small e mid cap e alcune tematiche di lungo termine sostenute dai piani paneuropei (difesa, transizione energetica, infrastrutture).
Sul versante obbligazionario, i Treasuries statunitensi mostrano segnali di stanchezza. Investitori internazionali come la Cina o il Giappone potrebbero accelerare la diversificazione verso l’oro e le azioni denominate in euro o franchi svizzeri. L’Europa ha quindi un’occasione unica per rafforzare il ruolo internazionale dell’euro.
Anche le prospettive obbligazionarie sono profondamente mutate. Se negli Stati Uniti la volatilità dei tassi invita alla prudenza, in Europa la normalizzazione degli spread creditizi offre un terreno propizio.
Il cambiamento di paradigma fiscale in Germania è un potente driver di sostegno.
L’incremento della spesa per la difesa rappresenta una tematica strategica di lungo termine decisamente significativa e l’obiettivo dichiarato di una soglia del 5% del PIL per i Paesi della NATO è un segnale chiaro.
Sono oltre 50 le società europee quotate esposte ai settori della difesa, della cybersecurity e delle tecnologie di rilevanza nazionale. Con una crescita visibile, un portafoglio ordini corposo e un forte sostegno politico, questa tematica merita un posto strategico nelle allocazioni.
Anche altre forze potrebbero contribuire a delineare il volto del secondo semestre. In primo luogo i mercati emergenti, che oggi hanno il vento in poppa, sospinti dall’indebolimento del dollaro, la diminuzione dei costi dell’energia e il deflusso dei capitali statunitensi.
I BRICS potrebbero fare un ritorno sorprendente.
Un altro driver sono le small e mid cap europee, il cui rimbalzo è sostenuto dall’esposizione domestica, le valutazioni ancora ai minimi storici e una traiettoria degli utili in ripresa. E infine, il settore healthcare, che si conferma strutturalmente solido, trainato dall’innovazione, i trend demografici e un pricing power resiliente.
In un mondo in transizione dalla globalizzazione alla frammentazione, dal dollaro-re verso altri asset rifugio, e forse dalla gestione passiva verso la riscoperta delle virtù della gestione attiva, occorre pensare diversamente, agire con discernimento e non temere le contraddizioni”. (Milano, 30 luglio 2025. A cura di Michel Saugné, CIO, La Financière de l’Échiquier (LFDE))
Mentre attendiamo la pubblicazione del Regolamento sugli investimenti per le Casse di previdenza, pubblicazione promessa entro oggi ma dato che lo si attende da 15 anni un ulteriore ritardo non mi stupirebbe perché le Casse non vogliono il codice degli appalti negli investimenti, la prof. Marina Brogi, ordinario di economia degli intermediari finanziari all’Università La Sapienza, intervistata dalla Cassa Commercialisti, alla domanda “Il recente decreto sugli investimenti delle Casse di previdenza va in questa direzione?” ha risposto: “Assolutamente sì. Va letto come un’opportunità per rafforzare il ruolo delle Casse nel sostenere l’economia reale, grazie anche a un quadro normativo più chiaro e coerente. Il regolamento fornisce una cornice giuridica organica, necessaria in un settore dove ogni Cassa si è mossa finora in modo autonomo. Il decreto definisce modalità di gestione, criteri di investimento, obblighi informativi, documenti sulla politica di investimento, modalità di gestione del patrimonio, conflitti di interesse e incompatibilità. Il patrimonio potrà essere gestito in forma diretta – con strutture adeguate ai rischi e alle caratteristiche delle attività detenute – oppure in forma indiretta. Gli investimenti, prevalentemente in strumenti finanziari negoziati su mercati regolamentati, dovranno essere riepilogati annualmente in un prospetto a valori correnti, soggetto a pubblicazione”.
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