Russia sotto casa
Droni sul cielo Nato, bombe in Ucraina, e in Italia Conte e Salvini minimizzano: la guerra non si tace-
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Da mesi i droni russi sorvolano lo spazio aereo della Romania e della Polonia. Trenta incursioni, quasi tutte ignorate dai comunicati ufficiali della Nato. Trenta violazioni che non sono “incidenti”: i droni intercettati avevano doppio serbatoio, progettati per voli lunghi, per missioni deliberate. Eppure, nella narrativa ufficiale europea, tutto è ridotto a un dettaglio tecnico, una casualità.
Tre anni di guerra dovrebbero essere abbastanza per capire che la Russia pratica terrorismo sistematico: scuole bombardate, ospedali distrutti, città sotto assedio. E quando perde consenso internazionale, inventa responsabilità altrui, scarica colpe su Ucraina o addirittura su Paesi NATO come la Romania. È disinformazione strategica, guerra ibrida, puro terrore di Stato.
In Italia, il quadro è imbarazzante. Giuseppe Conte continua a parlare di Putin come se fosse un mediatore di pace, come se Mosca avesse qualche interesse reale nel negoziare. Matteo Salvini insiste sulla stessa tesi: la Russia “vuole la pace”. Due leader politici che, con la loro retorica, normalizzano l’aggressione, riducendo la gravità dei bombardamenti e delle incursioni dei droni. Chiamare le cose col loro nome, invece, significa riconoscere il terrore per quello che è.
La Nato sceglie il silenzio. Non per strategia, ma per paura di provocare Mosca. Il risultato? Una sensazione di impotenza, un messaggio chiaro alla Russia: puoi continuare, nessuno ti fermerà davvero. E intanto i cittadini europei sono esposti a rischi concreti, mentre la politica italiana continua a coltivare illusioni diplomatiche.
È ora di smetterla con la pelosa delicatezza. Tre anni di guerra hanno mostrato chiaramente chi è l’aggressore e chi è la vittima. Chiamare Putin un “portatore di pace” o minimizzare le incursioni dei droni non protegge nessuno: serve solo a coprire le proprie reticenze politiche.
Droni, missili, bombe: tutto pianificato, tutto deliberato. L’Europa e l’Italia devono reagire con lucidità, non con buone parole. Il Cremlino non fa compromessi, non negozia onestamente, non si ferma davanti alla retorica. La moderazione è complice, il silenzio è alleanza di fatto.
Chi minimizza, chi inventa scuse per l’aggressore, chi continua a parlare di pace senza vedere la guerra in corso, rischia di essere parte del problema. I cittadini ucraini e europei non possono più aspettare. È ora di dire la verità: la Russia pratica terrorismo e l’Occidente deve smettere di comportarsi come se fosse una formalità diplomatica.
Non ci sono scuse. Non ci sono mezze verità. Tre anni di violenza dimostrano che la strategia russa è chiara, e ogni parola conciliatoria italiana su Conte o Salvini non fa che rafforzarla. La guerra è qui, sotto i nostri cieli.
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