Anno: XXVI - Numero 102    
Venerdì 23 Maggio 2025 ore 14:00
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Il Papa a pezzi. Illusioni del clericalismo di sinistra

Maggioranza e opposizioni si prendono di Leone XIV quel che gli garba. Errore particolarmente grave dalle parti di Schlein, che campa sulla retorica dei diritti così estranea al Vaticano. Drammatica carenza di idee e leadership.

Il Papa a pezzi. Illusioni del clericalismo di sinistra

Ci risiamo: il Papa è di nuovo a pezzi. Non mi riferisco, voglio rassicurare, alla sua salute, che mi pare ottima, ma al malcostume tipicamente italiano di annetterlo alla propria contrada politica.

Per giorni, a destra, si è taciuto su Leone XIV, guardato con timore come un Jorge Mario Bergoglio, ma più solido teologicamente, quindi più temibile. Poi al Pontefice è bastato ribadire, di fronte al corpo diplomatico, che, per la dottrina della Chiesa cattolica, la famiglia è solo l’unione tra un uomo e una donna (argomento più volte ricordato per la verità anche dal suo predecessore), per tornare in prima sui giornali meloniani, dove ho potuto persino leggere che Robert Francis Prevost avrebbe “asfaltato la sinistra”. A destra si dimentica però di ricordare che la dottrina della Chiesa prevede la famiglia come fissata dal vincolo matrimoniale, giudicato indissolubile: ma presidenti del consiglio, vicepremier, ministri, parlamentari, direttori e redattori di quotidiani di quell’area avrebbero pochi esempi virtuosi, in tal senso, da mostrare.

Specularmente, questo passaggio del discorso del Papa agli ambasciatori è stato silenziato dagli esponenti della sinistra e dai quotidiani progressisti: i quali si comportano come la destra, cioè fanno a pezzi il Pontefice, solo con maggiore eleganza e intelligenza. Nessuno che abbia osato scrivere come, da un punto di vista laico, questa affermazione (la famiglia è solo l’unione tra un uomo e una donna) non sia né storicamente fondata né condivisibile: e come, soprattutto, essa sia straordinariamente fuori sincrono nel mondo globale di oggi.

Quando si utilizza la Chiesa per scopi politici o addirittura elettorali, e si prelevano i suoi argomenti per sopperire alla mancanza dei propri, ci troviamo di fronte al fenomeno del “clericalismo”, oggi un poco curioso visto che, numericamente, il clero sta per sparire: persino in una città come Roma, e nell’anno del Giubileo, passeggiando per il centro è sempre più raro incontrarne dei rappresentanti, figurarsi a Milano, Napoli, Torino…

Nella destra, almeno, il clericalismo è radicato fin dalla sua nascita, nel 1789, in contrapposizione alla Rivoluzione francese, in quanto partito dell’alleanza tra il Trono e l’Altare. Soprattutto in Italia la destra “reale” è sempre stata fortemente clericale e se pensiamo alla nostra Unità, al di là della retorica risorgimentalista, essa è stata faticosa e mal riuscita anche perché la destra controrivoluzionaria e clericale era assai più egemonica di quella dei Camillo Benso di Cavour e dei Marco Minghetti, assai liberale per un paese arretrato e post feudale come l’Italia, ma per questo estremamente elitaria e anti-popolare. Il culmine del clericalismo fu raggiunto con i Patti Lateranensi, dove un regime dittatoriale nato da un despota ateo e mangiapreti e da picchiatori anticlericali (che infatti ammazzarono anche dei sacerdoti) dovette piegarsi alla Chiesa.

Solo la Democrazia cristiana, che era confessionale ma non clericale, ruppe, ancor prima del Concilio vaticano II, il legame strettissimo tra destra e Chiesa. Anche se poi, ai tempi dei governi di Silvio Berlusconi, abbiamo potuto assistere al ritorno del clericalismo, con lo scambio politico tra il centro-destra e la Cei che, in alcuni casi, come hanno ricordato alcuni importanti esponenti di quell’area, arrivò a scrivere le leggi e a “passarle” ai parlamentati di maggioranza.

Naturale è dunque il clericalismo a destra, con il lascito di ipocrisia e di mala fede che lo accompagna, ma del tutto improprio invece a sinistra.

Benché già ai tempi di Giovanni Paolo II si potessero scorgere i primi vagiti dello “spezzettamento” del Pontefice, soprattutto quando egli tuonava contro il capitalismo (era molto più anticapitalista di Bergoglio, a mettersi a leggere i testi) e contro le guerre dei Bush (ma anche dei Bill Clinton), il clericalismo a sinistra nacque compiutamente con Francesco, anche perché la sinistra ora era costituita, in termini partitici, da ex esponenti della Democrazia cristiana.

Ma è un grave errore, per chiunque pensi di essere liberale (nel senso anglosassone, non in quello italico alle vongole), progressista, socialista o socialista democratico, sottomettessi al culto carismatico del capo della Chiesa cattolica. È un errore storico, perché il Vaticano, indipendentemente da chi siede sul Soglio, è una struttura intrinsecamente conservatrice. E quindi non potrà mai accettare di sostenere quelle battaglie che, invece, costituiscono, oggi, i vettori di senso esistenziali della sinistra: interruzione di gravidanza, eutanasia, famiglie liquide e così via. La Chiesa, ufficialmente, sarà sempre, su questi temi, a fianco della destra. A meno che non arrivi un Pontefice che voglia rovesciare tutto, cosa assai improbabile, visto che il Papa è cooptato da quella struttura che, come tutte, cerca di rafforzarsi, e non certo di autodistruggersi. In ogni caso, non pare che Leone XIV, su questi temi, sia intenzionato a farlo.

Ma il clericalismo a sinistra è anche un errore di metodo: illude i suoi sostenitori ed elettori e supplisce alla mancanza di idee e di autorevolezza dei propri esponenti, costretti a prendere in prestito argomentazioni dal Pontefice. Ed è vero che, in alcuni momenti, in passato, il Pd (ma Elly Schlein non era ancora segreteria) parve fare dell’allora coppia Fedez e Chiara Ferragni i novelli Jean-Paul Sartre e Simone De Beauvoir: per cui, affidarsi a Prevost, sarebbe comunque un salto di qualità. Ma è una strategia che non porta a nulla.

Paradossalmente sarebbe stato meglio, da questo punto di vista, un bel Papa ultra reazionario, tipo il cardinale Raymond Burke, il quale avrebbe distrutto in un lampo il clericalismo a sinistra e, forse, aperto gli occhi dei suoi esponenti.

Così invece, ci toccheranno molti anni, di nuovo, del “Papa a pezzi”.

di  Marco Gervasoni su HuffPost

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