Vannacci distrugge la Lega in Toscana.
E ora tutti attaccano lui e Salvini (che tace).

C’è poco da dire: il risultato delle elezioni regionali toscane segna uno dei capitoli più bui nella storia della Lega, con un crollo che lascia il partito in una posizione mai così critica. Essersi fermati al 4,4% dei consensi rappresenta non solo un dato statistico catastrofico, ma il fallimento di una strategia politica che ha puntato tutto sulla figura controversa del generale Roberto Vannacci, voluto fortemente da Matteo Salvini come vicepresidente e responsabile della campagna elettorale.
I numeri raccontano una disfatta senza precedenti: dai 102mila suffragi raccolti alle Europee di appena un anno e mezzo fa, il partito si è ridotto a 54mila voti. Un tracollo che assume dimensioni ancora più drammatiche se confrontato con i fasti del recente passato, quando la Lega di Susanna Ceccardi toccava il 21% nel 2020, o quando con Claudio Borghi raggiungeva il 16% nel 2015.
La gestione Vannacci si è rivelata un boomerang politico. La sua campagna elettorale, caratterizzata da toni aggressivi e provocatori, ha prodotto più fratture che consensi. Post sessisti, convegni sulla remigrazione, scontri con i manifestanti pro-Pal: ogni uscita pubblica ha alimentato polemiche e allontanato elettori. Il partito ha subito una emorragia di figure storiche e amministratori locali, culminata con l’esclusione della stessa Ceccardi e dell’ex calciatore Giovanni Galli, figure che garantivano un forte radicamento sul territorio.
“È stato distrutto un partito per regalare un posto agli amici di Vannacci,” tuona Alessandro Santini, ex capogruppo a Viareggio, sintetizzando il malcontento diffuso tra i militanti storici. Giovanni Galli, già portiere della Nazionale ed ex capogruppo regionale, rincara la dose: “La campagna elettorale sembrava un referendum sulla figura di Vannacci. Ora il responsabile dovrebbe fare le valigie e ammettere i propri errori”. Anche Alessandro Tomasi, il candidato del centrodestra alla presidenza della Regione, pur con la prudenza imposta dal ruolo, non nasconde le criticità: “Se questi sono i risultati, evidentemente qualcosa non ha funzionato”. Un’ammissione che sottolinea come la strategia del “generale” abbia danneggiato l’intera coalizione.
Particolarmente significativo è il sorpasso subito da parte di Forza Italia, che con il suo 6,1% dimostra come l’elettorato moderato abbia voltato le spalle alla nuova Lega targata Vannacci. Il partito di Salvini si ritrova così a essere la forza più debole della coalizione di centrodestra in una regione dove, fino a poco tempo fa, sperava di rappresentare una solida alternativa alla sinistra. Fratelli d’Italia, il partito del candidato presidente Alessandro Tomasi, arriva al 26,8%, un dato in linea con le Europee e le Politiche.
Mentre il generale si trincera dietro un laconico “Chi vota ha sempre ragione. Chi non ha votato, 1 toscano su 2, non si lamenti perché se non partecipi poi non hai alcun diritto di pretendere”, il silenzio assordante di Matteo Salvini, grande sponsor dell’operazione Vannacci, colpisce inevitabilmente tutti gli osservatori. Ci sarà un ripensamento della linea politica? La débâcle toscana potrebbe rappresentare non solo la fine di un esperimento fallimentare, ma l’inizio di una profonda crisi d’identità per un partito che sembra aver smarrito la sua bussola politica?
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