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Bilancio politico di una straordinaria maratona oratoria

È terminata sabato la “Maratona Oratoria per la verità sulla prescrizione”, organizzata dall’Unione delle Camere Penali Italiane in questa settimana di astensione dalle udienze

Bilancio politico di una straordinaria maratona oratoria

La battaglia politica contro la riforma Bonafede abrogativa della prescrizione dopo la sentenza di primo grado intanto può ambire al successo, in quanto si riesca a liberare la pubblica opinione e la stessa Politica da una delle più riuscite ed efficaci operazioni di manipolazione informativa che sia dato ricordare. La parola d’ordine di questa campagna di disinformazione è molto semplice, ed è degnamente riassunta da questo tale Di Battista Alessandro, un tizio senza arte né parte che solo un Paese tragicamente allo sbando può qualificare come leader politico, e che ancora di recente ha sentenziato che la prescrizione “salva il culo ai potenti”. Siamo nelle tenebre dell’ignoranza, nel regno del puro e semplice analfabetismo giuridico e di quella incredibile eppure diffusa pretesa di sentirsi autorizzati a parlare, in termini peraltro definitivi, di cose della cui esatta natura e realtà non si ha –semplicemente- la minima cognizione. Il giovanotto è peraltro autorizzato a questi spropositi da un livello di disinformazione più sofisticato, della quale lui per primo è vittima forse perfino inconsapevole. Quello per esempio di chi scrive questa idiozia in termini appena appena più eleganti da anni, solo perché riesce ad enumerare una quindicina di casi di prescrizione –nell’arco di trent’anni- della quale hanno beneficiato i famosi “potenti”: Berlusconi, Andreotti, De Benedetti e bla bla bla. Inutile provare a sottolineare che un istituto giuridico non si giudica da chi ne ha beneficiato, ma dai principi di diritto che esso salvaguarda. E se pure fosse, che rilievo può mai avere un elenco di quindici o venti o anche cento persone “potenti” in un complesso di molte centinaia di migliaia di persone di ogni ceto e classe sociale che, nello stesso arco di tempo, hanno beneficiato della prescrizione, per qualificare quell’istituto uno strumento di salvaguardia dei potenti? Eppure questa sbalorditiva falsificazione della realtà funziona splendidamente, insieme a quella dei “colpevoli che la fanno franca”, e l’opinione pubblica plaude. Esattamente per questa ragione noi  penalisti italiani abbiamo felicemente “occupato” per una settimana Piazza Cavour, per inondare in diretta FaceBook la rete, la pubblica opinione, i media di una voce che ininterrottamente dicesse, attraverso centinaia e centinaia di Colleghi giunti da ogni parte d’Italia: “le cose non stanno così, qui è in gioco il diritto di ciascuno di noi a non divenire sudditi di una Giustizia Penale che ci possa dire: dispongo di te e della tua vita per tutto il tempo che riterrò necessario”.

Questa straordinaria manifestazione di passione civile ha funzionato, determinando una attenzione senza precedenti della politica, dei media e dunque della pubblica opinione. Non credo si possa sperare di avere sconfitto quella cortina di ferro della menzogna: ma è certo che la nostra voce –e con essa le nostre ragioni- si è infine fatta largo, prima incuriosendo, poi costringendo all’ascolto. La deflagrazione della prescrizione come istituto di garanzia di diritti fondamentali della persona e, per conseguenza, come terreno di scontro politico che ha quasi costretto la maggioranza a misurarsi con quelle ragioni, fino ad arrivare ad un passo dalla crisi di governo, deve molto, moltissimo, a ciò che è accaduto e sta ancora accadendo in quella piazza.

Vedremo nei prossimi giorni o settimane cosa infine accadrà: ma intanto, un risultato è stato acquisito, ed è forse il più importante. Io credo che già da oggi più nessuno potrà dire, con arrogante impudenza, “la prescrizione salva il culo ai potenti”, senza essere incalzato da domande e obiezioni fino a ieri impensabili che non dovremo più essere noi a porre. La nostra voce, in quella piazza, ha rotto il silenzio, e poi la menzogna e l’arroganza degli analfabeti e dei loro pupari. La realtà è il nemico mortale del populismo giustizialista: noi l’abbiamo raccontata, da quella piazza, per sei giorni di fila, e ora sarà difficile, molto difficile cancellarla.

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