Zaia a valanga, Vendola travolto: flop dei big al voto
L’'ex presidente veneto recordman di preferenze, l'omologo di AvS resta senza seggio.
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Se Luca Zaia mette tutti in fila, Nichi Vendola si lecca le ferite. Sangiuliano non brilla ma ce la fa, Maria Rosaria Boccia ferma a 89 voti. Un seggio per il figlio di Mastella e per il fratello del sindaco di Napoli Manfredi. Exploit del “free-vax” Szumski, Marco Rizzo ottiene il solito uno virgola, Bandecchi l’altrettanto solito zerovirgolaMale le liste degli avventurieri Marco Rizzo e Stefano Bandecchi, che non raccolgono altro che un pugno di mosche. Sono finiti gli scrutini post elezioni regionali e per chi ci ha messo la faccia è tempo di guardarsi allo specchio e tracciare un bilancio: tra risultati già scritti e affari di famiglia, c’è chi ride e c’è chi piange.
Manco a dirlo, il Veneto ha un solo padrone e si chiama Luca Zaia. L’ormai ex governatore ha fatto incetta di preferenze: 203.054. Candidato in tutte e sette le circoscrizioni, ha sfiorato l’en plein: è stato il più votato, per distacco, a Treviso (48.253 voti), Vicenza (44.252), Padova (35.701), Venezia (32.961), Verona (29.078) e Rovigo (6.883), ma a Belluno ha dovuto lasciare il gradino più alto del podio a Dario Bond, di Fratelli d’Italia, che gli ha messo il naso davanti per meno di 1.200 preferenze. Poco male: Zaia si conferma il Doge de facto.
In un universo parallelo in cui il Veneto non è feudo leghista, che solo FdI può sognare di contendere, il candidato presidente avanzato da Forza Italia sarebbe stato probabilmente l’europarlamentare Flavio Tosi. Eletto in Consiglio regionale con 13.919 voti, quasi tutti (10.581) raccolti nella sua Verona, la sua performance non è bastata a trascinare FI oltre il 6,3%. Il Veneto è anche terra di sorprese: la lista di Riccardo Szumski, il medico idolo dei novax (ma lui si dichiara free-vax), ha raccolto 96.474 voti, che equivale al 5,1%. Un risultato che permette alla lista di conquistare in Consiglio regionale due seggi: uno va proprio a Szumski, che ha ottenuto 34.002 preferenze (l’altro a Davide Lovat). Tra quelle fuori dalla grande competizione elettorale, la sua è l’unica lista che è riuscita a superare la soglia di sbarramento. Non ce l’ha fatta, invece, Marco Rizzo: il leader di Democrazia sovrana popolare non andato oltre l’1,09%.
Anche la Campania riserva sorprese. Nella circoscrizione di Benevento, infatti, Pellegrino Mastella, il figlio del tre volte ministro Clemente, è stato il più votato con 13.841 preferenze. Non solo: la lista, che sosteneva la candidatura di Roberto Fico a presidente della Regione, è stata la più votata della circoscrizione il 17,68% dei voti, più di 4 punti in più rispetto al Partito democratico.
A Napoli, invece, il caso ha messo di fronte i due protagonisti dello scandalo che ha travolto il governo alla fine della scorsa estate: Gennaro Sangiuliano e Maria Rosaria Boccia. L’ex ministro della Cultura, dimessosi proprio a causa del clamore mediatico della vicenda, ha vinto la sua personalissima sfida con l’imprenditrice. Lui, candidato con Fratelli d’Italia, è entrato in Consiglio regionale grazie a 9.902 preferenze. Lei, candidata con la lista del sindaco di Terni Domenico Bandecchi, è rimasta fuori racimolando appenda 89 voti. Per inciso, in Campania la lista Dimensione Bandecchi ha raggiunto solo lo 0,49%. Peggio ha fatto soltanto l’indipendente Carlo Arnese, il medico anti-Green pass che candidatosi con il partitino Forza del popolo.
Sempre a Napoli, non ha deluso le aspettative Massimiliano Manfredi, fratello del sindaco Gaetano. Ex deputato e consigliere uscente, Manfredi ha centrato la riconferma con 30.595 preferenze, tutte raccolte nella città amministrata dal fratello (ma è stato il terzo più votato, alle spalle di Giorgio Zinno e Salvatore Madonna). In casa FdI, invece, sorprende (o forse no?) l’ottimo risultato di Ira Fele, moglie del coordinatore provinciale del partito, Michele Schiano. Alla prima esperienza in una competizione elettorale, l’imprenditrice è stata votata da 14.788 campani, risultando la più votata dei Fratelli.
Il grande colpo di scena, però, arriva dalla Puglia, dove l’ex governatore e artefice del rilancio della regione, Nichi Vendola, è rimasto fuori dal Consiglio regionale. Un flop clamoroso, se si tiene conto del fatto che il candidato di Alleanza Verdi Sinistra è stato a lungo lo spauracchio di Antonio Decaro, che non voleva accettare di correre per la poltrona di governatore se Vendola si fosse candidato per il ruolo di consigliere. Alla fine, Decaro ha accettato e stravinto, mentre Vendola con 9.698 preferenze è rimasto a casa. Laddove il leader nazionale di Avs Nicola Fratoianni sognava si sfondare l’8%, il suo partito ha invece ha raccolto solo il 4,09% e nessun seggio.
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