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Magistrati fuori ruolo, scontro avvocati Anm in Commissione giustizia

Per i legali il Dlgs tradisce la delega, per l’Associazione nazionale magistrati la riduzione è “significativa” e va “ben oltre le 20 unità”

Magistrati fuori ruolo, scontro avvocati Anm in Commissione giustizia

Per l’Associazione nazionale magistrati la riduzione del numero dei magistrati fuori ruolo è “fortemente significativa”, e raggiunge “la percentuale del 25% sull’organico di fatto dei magistrati ordinari”. Al contrario per il Presidente del Consiglio nazionale forense, Francesco Greco, il “decreto vanifica e aggira legge delega”. Molto critica anche l’Unione delle Camere penali, secondo cui si tratta di un “vistoso tradimento dell’obiettivo di riduzione del numero massimo di magistrati fuori ruolo”. Magistrati e avvocati, dunque, oggi si sono schierati su posizioni opposte durante le audizioni in Commissione Giustizia della Camera nell’ambito dell’esame dello schema di decreto legislativo che contiene disposizioni sul riordino della disciplina del collocamento fuori ruolo dei magistrati.

Per il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, ascoltato insieme con la vicepresidente Alessandra Maddalena e con il segretario Salvatore Casciaro: “Non si tratta solo di una riduzione di venti unità ma di ottanta. Se si considera il fatto che non viene più tenuto conto dello sforamento del limite di 180 unità riguardo ad alcuni incarichi importanti, la riduzione per i magistrati ordinari fuori ruolo è nell’ordine del 25% sull’organico di fatto”. Santalucia – che oggi è stato nominato dal Plenum del Csm, insieme ad altri 3 colleghi (Andrea Pellegrino, Rossella Catena e Giuseppe De Marzo), presidente di Sezione, settore penale, della Corte di Cassazione – ha quindi sottolineato che ci sono incarichi importanti presso organi istituzionali che vengono totalmente ignorati e che non permettono lo sforamento del limite di 180 magistrati fuori ruolo.

Il presidente del Consiglio nazionale forense, Francesco Greco, ha ricordato che la ratio della legge delega 71/2022, che prevedeva la riduzione del numero dei magistrati fuori ruolo, “è completamente vanificata e aggirata. L’atto del governo – ha proseguito – prevede che i fuori ruolo vengano ridotti di sole 20 unità, da 200 a 180, numeri che però non contemplano i magistrati esonerati dalle funzioni giudiziarie così come quelli nominati nelle commissioni esaminatrici del concorso in magistratura. È chiaro che il decreto delegato non possa essere approvato in questi termini.

Nemmeno Penelope – ha proseguito – è stata così capace di tessere la tela di giorno e disfarla di notte. L’articolo 2, per esempio, che indica quali sono gli incarichi esercitabili esclusivamente fuori ruolo, contiene già al terzo comma una eccezione. Poi c’è l’articolo 4 che preoccupa davvero, in pratica la norma consentirebbe a un magistrato, per esempio, di svolgere in collocamento fuori ruolo 7 anni più altri 7 anni intervallati solo da tre anni in servizio”. Nell’articolo 6, inoltre, – ha proseguito – si fa riferimento all’impossibilità di collocamento fuori ruolo del magistrato che esercita in una sede di servizio con indici di scopertura dell’organico. Noi crediamo che si debba fare riferimento al distretto della Corte di Appello e non alla singola sede di assegnazione dove il magistrato svolge la sua funzione. Infine, l’atto del governo fa riferimento anche alla possibilità per un magistrato di assumere incarichi fuori ruolo in casi di ’acquisizione di competenze utili all’amministrazione’. Non si comprende quali siano gli interessi dell’amministrazione e in generale i casi in cui il Csm reputa idonei gli incarichi fuori ruolo”, ha concluso il presidente degli avvocati.

Francesco Petrelli, presidente dell’Unione delle camere penali, ha invece illustrato la posizione dei penalisti “assolutamente critica sul risultato prospettato dalla delega sui fuori ruolo”, soffermandosi soprattutto sulla presenza di magistrati distaccati al ministero della Giustizia, “una pericolosa sovrapposizione tra due poteri dello Stato”, un “vulnus alla separazione dei poteri”. Quanto alla “riduzione del numero massimo” dei fuori ruolo “rispetto all’individuazione e alla disposizione dei limiti rispetto a diverse tipologie di incarico, non si è operata nessuna effettiva valutazione” ha evidenziato il presidente dell’Ucpi, sottolineando come questo sia “un obiettivo fondamentale perché il contributo tecnico che dovrebbe essere alla base della utilizzazione delle competenze dei magistrati all’interno dell’amministrazione ministeriale non è un contributo neutro”

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