Anno: XXVI - Numero 218    
Mercoledì 12 Novembre 2025 ore 13:35
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Veneto ancora al centrodestra Stefani avanti di 36 punti

Lo scriviamo da settimane, ma è sempre bene ripetere per i più duri d’orecchio: l’esito delle elezioni regionali del 23-24 novembre è scontato, ma sarà cruciale, per i partiti, per “pesarsi” e regolare i conti.

Veneto ancora al centrodestra Stefani avanti di 36 punti

Per il centrodestra, tutto si gioca in Veneto (si dà per scontata la sconfitta in Campania e soprattutto in Puglia), storica roccaforte leghista e “regno” del “Doge” Luca Zaia, impossibilitato a ricandidarsi. Al governatore uscente è stato impedito di formare una sua lista civica, e dunque correrà da capolista per la Lega. Quanti voti porterà il presidente al suo “delfino”, Alberto Stefani? E quale sarà il risultato di Fratelli d’Italia?

Per farsi un’idea, a 20 giorni dal voto, occorre osservare attentamente i numeri del sondaggio di Nando Pagnoncelli, pubblicato oggi dal “Corriere della Sera”. L’affermazione di Stefani, secondo la rilevazione, è nettissima: il giovane leghista dal ciuffo rassicurante è stimato al 62,8% dei voti, contro un misero 26,9% del candidato del campo largo, l’ex sindaco di Treviso Giovanni Manildo. Stefani, però, come osserva Pagnoncelli, “non arriva ai risultati di Zaia, che nella scorsa consultazione ebbe quasi il 77%”.

Un calo del 15%, che sarà definito “fisiologico” dai partiti e che non metterà certamente in ombra la legittimità Stefani come nuovo governatore. Piuttosto, potrebbe trasformarsi in un nuovo grimaldello per scardinare la leadership di Matteo Salvini in ciò che resta del Carroccio.

La lega guadagnerebbe quindi solo il 6 per cento, e Fratelli d’Italia il 14, dell’enorme bacino elettorale di Zaia: se cinque anni fa la lista del “Doge” e la Lega arrivavano al 61,49%, oggi ci vuole tutto il centrodestra unito per raggiungere la stessa cifra. Una vittoria che nasconderebbe un bagno di sangue, soprattutto per Matteo Salvini.

Come si potrebbe passare sopra una tale batosta, con la certezza di un commissariamento della giunta Stefani  da parte dei ras di Giorgia, guidati dal camerata Luca De Carlo?

I leghisti del vecchio credo nordista accetteranno un nuovo smacco, dopo essersi visti sfilare la Lombardia, dove ora Fontana è tele-guidato dalla tribù La Russa-Santanchè e Fdi ha già prenotato il prossimo candidato presidente?

Ps. Scrive ancora Pagnoncelli: “Si tratterà di capire se la candidatura di Zaia capolista potrà o meno avere un effetto traino per la Lega nell’ultima parte di campagna”. Un conto è guidare una lista a proprio nome, per poi essere eletto governatore, un altro è fungere da riempi-lista raccattaconsensi.

Gli elettori non sono scemi: sanno che nel nuovo consiglio comunale Zaia non potrà incidere troppo sul programma, né sul potere. Sarà un “vecchio saggio”, senza troppe capacità di cambiare le cose. Un effetto Doge ci sarà, ma non è detto che sia sufficiente per il Carroccio a mantenere il primato in Veneto.

Diverso sarebbe stato ricandidare Zaia. Come scrive ancora Pagnoncelli: “L’amministrazione uscente, presieduta da Luca Zaia, ottiene una valutazione davvero lusinghiera, come era immaginabile: i voti positivi, infatti, assommano al 72%, mentre le opinioni critiche sono al 26%.

Il giudizio è sostanzialmente trasversale: anche tra gli elettori del principale avversario le opinioni si dividono esattamente a metà, con 50% che apprezzano e altrettanti che criticano. Infine, tra gli elettori indecisi, l’apprezzamento per l’operato di Zaia è al 74%”.

[…] Le preoccupazioni degli elettori vedono anche in Veneto al primo posto la sanità, con il 45% di citazioni, dato che cresce in particolare tra gli elettori di Manildo (63%). Al secondo posto il tema della sicurezza e criminalità, citato dal 25%, decisamente più sentito dagli elettori di Stefani.

[…]  L’amministrazione uscente, presieduta da Luca Zaia, ottiene una valutazione davvero lusinghiera, come era immaginabile: i voti positivi, infatti, assommano al 72%, mentre le opinioni critiche sono al 26%.

Il giudizio è sostanzialmente trasversale: anche tra gli elettori del principale avversario le opinioni si dividono esattamente a metà, con 50% che apprezzano e altrettanti che criticano. Infine, tra gli elettori indecisi, l’apprezzamento per l’operato di Zaia è al 74%.

La notorietà dei candidati non è elevatissima: Stefani è noto al 58% degli intervistati, Manildo è conosciuto dal 43%, quasi ex aequo con Rizzo (42%). Questo fa supporre che il voto sarà in buona parte, per ora, veicolato dagli orientamenti politici più che dalla valutazione specifica dei candidati.

Sembra quindi utile, almeno per il centrosinistra, incrementare la notorietà del candidato nel corso delle ultime settimane di campagna.

La partecipazione al voto vede il 44% degli intervistati sicuri di partecipare e il 16% che pensa che probabilmente si recherà alle urne. La stima attuale, sulla base di queste indicazioni, assomma al 48% di partecipanti, con un netto calo dell’affluenza che era stata del 61% del 2020 (quando però si votò anche per il referendum sulla riduzione dei parlamentari), e del 57% nel 2015.

Le intenzioni di voto vedono la nettissima affermazione del centrodestra: Stefani è infatti stimato al 62,8% dei voti validi, mentre il candidato del campo largo ottiene il 26,9%. Degli altri candidati, Szumski avrebbe il 5,7% dei voti validi, Rizzo il 2,7%, Bui l’1,9%.

Stefani, naturalmente, non arriva ai risultati di Zaia, che nella scorsa consultazione ebbe quasi il 77%, ma supera il risultato dello stesso Zaia del 2015. Manildo migliora apprezzabilmente i risultati ottenuti dalla somma di centrosinistra e M5S del 2020 (19,1%) ma non raggiunge il 2015, quando i candidati dell’attuale campo largo ottennero il 34%.

Il dato dei partiti vede una battaglia aperta per il primato: la Lega, col 23,6%, è infatti tallonata da FdI al 23,2%. Si tratterà di capire se la candidatura di Zaia capolista potrà o meno avere un effetto traino per la Lega nell’ultima parte di campagna.

Seguono nel centrodestra Forza Italia all’8,5%, Liga Veneta Repubblica al 5,6%, le altre forze della coalizione insieme al 2,5%. Le comparazioni con la fase precedente sono sostanzialmente impossibili: allora infatti nel centrodestra prevalse nettamente la lista Zaia presidente col 44,6%.

Nel campo largo il Pd è stimato al 14,8% (circa 3 punti in più rispetto al 2020), Avs al 3,8% (in linea con le Politiche del 2022), il Movimento 5 Stelle al 2,6% (era il 2,7% nel 2020), le altre forze della coalizione complessivamente assommano al 5,2%. Le forze minori infine ottengono insieme il 10,2%.

Il risultato di Stefani è ampiamente previsto dagli elettori: pensa che vincerà il 54% degli intervistati […]. Due elementi sembrano da tenere sotto controllo: nel centrodestra l’esito della gara Lega/FdI, segnale importante anche per le prossime scadenze elettorali del Nord. Nel centrosinistra (ma questo vale anche per la Puglia) la tenuta del Movimento 5 Stelle (per quanto con un elettorato ridotto rispetto al voto politico). Il convergere di questo elettorato sul candidato di area Pd può infatti essere elemento di rafforzamento della coalizione in generale e di Giuseppe Conte all’interno del Movimento.

Grafico comparativo che mostra l’evoluzione del voto in Veneto tra le elezioni regionali del 2020 e il sondaggio Pagnoncelli del 2025:

Estratto dell’articolo di Nando Pagnoncelli per il “Corriere della Sera”

 

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