La riforma della previdenza forense per un'avvocatura che cambia
La situazione per l’avvocatura italiana è ancora più complicata per l’avvento dell’intelligenza artificiale, la contrazione del reddito medio e la divaricazione tra pochi studi legali strutturati, ricchi, e moltissimi poveri.

Ho seguito in streaming la “cruda” presentazione della riforma della previdenza forense e non ho compreso il senso di un intervento che garantisce sostenibilità per 32 anni quando ne richiede 35 per andare, ordinatamente, in pensione, aumentando la contribuzione e tagliando le prestazioni.
Con molto realismo il Ministro Giorgetti ha detto che nessun sistema pensionistico è sostenibile in un quadro demografico come quello attuale in Italia.
La situazione per l’avvocatura italiana è ancora più complicata per l’avvento dell’intelligenza artificiale, la contrazione del reddito medio e la divaricazione tra pochi studi legali strutturati, ricchi, e moltissimi poveri.
L’I.A. ha già iniziato ad incidere profondamente nel settore legale con software di analisi predittiva in grado di valutare la probabilità di successo, processando montagne di precedenti con rapidità ed efficienza.
L’I.A. è in grado di effettuare la due diligence e revisione dei contratti con enormi benefici, in termini di risparmio di tempo e di costi, per gli uffici legali.
L’I.A. sta trasformando anche il modo con cui gli studi legali interagiscono con i propri clienti, offrendo soluzioni innovative per migliorare la comunicazione, l’accessibilità e la qualità del servizio.
Lo studio legale strutturato oggi ha forma societaria ed è multidisciplinare, per coprire tutte le esigenze della clientela.
Lo studio unipersonale o di pochi addetti è destinato a scomparire progressivamente, inglobato negli studi più strutturati.
Come conseguenza il numero degli avvocati è destinato a ridursi progressivamente, secondo i parametri europei.
Di fronte a questa realtà forense, in rapido cambiamento, la riforma della previdenza forense offre poco o nulla perché confezionata su di un modello di avvocatura, ormai obsoleto.
Il regolatore previdenziale avrebbe dovuto guardare oltre l’esistente per confezionare un vestito nuovo, flessibile e in grado di offrire le future prestazioni previdenziali e assistenziali.
In quest’ottica solo l’aumento sino al 20% della quota modulare della pensione va nella giusta direzione.
Forse era l’occasione per farsi “aiutare” dalla I.A. generativa!
Per chi leggerà “Il metaverso: una nuova frontiera per gli avvocati” di Francesco Leone di ANF si renderà conto che gli avvocati dovranno essere in grado di navigare nelle piattaforme virtuali, sempre più diffuse.
Non è fantascienza, ma la realtà, attraverso l’istituzione di uno status giuridico specifico per i robot nel lungo termine, così da farli rispondere in proprio dei danni da loro cagionati.
I robot non avranno una pensione ma contribuiranno alla pensione dei Colleghi umani.
L’8 aprile 2024 l’INPS, con il messaggio n. 1384, ha dettato le linee guida per l’implementazione di sistemi di intelligenza artificiale che varrebbe la pena di approfondire per replicare.
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