Il governo va a prendersi la Cisl
Sfilata di esponenti meloniani e di governo al congresso del sindacato.
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La segretaria Fumarola pensa a un patto con Meloni. Pezzotta sconsiglia: “Lo feci con Berlusconi e fallì. Senza Uil e Cgil si finisce a fare da supporto al governo”. “Con loro ottima collaborazione, invece Landini fa politica”, dice Walter Rizzetto, presidente FdI della commissione Lavoro della Camera
A febbraio una standing ovation accolse Giorgia Meloni all’assemblea dei quadri Cisl. “Serve un nuovo patto tra impresa e lavoro che superi la tossica visione conflittuale che qualcuno si ostina a sostenere”, disse la premier, celebrando il passaggio di consegne tra Luigi Sbarra e Daniela Fumarola. “Lavoreremo bene insieme”, annunciò. Cinque mesi dopo – Sbarra è a Palazzo Chigi, sottosegretario con delega al Sud – Meloni torna in casa Cisl, ospite d’onore del ventesimo congresso per annunciare un “patto per il lavoro e la crescita” che nei fatti è una riedizione della concertazione con un solo sindacato che Silvio Berlusconi tentò nel 2002. Accanto a lei, la premier avrà mezzo governo (ma non la Lega), a compimento di una marcia di avvicinamento che l’ha vista prima abbandonare in orbita Carroccio l’Ugl, la sigla di destra erede della missina Cisnal. E poi stringere progressivamente con il sindacato di via Po, che unisce tradizione cristiana e socialista, e un tempo era vicino al centrosinistra. Lo schema ha una sua indubbia utilità, come si è visto di recente: a gennaio per il rinnovo contrattuale degli statali ha firmato solo la Cisl. Per quello degli enti locali, Cgil e Uil viaggiano in tandem, mentre la Cisl chiede di firmare al più presto. “È un’operazione egemonica. Da una parte il sindacato collaborativo col governo, dall’altra il sindacato conflittuale di Cgil e Uil”, riflettono preoccupati nel Pd.
Al palazzo dei Congressi, per la ventesima assise della Cisl, l’esecutivo sarà onnipresente: oltre a Giorgia Meloni – che interverrà giovedì – saliranno sul palco i ministri Tommaso Foti, Adolfo Urso, Marina Calderone, il vicepremier Antonio Tajani, e ancora il commissario europeo Raffaele Fitto, ed esponenti di area come il direttore dell’Inail Fabrizio d’Ascenzo, il presidente del Cnel Renato Brunetta. Troveranno spazio – come da galateo confederale – anche i segretari di Cgil e Uil, Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri, ma non le opposizioni parlamentari. Sul palco salirà il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, per il benvenuto istituzionale e poi solo Pina Picierno, combattente esponente dei riformisti dem, in qualità di vicepresidente del Parlamento europeo. Non è stato invitato nessun esponente della Lega. In particolare non ci sarà il vicepremier Matteo Salvini e neppure il sottosegretario al lavoro Claudio Durigon, che pure era stato invitato, ma ha declinato per impegni. Non salirà sul palco neppure l’Ugl.
Nella mozione congressuale e nella linea che la segretaria proporrà ai 1.064 delegati, in rappresentanza dei 4 milioni e 163mila iscritti, si ritrova questo afflato governista. Il titolo scelto per il congresso dice molto: “Il coraggio della partecipazione. Responsabilità sociale e umanesimo del lavoro per rigenerare l’Italia e l’Europa”. Fumarola, a quanto si apprende, proporrà ad iscritti e interlocutori istituzionali un “patto della responsabilità”, che chiama direttamente in causa il governo, in linea con la tradizione storica della concertazione, quella sulla scala mobile del 1984, ma ancora di più quella sulla politica dei redditi, datata 1993. Con una differenza, non da poco: nel 1993 davanti a Carlo Azeglio Ciampi, Bruno Trentin (Cgil), Sergio D’Antoni (Cisl) e Pietro Larizza (Uil) si presentarono uniti. Al XX congresso della Cisl i sindacati confederali sono divisi forse come mai in passato, reduci da tre anni in cui Cgil e Uil hanno promosso due scioperi generali da soli, senza la Cisl. Per capirsi: il giorno in cui si tenevano i referendum della Cgil sul lavoro entrava in vigore la legge voluta dalla Cisl sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione d’impresa. Altro che concertazione: c’è un sindacato che tratta e uno che contesta.
“Non siamo noi a dover certificare la rottura dell’unità sindacale. Di fatto con la Cisl abbiamo un ottimo rapporto, è innegabile. Ma noi non ci rivolgiamo solo a loro, cerchiamo di tenere aperta a tutti la discussione. Bisogna pur ammettere, tuttavia, che nel sindacato qualcuno, invece che risolvere problemi, pensa a fare politica”, commenta con Huffpost Walter Rizzetto, presidente della Commissione lavoro della Camera, esponente di Fdi. Chi sia questo ‘qualcuno’ è fin troppo facile indovinare. “C’è una lunga storia di sindacalisti che si sono dedicati alla politica, ma oggi è presto per dire se Maurizio Landini sarà o meno un collega politico. Quello che so è che non può cercare di sostituirsi alla politica, mentre fa sindacato”. Se questo è lo stato dei rapporti con la Cgil, tra il centrodestra e la Cisl Rizzetto vede le premesse di una proficua collaborazione anche per il futuro. “La legge sulla partecipazione dei lavoratori è stato un segnale importante. Era una buona idea, sostenuta da centinaia di migliaia di firme. Ma ripeto: noi non ne facciamo una questione di sigle, non andiamo in cerca di cinghie di trasmissione, per usare un linguaggio caro alla sinistra”. Ora FdI conta di replicare la sintonia anche sul tema dei salari. “A giorni ci sarà al Senato l’approvazione della delega al governo, quindi avremo sei mesi di tempo per lavorarci, in particolare nei settori dove non c’è la contrattazione collettiva o ci sono contratti al ribasso. Nei prossimi due anni, fino al termine legislatura – aggiunge ancora Rizzetto – dobbiamo intervenire anche sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e su un nuovo pacchetto di incentivi che aiutino la creazione di occupazione. Vedremo chi tra i sindacati vuole lavorare e chi invece pensa solo a far polemica. Segnalo, intanto, che qualche illustre sigla mentre a parole propone 9 euro lordi l’ora, continua a rinnovare contratti a 5 euro, come nel settore dei servizi fiduciari”.
Visto da sinistra, l’abbraccio tra il centrodestra e la Cisl, celebrato dalla nomina di Sbarra a Palazzo Chigi, e dalla presenza in massa del governo al congresso, motiva le critiche di chi, come l’ex segretario Cisl Savino Pezzotta, vede messa a rischio l’autonomia del sindacato fondato da Giulio Pastore. “Sono stato invitato, e ho ringraziato, ma non andrò perchè mi fa fatica. Devo dire, poi, che per com’è strutturato il congresso non mi affascina neppure: sembra un convegno di studio, mentre il congresso è il luogo in cui chi è stato eletto dalla base discute, ragiona e propone. Noi ci limitavamo a invitare le cariche istituzionali. Del governo venivano invitati solo il presidente del Consiglio e il ministro del Lavoro. I protagonisti devono essere iscritti e delegati. Questa estensione di inviti non la capisco”.
Pezzotta, che è stato segretario Cisl dal 2000 al 2006, si riserva di sentire la relazione della segretaria Fumarola. Se, come sembra da fonti del sindacato, Fumarola proporrà al governo e alle altre parti sociali un patto di responsabilità, una sorta di nuovo patto concertativo ma senza Cgil e Uil, l’ex segretario sconsiglia vivamente. Nel 2002 fu lui stesso a firmare il Patto per l’Italia con il governo presieduto allora da Silvio Berlusconi. Durò pochi mesi. “Oggi non lo rifarei. La ragione è semplice: la concertazione non si può fare in mancanza di altri soggetti sindacali. All’epoca Cofferati non la pensava come me, non si sentiva tranquillo. Noi lo facemmo da soli, ma quell’accordo, che tentava di imbrigliare Berlusconi, non è stato rispettato dallo stesso Berlusconi perché non c’era il concerto di tutti. Così dopo pochi mesi tornammo all’impegno di lotta unitaria con gli altri sindacati”. Il consiglio a Fumarola è di sfuggire all’abbraccio del governo per ritrovare l’unità sindacale. “Secondo me la segretaria dovrebbe chiamare prima di tutto i sindacati confederali a elaborare una piattaforma per una nuova concertazione. Questo vale tanto più oggi che è un momento di guerre, di crisi internazionali, e si rileva uno sfilacciamento del tessuto economico. La concertazione ci vuole ma devono essere tutti impegnati. Se la Cisl va da sola rischia di essere solo di supporto al governo”.
di Alfonso Raimo su HuffPost
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