Il virus è a tutti gli effetti di infortunio
Già 600 domande arrivate all’Inail
In evidenza

Lo stabilisce la normativa nazionale in materia, e sono già tante le domande arrivate all’Inail in questo senso: 600 solo per Firenze e provincia (su un totale di oltre 3mila casi di Covid-19 registrati nei bollettini della Regione). Intanto anche i patronati stanno lavorando a pieno ritmo per assistere i lavoratori che hanno contratto la malattia. Ma come funziona il riconoscimento di infortunio per coronavirus? “Sono ammessi a tutela Inail tutti i casi in cui sia accertata la correlazione con il lavoro – spiegano dagli uffici di Firenze dell’Istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro – ma ci sono alcune differenze. Per determinate categorie, caratterizzate dal cosiddetto ‘rischio specifico‘, vale la presunzione di esposizione professionale”. In parole semplici, non serve dimostrare nulla: il fatto di aver contratto il coronavirus e di far parte di queste categorie di lavoratori fa scattare in automatico la pratica di infortunio. Rientrano nel gruppo gli operatori sanitari, chi opera a vario titolo in ospedali e Rsa, ma anche i lavoratori esposti al contatto col pubblico, fra front-office, cassieri, addetti alle vendite e banconisti. “Questo elenco – spiegano sempre da Inail – è solo esemplificativo e non esaurisce le categorie che sono molto più numerose”. E per chi non ha un rischio evidente? In questi casi è il medico legale a decidere se possa esserci una connessione fra il lavoro svolto e la malattia. “Va considerato – spiegano ancora da Inail – che esiste anche l’infortunio in itinere”. Sempre in base alle verifiche del medico legale può cioè essere riconosciuto come infortunio il contagio avvenuto durante il percorso da e per il luogo di lavoro. Nei vari casi, la procedura da attivare è la stessa del normale infortunio: il datore di lavoro procede alla comunicazione e il medico trasmette all’Inail il certificato. La conferma diagnostica (il risultato positivo ai test) regolarizza l’atto ed è da quella data che scatta l’infortunio, che copre anche il periodo di quarantena e quello eventualmente successivo, dovuto a un prolungamento della malattia. Come per gli altri infortuni, il giorno in cui si verifica l’incidente viene considerato lavorativo ed è pagato al 100% dal datore di lavoro che si accolla anche i primi tre giorni. Poi subentra l’Inail: dal 4° al 90° giorno erogando il 60% della retribuzione media giornaliera (fanno fede i 15 giorni precedenti); dal 91° giorno alla fine dell’infortunio versando il 75%. “Va detto che queste percentuali vengono spesso integrate arrivando fino al 100% della retribuzione, in base ai singoli contratti – spiega Tommaso Petacchi del patronato Inas Cisl – L’eventuale parte aggiuntiva è a carico del datore di lavoro”. E’ è probabile che, con la riapertura delle fabbriche, la casistica diventi più ampia. Un’ultima precisazione riguarda le uscite da casa: gli infortuni sul lavoro non fanno scattare la visita fiscale a domicilio.
Altre Notizie della sezione

Operativa la nuova Presidenza di Cna Catania
11 Luglio 2025Pienamente operativa la nuova presidenza di Cna Catania. Oltre al neopresidente, Davide Trovato, e al segretario confermato, Andrea Milazzo, ecco la squadra

Ok del Senato al Ddl per la tutela del lavoro dei malati oncologici.
10 Luglio 2025Via libera definitivo del Parlamento alla legge che tutela il posto di lavoro per i pazienti oncologici, onco-ematologici e con patologie croniche o invalidanti.

Ddl suicidio assistito, anestesisti e palliativisti ‘fortemente preoccupati’
10 Luglio 2025Siaarti e Sicp sottolineano che "la struttura della legge inadeguata e fragile: servono più prossimità, più tutele, più cure".