Il vertice della tensione
L'invasione dello spazio aereo dell’Estonia, territorio Nato, da parte di due jet russi è stato l'ennesimo episodio che poteva scatenare la terza guerra mondiale.
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I mig di Mosca, intercettati da una coppia di f35 italiani, stavano puntando sulla capitale Tallinn: i velivoli sono in grado di trasportare i missili ipersonici in grado di bucare le difese antiaeree occidentali.
Per qualche minuto non è stato escluso che gli aerei potessero colpire la base di Amari, l’avamposto Nato più vicino al confine russo.
Secondo il ministero degli Esteri estone, i velivoli non hanno presentato alcun piano di volo e viaggiavano con i transponder spenti, una procedura che li ha resi invisibili ai radar civili. La violazione è stata rilevata dai sistemi di difesa dell’Alleanza atlantica e ha fatto scattare lo scramble: in pochi minuti due F-35 del 13° gruppo del 32° stormo italiano hanno raggiunto i Mig, costringendoli a invertire la rotta.
L’intervento italiano non è casuale, visto che il nostro Paese guida, per conto della Nato, la polizia aerea nei Paesi baltici dalla base di Amari. Il segretario generale della Nato, Mark Rutte, ha affermato che la risposta «sotto il comando di Sentinella dell’est è stata rapida e decisa».
Il segnale è chiaro: il Cremlino continua a testare la tenuta della Nato sul confine orientale dopo l’allarme scatenato in Polonia seguito da altri sconfinamenti di droni in Romania e spingendo l’Alleanza a lanciare l’operazione di difesa Sentinella dell’est. Dopo i droni russi abbattuti in Polonia, è l’ennesima provocazione di Putin, che cerca un pretesto per iniziare un conflitto con la Nato.
Tallinn chiede l’attivazione dell’articolo 4 dell’alleanza atlantica, cioè la consultazione tra alleati in caso di minaccia diretta a un partner. È il primo passo verso l’articolo 5, ovvero la risposta militare collettiva.
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