Rilanciare il potere d’acquisto delle famiglie.
Nel corso del Cnpr forum “Salari bloccati e costi in salita: l’Italia che lavora è in difficoltà?”, promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.

“L’inflazione post-pandemica ha agito come una “tassa occulta”, erodendo il potere d’acquisto delle famiglie, soprattutto dopo il rincaro dell’energia dovuto alla guerra in Ucraina e il raddoppio dei tassi BCE. Ad aprile si è registrato un lieve aumento delle retribuzioni e il governo ha introdotto misure come il taglio del cuneo fiscale, la riforma delle aliquote e il bonus bollette. Tuttavia, queste misure vanno resi strutturali e rafforzati interventi sul costo del lavoro per sostenere definitivamente consumi e imprese”. Lo ha dichiarato Chiara Tenerini, deputata di Forza Italia in Commissione Lavoro a Montecitorio, nel corso del Cnpr forum “Salari bloccati e costi in salita: l’Italia che lavora è in difficoltà?”, promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.
“Il potere d’acquisto delle famiglie è crollato: il costo dei beni e delle bollette è schizzato – ha sottolineato Paolo Ciani (Pd-Idp), segretario della Commissione Affari sociali alla Camera dei deputati – mentre i salari restano fermi. Occorrono interventi strutturali sul sistema alimentare, tassazione degli extra profitti e un adeguamento dei salari, partendo dai lavori più sottopagati come quelli degli insegnanti.
Secondo Paola Mancini (FdI), segretario della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni del lavoro in Italia, “la crisi economica globale ha ridotto il potere d’acquisto delle famiglie, aggravata dall’aumento dei costi energetici e dall’inflazione. Sebbene la crescita sia moderata e i salari stiano recuperando parzialmente terreno, servono interventi sia immediati, a sostegno delle fasce fragili, sia di lungo periodo. Tra le misure strutturali più efficaci vi è la riduzione del cuneo fiscale, accompagnata da una riforma fiscale attesa da decenni, per rilanciare i consumi interni e sostenere il potere d’acquisto”.
Critica Valentina Barzotti (deputata del M5s in Commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni del lavoro in Italia): “Le famiglie italiane fanno sempre più fatica ad arrivare a fine mese, con oltre quattro milioni di ‘lavoratori poveri’. Per contrastare questa situazione si propone l’introduzione di un salario minimo legale, che tuteli i redditi più bassi, integrato da una contrattazione collettiva defiscalizzata per aumentare la busta paga. Da trent’anni i salari sono stagnanti, complice una produttività frenata dalla scarsa formazione e dalla transizione tecnologica. Con l’avvento dell’IA serve un piano di riqualificazione professionale per evitare la marginalizzazione dei lavoratori”.
Nel corso del dibattito, moderato da Anna Maria Belforte, il punto di vista dei professionisti è stato espresso da Elisabetta Polentini, commercialista e revisore legale dell’Odcec di Roma: “L’inflazione ha eroso il potere d’acquisto delle famiglie, in particolare sulle bollette e i beni alimentari, mentre gli stipendi restano fermi. La Costituzione garantisce una retribuzione dignitosa, e l’ipotesi di un salario minimo di 9 € lordi all’ora rappresenta un primo passo per contrastare il dumping contrattuale, ma rischia di gravare sulle Pmi. Occorre dunque una strategia più ampia che, oltre ai salari, affronti la bassa produttività attraverso investimenti in innovazione, formazione e qualità del lavoro”.
Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longoni, consigliere dell’Istituto nazionale esperti contabili: “Quando si parla di cuneo fiscale in realtà si parla di un intervento sul cuneo previdenziale, perché lo sconto che viene fatto al lavoratore riguarda le trattenute Inps che vengono decurtate a seconda della fascia di retribuzione fino al 7,15 per cento. Tutto questo diventerà a lungo termine un minore accantonamento nel montante retributivo di tutti i lavoratori”.
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