Il guaio secondo D'Alema. Non io che c'ero, ma tutti quelli che non c'erano
Fresco di ritorno da Pechino, l'ex premier Massimo D'Alema respinge le critiche sulla sua partecipazione alla parata militare cinese e, in un'intervista a La Stampa, ribalta la prospettiva: "L'errore è stato degli europei che non c'erano".
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Fresco di ritorno da Pechino, l’ex premier Massimo D’Alema respinge le critiche sulla sua partecipazione alla parata militare cinese e, in un’intervista a La Stampa, ribalta la prospettiva: “L’errore è stato degli europei che non c’erano”, afferma con fermezza nel suo ufficio di Piazza Farnese.
“I cinesi celebrano la loro Liberazione ogni dieci anni con una parata militare, invitando i governi di tutto il mondo”, spiega D’Alema, respingendo le critiche. “Questa volta gli europei non c’erano e questa è stata la scelta sbagliata”. L’ex presidente del Consiglio delinea uno scenario preoccupante: “Siamo dentro una crisi del vecchio ordine mondiale, abbiamo bisogno di costruirne uno nuovo che non abbia egemonie di alcun tipo. Non possiamo permetterci di schiacciare una grande potenza come la Cina e metterla alla guida di un grande blocco anti-occidentale. Se pensi di isolare il resto del mondo, finisci per isolarti”.
Alle domande più critiche sulla sua presenza a una parata militare “al passo dell’oca” e sulla foto di famiglia con leader autoritari, D’Alema risponde punto per punto. “La scelta delle leadership occidentali di disertare questo evento ha finito per portare in primo piano le presenze più sgradevoli di alcuni Paesi autoritari”, sostiene. E rivela aspetti trascurati dai media: “La presenza di leader provenienti da Paesi democratici era maggioritaria. La vera notizia è stata la partecipazione di quasi tutti i leader asiatici, dallo storico incontro con il primo ministro indiano Modi al presidente del parlamento della Corea del Sud”.
L’ex premier svela poi dettagli inediti della celebrazione: “C’è stata una commovente cerimonia in onore dei militari americani che avevano contribuito alla Resistenza cinese, e un’altra in onore della Resistenza europea dove è stata cantata Bella ciao”. Eventi significativi che, secondo D’Alema, sono stati oscurati da una narrazione parziale.
Guardando al futuro, l’ex premier cita dati di Goldman Sachs per sostenere la sua tesi: “Da qui a non molti anni la Cina avrà il primo PIL del mondo, l’India il secondo, gli Stati Uniti il terzo e l’Indonesia il quarto. Poi ci saranno Pakistan, Brasile, Nigeria – tutta gente che era lì! Mentre noi, per isolarli, non ci siamo andati”. E conclude con una riflessione tagliente: “Stiamo vivendo la fine dell’egemonia occidentale, che è una delle cause del caos del mondo. Qui da noi siamo più impegnati a difendere in modo fazioso un mondo che non c’è più, anziché ragionare su come stare in quello che c’è”.
Sulla questione della stabilità globale e del presunto militarismo cinese, simboleggiato dalla giacca rivoluzionaria di Mao indossata da Xi durante la parata, D’Alema è categorico: “La Cina non bombarda nessuno, non ha una storia di aggressività”. Cita una frase di Xi: “Le Muraglie le fai quando non vuoi essere invaso, non quando vuoi invadere”. E conclude: “La Cina è aggressiva sul piano economico e su questo piano dobbiamo trovare un accordo equilibrato che salvaguardi i nostri interessi, ma sul piano geopolitico rappresenta un elemento di stabilità”.
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