Anno: XXVI - Numero 119    
Mercoledì 18 Giugno 2025 ore 13:45
Resta aggiornato:

Home » Brutta e cattiva. Ma la legge sul fine vita sta arrivando.

Brutta e cattiva. Ma la legge sul fine vita sta arrivando.

Giulia Bongiorno, presidente della Commissione giustizia del Senato, è sicura che si farà. Il centrodestra farebbe una norma che ha sempre osteggiato, materia su cui il centrosinistra ha solo perso tempo.

Brutta e cattiva. Ma la legge sul fine vita sta arrivando.

Il suicidio assistito tra qualche mese sarà legge in Italia. E la notizia è che la legge – per quanto imperfetta, lacunosa e probabilmente nata già vecchia – la farà il centrodestra. Per quanto un testo ancora non ci sia, e per quanto tutti i nodi ancora non siano stati sciolti, il provvedimento arriverà nei prossimi mesi. Scritto da chi non avrebbe mai voluto farlo ma alla fine non si è sottratto alle ripetute richieste della Corte costituzionale, che da sei anni chiede una norma.

Del fatto che l’impasse sia stata sbloccata è sicura Giulia Bongiorno, presidente della Commissione giustizia del Senato: “Abbiamo chiuso, abbiamo chiuso. Se andiamo in Aula il 17 luglio? Avoglia!”, dice all’uscita della riunione del centrodestra che serve a preparare un testo sul fine vita, con ventate di ottimismo da offrire ai cronisti. Un ottimismo forse eccessivo rispetto alla realtà dei fatti, perché ci sono ancora vari step da fare. Alcuni piccoli passi avanti, però, ci sono. E lasciano pensare che l’iter da oggi in poi viaggerà spedito. Anche se alcuni punti sono ancora molto controversi. Il primo riguarda il servizio sanitario nazionale, che sarà escluso. In altri termini: lo Stato interverrà fino a un certo punto. Ma una volta che è stato stabilito che il malato ha diritto al suicidio assistito, la sua opera si fermerà. Ma come dovrebbe funzionare questo meccanismo? La tesi, espressa dal senatore di FdI Francesco Zaffini a margine dell’ultima riunione, è: va bene rendere legale il suicidio assistito ad alcune condizioni, ma non può pagare lo Stato. E chi paga? “Il malato, la famiglia, una fondazione..”, sono le ipotesi che lasciano molti dubbi tra gli addetti ai lavori. Dal centrodestra, però, vengono relegate a “dettagli tecnici” che non devono offuscare il fatto che, ragiona Zaffini: “La legge, intanto, noi la facciamo”. A patto, è il sottotesto, che non sia la sanità pubblica a garantire quello che il centrodestra chiama “diritto alla morte”.

 Quella dell’esclusione dal servizio sanitario nazionale è un fatto molto controverso: “Così si va contro la Consulta, è un corto circuito per complicare le cose e dire che il suicidio assistito non è un atto medico”, dice il dottor Mario Riccio, dell’associazione Luca Coscioni, che si è occupato – a partire dal caso di Piergiorgio Welby – di accompagnare i malati che desideravano morire con dignità verso la fine della loro vita.

 Escludere il sistema sanitario dalla procedura significa, per l’appunto, imporre al malato di sostenere i costi del fine vita. Di che costi parliamo? Fare una stima è difficile, perché ogni caso può avere un costo diverso. Ma per avere un ordine di grandezza basti pensare che per Federico Carboni, uno dei primi italiani che hanno avuto accesso al suicidio assistito nel nostro Paese, era stata organizzata una colletta di 5mila euro. Più che il farmaco, in quel caso, il costo era relativo al macchinario che serve per l’iniezione. In generale il farmaco è piuttosto economico. Bisogna però capire se l’ospedale – o la clinica, o la struttura di degenza dove il malato si trova – offre le macchine che servono per la pratica. E aggiungere, inoltre, il servizio del medico e dell’équipe che lo assiste. Senza contare che potrebbe sorgere un sistema di cliniche private dedite solo a offrire questo servizio. E ciò, ci fanno presente alcuni addetti ai lavori, potrebbe causare delle storture del sistema.

 I senatori di centrodestra hanno, inoltre, messo a verbale la richiesta del governo: “Ci sarà un comitato etico nazionale – dice ancora Bongiorno – con profili altissimi, che accompagneranno le persone malate nel percorso”. In pratica, degli esperti di nomina governativa stabiliranno se un malato grave che vive sofferenze indicibili può porre fine alla sua sofferenza o no. “Un unico comitato potrebbe avere difficoltà a gestire tutti i casi”.

 C’è poi l’ultimo dossier: “Ribadisco l’importanza delle cure palliative”, aggiunge Bongiorno, riferendosi alle cure che cercano di alleviare la sofferenza dei malati terminali. “Ovviamente – conclude – si parte dalla sentenza della Corte costituzionale (sul caso di dj Fabo, ndr)”. Il problema, però, è che la Corte costituzionale, di qui a poco, potrebbe fare compiere un altro notevole balzo in avanti al diritto al fine vita. Che renderebbe tutta questa discussione già vecchia e sorpassata. L’8 luglio la Consulta dovrà discutere di una donna paralizzata che ha chiesto di poter morire. Si tratta di un caso molto particolare, perché finora si è sempre discusso – anche davanti alla Consulta – dei casi in cui il malato poteva somministrarsi il farmaco da solo. E la Corte aveva sollecitato una legge relativa a vicende di questo genere. Una donna paralizzata, chiaramente, non potrebbe assumere da sola il farmaco. Se la Consulta ammettesse che è costituzionale che l’iniezione letale la faccia il medico, aprirebbe la strada a una forma – sebbene molto circoscritta – di eutanasia, di cui la maggioranza non vuole sentir parlare.

 Resta però il fatto che, dopo sei anni di impasse, a portare a casa la legge sarà chi ha sempre osteggiato il diritto a una morte dignitosa. “Mettetelo agli atti – dice un senatore di FdI – noi ci stiamo riuscendo. Gli altri che hanno fatto?”. Gli altri, come il centrosinistra che pure a una legge sul fine vita era favorevole, non hanno fatto in tempo. O, forse, il tempo l’hanno perso.

Di HuffPost

© Riproduzione riservata

Iscriviti alla newsletter!Ricevi gli aggiornamenti settimanali delle notizie più importanti tra cui: articoli, video, eventi, corsi di formazione e libri inerenti la tua professione.

ISCRIVITI

Altre Notizie della sezione

Sondaggio politico

Sondaggio politico

17 Giugno 2025

Calano i primi 3 partiti: giù Fratelli d'Italia, Pd e M5S.

Archivio sezione

Commenti


×

Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie.