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Buco da 4,6 miliardi nelle pensioni dei professionisti

Quasi la metà dei contributi non versati sono di ingegneri, architetti e geometri. In arrivo nuove proposte di rateizzazione agevolata per alcune categorie

Buco da 4,6 miliardi nelle pensioni dei professionisti

C’è un buco nelle pensioni dei liberi professionisti iscritti alle Casse private. Una voragine da oltre 4,6 miliardi di contributi non versati dai singoli iscritti, che getta un’ipoteca sulle loro future pensioni. Un problema destinato, con tutta probabilità, ad aumentare nel prossimo futuro con l’ulteriore crisi dei redditi provocata dal Covid. Naturalmente la situazione è diversa da professione a professione: si va dalla Cassa del notariato, nella quale il fenomeno degli arretrati è completamente sconosciuto (e per questo non compare nella grafica sotto) fino ai geometri che nel tempo hanno accumulato un debito verso la Cassa di oltre un miliardo di euro. E la crisi dell’edilizia porta in alto anche architetti e ingegneri iscritti a Inarcassa (918 milioni di morosità contabilizzati nel bilancio 2019).

Tra gli infermieri uno su 4 ha debiti arretrati (238 milioni in tutto). «I crediti scaduti rappresentano il 25-30% della capitalizzazione dell’ente», spiega Luigi Baldini, da maggio scorso presidente di Enpapi.

Un danno per gli enti di previdenza che si vedono privati di parte dei flussi di cassa attesi; un dramma ancora più grave per i diretti interessati, e non solo per il rischio imminente di vedersi arrivare la richiesta della Cassa (in gran parte delle Casse le rateizzazioni finora sospese sono ripartite proprio a ottobre). «Abbiamo già emesso quasi 5mila decreti ingiuntivi per un controvalore di oltre 213 milioni di cui 37,5 recuperati», spiega ad esempio Luigi Pagliuca che guida la Cassa ragionieri, ente con una morosità che si attesta ancora al 19 per cento. «Di recente – aggiunge Baldini – abbiamo stipulato una convenzione con l’agenzia delle Entrate, per le iscrizioni a ruolo del 2014 di importi inferiori ai mille euro». Riscossioni ora sospese, però, per effetto della proroga al 31 dicembre).

Comunque vada al momento di andare in pensione ai morosi arriverà il conto (e nel frattempo restano esclusi dal welfare). «L’accesso a qualsiasi tipo di pensione per noi matura solo se si saldano gli arretrati – precisa il presidente di Enpacl (consulenti del lavoro), Alessandro Visparelli -. Se il debito non è molto gravoso consigliamo un prestito, ma abbiamo anche iscritti in forte difficoltà che non riescono proprio ad accedere alla pensione». «Per maturare un diritto al trattamento pensionistico o alla concessione di un intervento assistenziale l’iscritto deve essere in regola con i versamenti», gli fa eco Walter Anedda, presidente di Cnpadc. Alla Cassa dei commercialisti, comunque, «rispetto a quanto accertiamo ogni anno, incassiamo nell’anno successivo – sottolinea Anedda – circa il 92% e la quasi totalità dello scaduto negli anni successivi». Stop alla pensione di vecchiaia anticipata anche per i geometri morosi, mentre per quella di vecchiaia a 70 anni «se non si raggiunge un’anzianità contributiva di 35 anni – precisa il presidente Cassa geometri, Diego Buono – si va con il sistema contributivo e con recupero delle morosità con trattenuta del quinto, ove possibile».

Le cause

L’arretrato di 4,6 miliardi è composto in parte da semplici ritardatari e in parte da uno “zoccolo duro” che non riesce a recuperare. Prendiamo ad esempio i consulenti del lavoro: ogni anno ritarda un 15% degli iscritti, percentuale che viene nel tempo recuperata. Resta però sempre indietro un 3% di professionisti che non paga. E c’è da giurare che la pandemia ora peggiorerà la situazione. «Ci aspettiamo un effetto del Covid sui versamenti – prevede Nunzio Luciano, presidente di Cassa forense – per questo abbiamo cominciato a ragionare di una riforma pensionistica: pensiamo a un abbassamento se non alla eliminazione dei contributi minimi» .

Le iniziative delle Casse

Già da tempo le Casse hanno avviato piani di rateizzazione dei debiti con sanzioni o interessi ridotti (in evidenza nel grafico a fianco), quest’anno sospesi per il Covid e proprio in questo mese riavviati nella maggior parte dei casi. Altre rateizzazioni sono in arrivo. Partiranno in questi giorni le lettere agli iscritti di Cassa geometri per un nuovo round di riscossione gentile che consente di rateizzare tutti i debiti più a lungo, anche fino alla pensione, con sanzioni ridotte al 10% (il 25% per chi non aderisce) per gli anni 2018-2019. «Contiamo così di colmare il gap di riscossione degli ultimi quattro anni – spiega Buono – quando con Equitalia e Ader si è incassato davvero poco anche per via del saldo e stralcio e della rottamazione».

 

Riscossione “gentile” a partire da marzo 2021 anche per i consulenti del lavoro: dilazioni fino a dieci anni e sanzioni abbattute intorno al 3-5%, ma si decade saltando due rate. Anche la Cnpr consente ai ragionieri dal 2017 di scaglionare fino a 96 rate. Per venire incontro agli iscritti con debiti più vecchi (e dunque più elevati) Enpap (psicologi) ha deciso una riduzione degli interessi: «dallo 0,35% allo 0,26 – precisa il presidente Felice Torricelli – ma siamo in attesa del via libera dei ministeri vigilanti. Intanto pensiamo a una ulteriore manovra di riduzione». L’ente degli psicologi sta raccogliendo i frutti anche delle campagne sul “nudging” per evidenziare l’importanza di contributi aggiuntivi oltre il minimo: «Anche ora in tempi di Covid il numero di chi versa più del minimo è cresciuto del 2%», commenta Torricelli.

 

L’effetto bonus

La morosità non si combatte solo con le azioni legali o i piani di rateizzazione, più o meno attrattivi. In un paio di casi il Covid (e le provvidenze che ne sono derivate) hanno avuto, a sorpresa, un impatto positivo sul fenomeno. Lo può testimoniare l’Enpam. A sorpresa, infatti, il bonus Enpam plus, ovvero i mille euro in più oltre ai contributi dello Stato per tre mesi, decisi dall’ente di previdenza dei medici, hanno portato a recuperare 35 milioni di crediti (ne restano 294 tra quota A – tutti – e B – liberi professionisti). I 3mila euro di sostegno massimo infatti sono stati riconosciuti solo a chi era in regola. Con il risultato che 16.488 medici hanno iniziato a sanare le posizioni, qualcuno interamente, altri con le prime rate. «Alcuni hanno utilizzato il bonus proprio per mettersi in regola» osservano da Enpam. Un effetto simile lo hanno notato anche in Enpab (biologi) con incassi insolitamente in aumento a settembre. «Probabilmente per effetto anche delle indennità ricevute – commenta la presidente Tiziana Stallone – credo che i biologi stiano acquisendo una cultura previdenziale, per cui le misure di sostegno vengono utilizzate anche ai fini pensionistici».

Da Il Sole 24Ore

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