Anno: XXVI - Numero 203    
Mercoledì 22 Ottobre 2025 ore 14:15
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Quando la politica fa i conti con la realtà

Uscire dalla procedura d’infrazione richiede disciplina e cultura economica: meno promesse, più responsabilità nella gestione delle risorse pubbliche.

Quando la politica fa i conti con la realtà

La Commissione europea può avviare una PDE contro un paese dell’Unione che non rispetta una delle due regole seguenti del patto di stabilità e crescita (PSC):

La Commissione europea può lanciare una PDE nei confronti di un paese dell’Unione che non rispetti il Patto di stabilità e di crescita (PSC), un corpus di norme che disciplina il coordinamento delle politiche fiscali dei paesi dell’Unione europea.

Nello specifico, è possibile lanciare una PDE qualora un paese dell’Unione:

  • aver oltrepassato o rischi di oltrepassare la soglia di disavanzo del 3 % del PIL; o
  • aver violato la regola del debito, avendo un livello di debito pubblico superiore al 60 % del PIL che non diminuisce a un ritmo soddisfacente, ovvero a un ritmo tale per cui il divario tra il livello del debito di un paese e il riferimento del 60 % si riduca di un ventesimo all’anno (in media, su tre anni).

Il Patto di stabilità e di crescita si propone di preservare solide finanze pubbliche e opera attraverso due ramificazioni:

  • il braccio preventivo, che assicura che la politica fiscale dei paesi dell’Unione sia condotta in modo sostenibile;
  • il braccio correttivo, che stabilisce quali azioni devono intraprendere i paesi nel caso in cui il loro debito pubblico o disavanzo di bilancio venga considerato eccessivo.

La PDE è disciplinata dall’articolo 126 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea e sostiene il braccio correttivo del PSC dell’Unione.

Ogni anno nel mese di aprile, i paesi della zona euro presentano i loro programmi di stabilità alla Commissione e al Consiglio, mentre i paesi terzi presentano alle stesse istituzioni programmi di convergenza. Un programma di stabilità o di convergenza deve includere gli obiettivi di bilancio a medio termine del paese, e indicazioni su come questo verrà raggiunto. Deve contenere inoltre un’analisi degli effetti dei possibili cambiamenti rispetto ai principali assunti economici della posizione fiscale del paese.

I programmi vengono esaminati dalla Commissione. Se i criteri non sono soddisfatti, il Consiglio avvia una PDE in base alle raccomandazioni della Commissione.

La PDE richiede al paese in questione di fornire un piano di azione correttivo e politiche corrispondenti, nonché le scadenze per l’implementazione delle stesse. I paesi della zona euro che non danno seguito alle raccomandazioni potranno essere multati”. (Fonte: Eurlex)

E veniamo alla legge di bilancio che sta suscitando tanti commenti negativi.

Per ora gira una bozza di 137 articoli ma è partito il cd “assalto alla diligenza” da parte delle forze politiche. Quel che è certo è che il Governo, per fortuna di tutti, ha trasmesso in Europa i saldi che restano invariabili e che ci servono per uscire dalla procedura di infrazione e mantenere i conti in ordine. Di conseguenze molte voci, specialmente sulle entrate, potranno nelle more, da qui a dicembre, cambiare ma a saldi invariabili.

Il 15 ottobre 2025, infatti,  è stato inviato alla Commissione europea e al Parlamento italiano il Documento Programmatico di Bilancio 2026 leggibile al seguente link Documento Programmatico di Bilancio

Capirlo sarebbe già un passo in avanti nel processo di educazione civico-finanziaria.

Le promesse elettorali stanno a zero, è vero, ma finalmente il Governo ha guardato alle future generazioni, perché governare a debito, significa spendere oltre le proprie possibilità e scaricare su chi verrà una montagna di debiti.

E su questo punto è innegabile la presa di coscienza del Governo.

Per esempio, cambiare la legge Fornero sulle pensioni, significa aumentare il debito pubblico.

Se riusciremo ad elevare la cultura economico-finanziaria nel nostro Paese, dove l’ignoranza funzionale, intesa come l’incapacità di comprendere testi semplici è ancora molto frequente, sarà un bene per tutti.

“Stare dentro una procedura d’infrazione — cioè sotto la lente dell’Unione — non è una sanzione automatica, ma ha conseguenze reali. In termini generali, quando uno Stato è sottoposto a una PDE, deve attenersi a un percorso di correzione imposto da Bruxelles, con limiti di spesa netta e di deficit concordati, e possibili richiami o penalizzazioni in caso di deviazioni. Questo significa per esempio andare incontro a rischi reputazionali e finanziari, perché stare sotto procedura d’infrazione segnala agli investitori che il Paese è “vulnerabile”. Ciò si traduce in spread più elevati, tassi più alti nel collocamento del debito pubblico e, in generale, in minori margini di fiducia. L’uscita — se riconosciuta da Bruxelles — fornisce invece un segnale di stabilità e rassicura i mercati, oltre che un beneficio in termini di immagine per l’esecutivo. Un altro punto sono i vincoli più stretti. Finché la procedura è attiva, il governo italiano è vincolato a rispettare le condizioni imposte nel percorso correttivo: cioè limiti alla crescita della spesa netta, correzioni strutturali, e rendicontazioni periodiche. Ciò limita la libertà di spesa (ad esempio per interventi emergenziali o politiche espansive) e costringe il governo a una disciplina rigorosa. Non si possono ovviamente non citare le possibili sanzioni monetarie. Anche se è bene ricordare che le sanzioni vere scattano solo in casi estremi e solo dopo il passaggio al contenzioso con la Corte di giustizia dell’Unione europea. In particolare, se uno Stato non risponde a un parere motivato, e poi viene condannato, può essere costretto a pagare somme forfettarie o penali giornaliere.

Infine, un altro limite imposto dalla procedura riguarda gli effetti di cerniera su altre politiche. Rimanendo sotto procedura, un governo perde parte della libertà di usare la leva fiscale o di modificare spesa e investimenti troppo drasticamente. Potrebbero, per esempio, esserci vincoli su tagli fiscali, aumenti della spesa o manovre anticicliche rilevanti, specie in un contesto di bilancio fragile”. (Fonte: Borsa&Finanza di Massimiliano Carrà, 01.10.2025).

Con la legge di bilancio si deve perseguire l’interesse superiore della Nazione e non catturare il consenso per fini elettorali!

 

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