Codice deontologico
Anc presenta appello al Consiglio di Stato.
L’Associazione Nazionale Commercialisti ha presentato ieri ricorso in appello, dinanzi al Consiglio di Stato, avverso la sentenza del Tar Lazio, adito per l’impugnazione del Codice Deontologico, approvato dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili in data 21 marzo 2024.
L’appello, sottoscritto da numerosi professionisti iscritti all’Albo, contesta il rigetto del primo grado sotto molteplici profili, tra i quali l’omessa pronuncia su motivi rilevanti, tra cui la richiesta subordinata di rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia e le censure relative alla violazione della libera concorrenza.
Il ricorso al Consiglio di Stato è fondato su diversi motivi di impugnazione, che evidenziano violazioni di rilievo sia sul piano del diritto europeo sia su quello della legislazione nazionale:
- Violazione del diritto UE (Direttiva Bolkestein) e della libertà di stabilimento, a causa del divieto assoluto di comunicazioni commerciali introdotto dall’art. 44, comma 2.
- Contrasto con la normativa interna su pubblicità e concorrenza (D.L. Bersani, DPR 137/2012), per l’introduzione di limiti generici, sproporzionati e privi di base legale.
- Compressione illegittima del diritto di critica e della libertà di espressione, quest’ultimi prescritti dal Codice Deontologico con riferimenti vaghi che consentono l’irrogazione di sanzioni disciplinari persino per opinioni espresse al di fuori dell’attività professionale.
- Illegittimità delle disposizioni sul diritto di elettorato passivo, in quanto indeterminate e in violazione del principio di riserva di legge per le cause di incandidabilità.
- Sproporzione e illegittimità del nuovo Regolamento delle sanzioni, che introduce misure disciplinari non proporzionate e prive di fondamento normativo.
“Il ricorso in appello” spiega il Presidente Anc Marco Cuchel “è un’azione che la nostra Associazione ha deciso di assumere, animata da forte senso di responsabilità, ritenendo la formulazione del nuovo codice deontologico eccessivamente severa e rigida nei confronti degli iscritti, al punto tale da assumere una valenza punitiva, che non solo è priva di ogni giustificazione, ma è in grado anche di nuocere alla categoria”.
Anc conferma la propria fiducia nel giudizio amministrativo e nella funzione di bilanciamento affidata al Consiglio di Stato, ritenendo essenziale, altresì, che le regole deontologiche rispettino i principi di legalità, proporzionalità e tutela della concorrenza, senza essere piegate a logiche protezionistiche che rischiano di danneggiare la professione nonché di contribuire, per effetto dell’eccessiva rigidità, al calo di iscrizioni.
Anc Comunicazione
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