Mario Tassone sul momento politico.
Si avverte nell’area della maggioranza di governo, ma non solo, un clima strano, pesante, indecifrabile di cui da tempo c’erano i segnali.
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Una normalità apparente ma sostanzialmente un insieme di debolezze: somministrazioni di verità.
Un Governo che altera principi fondanti della Repubblica con le riforma del premierato e della autonomia differenziata si muove non per governare il consenso su scelte condivise ma per gestire i diktat.
Le opposizioni con qualche distinguo hanno avuto delle resistenze ma non una alzata di scudi in difesa delle libertà conquistate con tanti sacrifici e della centralità del Parlamento, presidio della sovranità popolare.
La centralità del Parlamento oggi è difesa dai promotori del referendum per il ripristino del sistema proporzionale, tra i quali il Sen Palumbo.
Oggi c’è una caduta di tensione per il premierato e sulla riforme delle regioni si allarga il dissenso non solo nel Sud. Colpisce la scarsa incisività di commentatori, di personaggi con il patentino di uomini di cultura che discettano accademicamente.
Una situazione di incertezze, dicevamo, che attutisce la sicumera del passato.
Un Ministro che si deve dimettere, altri con scarse possibilità di rimanere, altri ancora non consapevoli del proprio ruolo, sono gli aspetti sconfortanti di una compagine poco assortita .
E poi la proposta sullo “ius scholae” per l’immigrazione lanciato da Tajani più per segnare la presenza e non l’indicatore di un disegno politico.
Infatti tutto sta rientrando per volontà… superiori.
Poi la vicenda Salvini con la richiesta di 6 anni di reclusioni del PM per la brutta storia del blocco della nave Open Arms.
La solidarietà del Presidente del Consiglio e del Governo pongono questioni serie sul piano istituzionale e sui principi di civiltà che tutelano la vita. Alcune forze di opposizione che dovevano dar vita al centro si muovono confuse: molto tatticismo per giunta perdente.
E poi il grido del Presidente del Consiglio al complotto, alla congiura con i sospetti su funzionari infedeli dell’apparato dello Stato, le polemiche tra autorevoli componenti il Governo, sono la cifra di pericolosi sbandamenti.
Come si vede non basta ottenere grandi consensi per governare e gestire se non c’è la politica, la visione ampia dei problemi.
I numeri elettorali sono importanti ma non sono il tutto.
I numeri da soli non producono idee e il piglio decisionista senza il disegno politico non ha lunga vita.
I partiti della cosiddetta prima Repubblica, dai Liberali ai Repubblicani, ai Socialdemocratici, ai Socialisti, con la Democrazia Cristiana hanno sempre governato avendo un progetto politico.
Aldo Moro aveva una piccolissima corrente nella DC eppure con la forza delle idee ha scritto le più belle pagine di storia dell’Italia e, non solo!
Mario Tassone (Esponente dei Cristiani Democratici Uniti)
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