Il Tar chiarisce che l'equo compenso va applicato.
Come previsto continua ad avvitarsi su sé stessa la vicenda dell’applicabilità dell’equo compenso agli appalti pubblici.
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È notizia di ieri la nuova presa di posizione del Tar Lazio che, con una sentenza relativa a una gara del Demanio per la diagnosi di vulnerabilità sismica degli immobili statali situati a Roma ( n. 8580 del 30 aprile 2024), ha dichiarato perfettamente applicabile anche ai contratti pubblici le norme della legge 49/2023 sugli onorari minimi dei professionisti.
I pronunciamenti recenti del Tar del Lazio e dal Tar del Veneto “chiariscono i profili sollevati dell’Anac (Autorità anticorruzione)”, che aveva scritto al governo nello scorso mese di aprile: l’applicazione del principio dell’equo compenso “è inderogabile anche nei contratti pubblici”.
Ad esprimersi così è il Consiglio nazionale degli architetti, che si è rivolto, con una lettera, alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ai ministri della Giustizia, delle Infrastrutture e dei Trasporti, dell’Economia e delle Finanze, ai presidenti dell’Anac e di Anci (associazione dei comuni), all’Osservatorio nazionale sull’equo compenso presso il dicastero della Giustizia, alla Cabina di regia per il Codice dei contratti pubblici presso la presidenza del Consiglio e agli Ordini locali della categoria professionale.
“In attesa di chiarimenti, se ritenuti necessari” dell’Esecutivo, va avanti la nota, “è fondamentale che le stazioni appaltanti diano seguito a questo orientamento al fine di scongiurare, nell’interesse pubblico, prassi illegittime e, quindi, ulteriori contenziosi”.
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