Elly Schlein contro le ossessioni di Meloni dribblando le mine di Conte
La segretaria del Pd conclude l'assemblea nazionale sfidando la premier e cercando di minimizzare le prese di distanza del leader
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Elly Schlein lancia il guanto di sfida a Giorgia Meloni e scuote il campo largo: “Davanti a questa destra ossessionata” solo “dal potere, che ha aumentato l’austerità e le disuguaglianze”, “l’unità è un dovere. Ce la chiede la gente”. Sfumato il faccia a faccia con la premier ad Atreju, la leader dei democratici ribalta la narrazione di Meloni: “È lei che ha cambiato idea ed è fuggita dal confronto. Speriamo che venga in Parlamento a confrontarsi sul paese reale e non sul cabaret”.
Schlein parla all’assemblea nazionale del Pd, “che non è una kermesse con spettatori – punge – è il massimo organo dirigente di questo partito” in cui “si discute davvero”. Nel mirino la premier, “campionessa di incoerenza” e “propaganda”, che “ha alzato le tasse e le accise” e che “ha tolto al pubblico per aprire autostrade al privato”. Sotto tiro finiscono le riforme, approntate dal governo “solo per risolvere i suoi problemi”, la nuova legge elettorale voluta solo per “timore di perdere” alle prossime elezioni (perché “il Pd è il primo partito”) e l’immobilismo di fronte ai problemi del Paese. Alla Meloni “si è rotta la calcolatrice? Da quanto tempo non le capita di andare a fare la spesa? – incalza Schlein – Esca da palazzo Chigi e vada in qualsiasi alimentari”, vedrà “davanti agli scaffali famiglie costrette a scegliere tra cose” non superflue ma “necessarie. Il frigo degli italiani è sempre più vuoto”.
Gli emendamenti presentati dalle opposizioni alla manovra sono “un’alternativa potente”, rivendica Schlein. Che, “testardamente” invita a guardare il bicchiere mezzo pieno: “È nei fatti che germoglia l’elaborazione di un programma comune”, “non enfatizziamo le differenze, le comporremo”. Anche perché è dall’altra parte che ci sono “divisioni enormi. Continuano a litigare tra di loro su tutto, tra ricatti e veti incrociati”. Il faro, per la segretaria, che oggi rafforza la sua maggioranza, è il risultato delle Regionali che illumina il percorso da fare fino alle urne del 2027: “È tempo che l’Italia ricominci a sognare e a sperare”.
Il messaggio è diretto in particolare al leader del M5s Giuseppe Conte che proprio da Atreju ha nuovamente messo in discussione l’alleanza di centrosinistra affermando che dipenderà dal programma. A rispondergli, tagliente, è il capogruppo dem al Senato e braccio destro di Schlein, Francesco Boccia: “Gli ricordo che prima non governava nessuna Regione e ora ne governa due, che ha contribuito a vincere in” altri “due territori che prima erano a destra. La coalizione c’è. Ci vuole rispetto per tutti i partiti” che ne fanno parte. Al netto delle buone intenzioni, insomma le tensioni nel campo largo restano palpabili. Per la pentastellata Chiara Appendino “siamo al rovesciamento dei fatti: qui a chiedere rispetto è la comunità del M5S – ribatte a tono -. Saremo in una coalizione solo se ci saranno le condizioni per noi” che “non accettiamo di essere trattati in maniera subalterna”.
Ma le schermaglie interne al centrosinistra non sembrano interessare la leder dem che punta dritto alla sua avversaria, Giorgia Meloni, e all’obiettivo finale: vincere nel 2027 con una coalizione progressista. Sull’Ucraina Schlein ribadisce il sostegno a Kiev rimarcando che la pace non può essere demandata alle telefonate tra Trump e Putin (“Da vassalli non si difende l’interesse nazionale”, l’ennesimo affondo rivolto alla premier). Su Gaza torna a chiedere il riconoscimento immediato dello Stato della Palestina. E le priorità per Palazzo Chigi sono già sul tavolo: 3 miliardi per le assunzioni in sanità, salario minimo e abbattimento del prezzo dell’energia. Ma intanto ora il “primo obiettivo” è la battaglia per il no al referendum sulla giustizia: da gennaio il partito inizierà un tour nel Paese per costruire il programma.
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